Cronache
Elisabetta Aldrovandi: soluzioni per alleggerire l'espansione delle baby gang

La Presidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime commenta il fenomeno della violenza giovanile
Elisabetta Aldrovandi: come ridurre il fenomeno delle baby gang
L'avvocato Elisabetta Aldrovandi, Presidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, si è esposta riguardo l'espansione delle baby gang. Ha dichiarato: "Basta chiamarle baby gang. Qui si tratta di vere e proprie azioni delinquenziali poste in essere da soggetti che nella maggior parte dei casi sono recidivi, avendo iniziato a commettere reati da piccoli, a volte addirittura in età non imputabile, ossia sotto i 14 anni. Per questo sarebbe importante abbassare l'età a partire dalla quale un individuo è considerato imputabile rispetto ai reati commessi, così come sarebbe opportuno, di fronte a particolari elementi aggravanti come la premeditazione o la crudeltà, giudicare minori ormai vicino alla maggiore età come maggiorenni, ossia senza quei particolari benefici loro riservati. Purtroppo, le risposte del sistema giudiziario e processuale, che tendono spesso a perdonare e a volte sottovalutare la gravità di condotte criminali perché attuate da minori, possono non risultare sufficientemente sanzionatorie e riabilitative nei confronti di questi ragazzi. Anche i genitori, peraltro, dovrebbero essere coinvolti nelle procedure di rieducazione dei figli minori che commettono reati, e nei casi più gravi sottoposti a un percorso di verifica della loro capacità genitoriale. E questo non a scopo punitivo, ma per sostenere famiglie e adulti in difficoltà nella crescita dei loro figli".
Già a febbraio 2022 si era espressa a riguardo sostenendo che “Il problema deve essere affrontato in modo serio ed efficace. Innanzitutto, servono risposte veloci e autorevoli da parte delle istituzioni, poiché spesso si assiste a pene esigue anche di fronte a reati gravi, prive di quell’effetto rieducativo che, soprattutto quando si tratta di minori, è un aspetto indispensabile per recuperare giovani che intraprendono la strada del crimine”.
“Sarebbe importante - continua la Aldrovandi - dare più spazio a pene alternative che comportino lavori socialmente utili nelle case di riposo o nei canili, per esempio, da svolgere non un’ora ogni tanto ma in modo incisivo e continuativo, cosicché da far sì che il minore capisca il disvalore di quanto commesso. A questo proposito, come Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime da tempo abbiamo lanciato la proposta di abbassare l’età imputabile dagli attuali 14 anni a 12 anni, poiché i ragazzini di oggi sono molto più informati e consapevoli, e quando delinquono, spesso lo fanno in modo sfacciato, vantandosi della propria impunità”.
Elisabetta Aldrovandi conclude sostenendo che sia importante “inserire nelle scuole l’educazione all’empatia e alle emozioni. Infatti, accade di frequente che certi delitti, soprattutto violenti e a sfondo sessuale, vengano perpetrati da chi non ha la capacità di comprendere la sofferenza che ingenera nella vittima del proprio reato”.