Cronache
Frosinone, troppa attesa in ospedale: uomo aggredisce infermiere con estintore
L'aggressore è stato trasferito presso il reparto psichiatrico di Cassino dopo aver distrutto la vetrata del triage
Aggredisce infermiere a colpi di estintore
Ha distrutto il Triage del pronto soccorso dell'ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone a colpi di estintore e poi ha aggredito un infermiere ferendolo al volto e alla testa. Scene da Far West a quelle che si sono registrate questo pomeriggio all'interno del pronto soccorso nel primo ospedale della provincia di Frosinone dove un uomo, in stato di alterazione psicofisica, ha fatto tabula rasa di suppellettili e vetrate. A bloccare l'uomo sono stati gli agenti della sezione volanti della questura di Frosinone che lo hanno trasferito presso il reparto psichiatrico dell'ospedale di Cassino.
Il comunicato al Nursing Up, sindacato degli infermieri
Ho appena ricevuto comunicazione di un’aggressione posta in essere presso il triage del pronto soccorso di Frosinone. Le forze di polizia promesse non ci sono, le guardie giurate esistenti, fanno del loro meglio, ma possono agire come farebbe un appartenente alle forze dell’ordine? L’esimio paziente, armato di bastone, già all’arrivo, quindi con premeditazione(?), voleva entrare ed essere visitato senza passare per il triage e le opportune assegnazioni di priorità. Dopodiché si è armato di un estintore facendo il danno così come da fotografia. L’utente si è presentato al pronto soccorso come un fulmine a ciel sereno!
Nei pronto soccorso, il personale sanitario, è oramai sono rassegnato a tutto, le aggressioni anche verbali sono all’ordine del giorno, è una costrizione a cui non possono dare peso, non è piacevole, ma è soprattutto stressante dover lavorare oggetto di aggressioni ed insulti. Purtroppo il territorio non corrisponde alle esigenze degli utenti, giuste e certe volte anche pretenziose. Abbiamo testato, l’inefficacia dell’assistenza territoriale, una volta per tutte, durante la pandemia, il territorio non fu in grado di monitorare gli utenti positivi, quindi in molti afferivano ai pronto soccorso, ingolfandoli.
Ciò detto stiamo parlando di un DEA di 1° livello, da 40.000 accessi l’anno (circa), ospedale di riferimento per tutta la provincia di Frosinone, che è di 3244 kmq, che confina a nord con l'Abruzzo (Provincia dell'Aquila), a est con il Molise (Provincia di Isernia), a sud-est con la Campania (Provincia di Caserta), a sud con la Provincia di Latina e a ovest con la Provincia di Roma. Il numero degli abitanti (al 01/01/2011 - ISTAT) è di 498.167 con una densità abitativa di 153,57 abitanti per kmq.
Leggo spesso commenti raccapriccianti, da parte di utenti, sotto articoli di quotidiani e/o periodici generalisti che hanno descrivono l’ennesima aggressione del momento. Spesso esordiscono con il dire: “sono contrario alla violenza, ma….”, vale a dire che esiste gente, seppur mascherata che giustifica le aggressioni verso gli operatori sanitari. Ciò è aberrante! Purtroppo il lavoro in un pronto soccorso è fortemente stressante, anche per il tipo di attività, può succedere che un raro momento di calma si trasformi in un evento urgente, in cui la vita del paziente ha necessità di azioni repentine e veloci. Dover affrontare aggressioni quotidiane è incomprensibile, la violenza è violenza anche se si tratta di professionisti sanitari, ma spesso non ha la stessa valenza, soprattutto per chi è brutale, la descrive o la legge. Eppure anche la citatissima convenzione d’Istanbul*, nata già nel 2012 e rinnovata periodicamente, invita gli Stati ad agire contro le aggressioni anche in ambito sanitario. NOI PROFESSINISTI SANITARI! CHIEDIAMO RISPETTO, NON STIAMO FACENDO CIO’ CHE FACCIAMO PER VOCAZIONE, MA IN QUALITA’ PROFESSIONISTI SANITARI FORMATI E CON ESPERIENZA. Quello che facciamo non lo abbiamo appreso dai social o dalla vicina di casa, abbiamo studiato anni, abbiamo esperienza in tutta Italia, da tutta Italia, e spesso anche oltralpe.
I colleghi se non fosse successo ciò che è successo, presso il pronto soccorso di Frosinone, avrebbero potuto continuare a lavorare serenamente, invece si sono dovuti sicuramente fermare per riordinare idee, adrenalina, materiale e calmare gli altri pazienti presenti, innocenti ed inconsapevoli. Inoltre, non è infrequente, che i colleghi che sono coinvolti in aggressioni, vengano coinvolti in briefing inconcludenti, in cui il lavoratore aggredito viene invitato: “a non denunciare l’aggressore, a non rilasciare dichiarazione alla stampa, eventualmente a difendersi a proprie spese.” Come minimo mi auspicherei al patrocinio gratuito verso i professionisti sanitari aggrediti, anziché invitarli a tacere.