Cronache
Ernesto Galli della Loggia la fa fuori dal vaso
Poche volte un articolo di Ernesto Galli Della Loggia (Egdl) è stato più discutibile di quello pubblicato
Poche volte un articolo(1) di Ernesto Galli Della Loggia (Egdl) è stato più discutibile di quello pubblicato oggi. Si direbbe che il professore si sia svegliato male, abbia dato fiato al suo malumore e, nel complesso, abbia perso una buona occasione per tacere.
La tesi generale è quella – largamente condivisa dal qualunquismo nazionale – che, se può permettersi buoni avvocati, in Italia nessuno paga per il reato commesso. Prova ne sia che in galera ci finiscono soltanto i poveracci. Tesi che normalmente non ci si abbasserebbe a contestare, ma se ad esprimerla è un editorialista famoso, e sul più importante giornale italiano, non si può far finta di nulla. O quella tesi è più valida del previsto, e dunque sarà facile sbugiardare chi la mette in dubbio, o quella tesi è balorda, è allora è giusto fare le bucce a chi la sostiene. Chiunque sia.
Egdl comincia dubitando che saranno puniti i “responsabili della sospetta (direi quasi certa) pessima qualità costruttiva di molti degli edifici crollati nel recente terremoto dell’Italia centrale” e sembra ignorare che la maggior parte dei costruttori delle vecchie case sono morti. E quelli delle case meno vecchie magari hanno soltanto obbedito alle norme in vigore sul momento. Il professore non ignora certo il principio nullum crimen sine praevia lege poenali, non si può avere reato se esso non è definito come tale da una precedente legge penale. Formulato nel Settecento, non soltanto il principio è ancora oggi valido, ma è contenuto nell’art.1 del vigente Codice Penale.
Egdl prosegue: “nei decenni passati – dal Friuli all’Emilia passando per l’Irpinia e il Molise – tutte le numerose azioni giudiziarie conseguenti ai relativi terremoti occorsi in quei luoghi hanno portato a niente altro che ad appena 14 condanne di progettisti, costruttori e responsabili amministrativi”. Se questi sono i dati, ciò che significa, che i magistrati non puniscono gli omicidi, o piuttosto che gli italiani, ed Egdl con loro, invocavano una caccia al colpevole che non c’era?
Per l’editorialista invece siamo di fronte a un “fenomeno più generale, anche questo quasi scontato. In Italia, in prigione forse anche i benestanti, i professionisti, le persone più o meno importanti e quelle che appartengono a una certa classe sociale ci fanno qualche volta una capatina: ma quanto a restarci ci restano solo i poveracci”. L’editorialista dimentica che in prigione c’è andato Enzo Tortora, con una condanna a dieci anni, da innocente. Marcello Dell’Utri è ancora in galera, per un reato evanescente come il “concorso esterno in associazione mafiosa”. Adriano Sofri è stato condannato a ventidue anni, salvo errori. E si potrebbe continuare. La teoria secondo cui i ricchi e famosi la sfangano sempre è puro qualunquismo, da lasciare alle comari. In Italia c’è piuttosto il problema della caccia alle streghe. Basti vedere che si è introdotto a furor di popolo il reato di omicidio stradale, sostanzialmente già previsto dal Codice Penale, con la prevedibile conseguenza, data l’assurda severità delle pene, che aumenteranno i casi di mancato soccorso stradale. Rischiare per rischiare – penserà molta gente – intanto meglio fuggire.
“Non ingannino a questo riguardo le dure condanne, che pure ci sono, come quella a 10 anni di prigione inflitta pochi giorni fa ai vertici dell’industria farmaceutica Menarini. Le condanne in primo e magari anche in secondo grado ci sono, ripeto: peccato che però non corrispondano a nessuna punizione effettiva, cioè non mandino in prigione nessuno”. Non mandano in prigione nessuno? Ciò che scrive Egdl non ha senso. O quelle condanne sono annullate in Cassazione, o le pene inflitte saranno inesorabilmente eseguite. Perché un modo per non eseguirle non esiste nemmeno.
Ma Egdl schiuma d’indignazione. “Novantanove volte su cento, infatti, con il tempo, con gli appelli, i contrappelli e la Cassazione, anche le condanne iniziali vengono poi cancellate”. Il professore dimentica che, se sono cancellate, è segno che non dovevano essere inflitte. E in questo caso ci dovremmo innanzi tutto lamentare del fatto che non paghino pegno i magistrati che le hanno inflitte, quelle condanne, non del fatto che magistrati più anziani, colti, ed esperienti abbiano dovuto annullarle. “Sicché alla fine solo gli extracomunitari, gli infimi spacciatori, gli emarginati a vario titolo, gli appartenenti alle classi povere, popolano le nostre galere”. Ancora una volta qualunquismo di bassa lega.
Quanto al fatto che i ricchi, celebri e potenti se la cavino sempre, Egdl dimentica che Berlusconi è stato assurdamente condannato per un reato di cui si è dichiarata inoperante la prescrizione con un artificio logico e particolare, che descriviamo. Immaginiamo che un borseggiatore, trent’anni fa, abbia rubato un orologio e in seguito non l’abbia mai ceduto, né a un ricettatore né a un familiare. Naturalmente, secondo la giurisprudenza normale, dopo qualche anno, il reato è prescritto. A proposito di Berlusconi invece, la Sezione della Cassazione presieduta dal dr.Antonio Esposito ha fatto un ragionamento di questo genere. Dal momento che nei successivi trent’anni il borseggiatore ha continuato a tenere al polso l’orologio, ed ha così continuato a fruire dei frutti del suo reato, il reato non è prescritto. Che il borseggiatore vada in galera. Se non si crede che è andata così, ci si informi.
Sarebbe desiderabile, secondo l’editoriale del “Corriere”, la severità degli Stati Uniti, di cui Egdl fornisce esempi. “Tutte cose in Italia impensabili”. Ma chi ci dice – a parte il qualunquismo antitaliano - che ciò che è impensabile in Italia non sia effettivamente sbagliato? Lo sa Egdl che il numero dei detenuti americani è strabiliante? Siamo sicuri che non bisognerebbe adottare una migliore politica criminale? Non intendo che sia sicuramente così: ma neanche è lecito dare per sicuro che questa politica sia migliore della nostra.
E tuttavia ecco l’indignazione: “nessuno solleva il problema. Meno che meno l’ineffabile Consiglio superiore della magistratura, pur così instancabilmente sollecito delle sorti della giustizia. E dire che proprio i magistrati, invece, sarebbero i più titolati a spiegarci il perché della vasta impunità italiana”. Ma la vasta impunità italiana è una fantasia di Egdl. È vero che molta gente finisce col non pagare a causa della prescrizione, ma questo è un difetto della magistratura, o al massimo dell’organizzazione dell’amministrazione della giustizia, non delle leggi. Poi, a causa della sua lentezza, la nostra giustizia tiene un sacco di gente dietro le sbarre in attesa di giudizio, e questo è gravemente sbagliato. Infine mantiene migliaia e migliaia di galantuomini nella condizione di imputati per troppi anni. E li definiamo galantuomini perché poi per la metà finiscono assolti.
Il resto del lungo articolo è tutto su questa linea, e non val la pena di spenderci altre parole.
Gianni Pardo