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Cronache
Gestione Covid, proteste di imprenditori e sanitari ma ignorate da ogni media

In queste ore la Camera dei Deputati italiana vota l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari ma qualcos’altro ribolle nel Paese. Si può non vederlo, bollandolo con epiteti, “negazionisti, “no vax”, o come fa il quotidiano La Repubblica: “gli scettici al vaccino? E’ uomo, ha un'età compresa tra i 35 e 49 anni, è disoccupato, ha un livello educativo mediamente basso, ha una salute molto buona e vive in aree rurali ma soprattutto si informa per lo più tramite social media”. Si può. Eppure ridicolizzare quanto si sta muovendo nel Paese, senza capire, potrebbe procurare effetti meno prevedibili di quanto si creda, non leggendo l’evoluzione di una fetta di società che parla la lingua della piccola borghesia urbana: è istruita ma è sempre più povera, è meno integrata di sempre e non rappresentata da enti, forze sociali e politiche.

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L’apice di questo sentimento critico, verso la gestione del governo e delle istituzioni, si è visto sabato scorso in piazza Nettuno a Bologna, con la manifestazione “Primum non nocere, diritti e libertà” del gruppo “Informare X Resistere”, una pagina Facebook. Con il Covid le piazze sono diventate luoghi desolati, le manifestazioni di dissenso azzerate, le critiche verso i governi trasformate in tabù. A inizio 2021 in pochi scendevano in piazza per esprimere il loro dissenso ma qui parliamo di altri numeri. Alcuni media locali hanno sostenuto fossero poche centinaia, altri 10.000 persone (molti erano assiepati negli spazi adiacenti, via Indipendenza, Rizzoli e piazza Maggiore); la verità probabilmente sta nel mezzo. E’ gente che ha accresciuto un dissenso profondo, corroborato dalle contraddizioni con le quali i governi hanno gestito la fase, vista anche la schiacciante supremazia degli enti sovranazionali nel definire i parametri di gestione della pandemia, dalle case farmaceutiche alle multinazionali. Sono imprenditori, ricercatori, medici, operatori sanitari, intellettuali, lavoratori creativi, del terzo settore, dei servizi, persone senza le coperture del pubblico impiego o contratti “a vita”, con cultura e radicati nei territori e che non credono più in nessun partito o movimento esistente.

La folla applaude a chi dal microfono invita a non aver paura delle istituzioni. “Non è delle istituzioni che bisogna avere paura, di coloro che mettono le multe, ma del cittadino omertoso che pensa, tanto non è capitato a me e si volta dall’altra parte”. Gli errori commessi sono troppi e le contraddizioni eccessive. “I tamponi fasulli ci hanno rinchiuso agli arresti domiciliari illegalmente”, sentenziano. Le azioni poco comprensibili vengono lette come guidate dalla sete di potere e denaro di chi sta ai vertici delle istituzioni. Altrimenti come si dovrebbe interpretare l’obbligo per i medici di fare il vaccino senza lo stesso obbligo di visitare i pazienti a casa quando stanno male? Perché non hanno fatto le autopsie a chi è morto?

Domande legittime a cui il governo non ha mai dato risposta.

“Noi siamo la reazione avversa. Siamo la variante di Norimberga”, urlano dal palco, inneggiando ad un possibile processo post Covid sullo stile di quello inferto ai nazisti per i crimini contro l’umanità nella Seconda guerra mondiale.

C’è chi ha investito denaro e si è trovato senza la possibilità di lavorare. Come Mattia Florulli, titolare dell'Halloween Pub Bologna che racconta la chiusura imposta da sindaco e prefetto. Non aveva scelta. Per sopravvivere ha violato i sigilli posti dalla polizia al suo locale, sequestrato a gennaio perché aveva ripetutamente violato le norme anti Covid. Ha cercato di resistere da solo. O Deborah Geirola, titolare di D&Company, sempre di Bologna, che ha ricevuto 15 multe e un’ordinanza del sindaco Merola: “Mi avrebbero punita di meno in questa città corrotta se avessi spacciato o rubato ma ho solo tenuto aperto la mia attività per guadagnare il pane quotidiano”. Geirola cita Gianni Rodari: “Nel Paese della bugia la verità è una malattia... basta televisioni, basta terrorismo”. Ringrazia i clienti che le sono stati vicini o poi fa un appello alla magistratura “si sta rivelando corrotta anche lei, abbiano un briciolo di coscienza, per incriminare Speranza”. E’ una massa profondamente critica non tanto sull’uso dei vaccini in genere ma su quello indiscriminato degli attuali, utilizzati come panacea di tutti i mali, senza ragionare sul rapporto costi benefici, e senza puntare sulle cure e su strutture ospedaliere inadeguate (che vanno in crisi quasi ogni anno con i picchi di influenza). Una folla che non capisce perché non si punti su come rinforzare il sistema immunitario e che ha vissuto il lockdown come un sopruso senza senso: “i nostri piccoli locali erano chiusi per evitare gli assembramenti e le metropolitane e i mezzi pubblici strapieni tutti i giorni, ma che senso ha?”

Arrivati da tutta Italia, dal palchetto di fianco alle lapidi dei partigiani si sono dati il cambio Senta Depuydt, responsabile europea della fondazione Children's Health Defense di Robert Kennedy Jr, l’insegnante Matteo De Angelis, il medico ortopedico Pietro Bungaro, l’imprenditore Stefano D’Eliseo, il ricercatore Antonio Bilo Canella, la parlamentare Sara Cunial e tanti altri. Sono andati avanti per un’ora e mezza. Oltre a Speranza le maggiori critiche si sono rovesciate sugli enti locali e gli esperti. Bonaccini? Il sindaco Merola? Il dottor Bassetti? “Hanno fronti inutilmente spaziose”. I politici? "Sono quasi tutti corrotti e al servizio delle multinazionali, farmaceutiche" e non, che dettano le regole economiche di un sistema che va avanti senza critiche. Se vuoi emergere ed avere spazio devi metterti al loro servizio.

Fosse stata la destra a lanciare tali parole di sfida, a manifestarle, immediatamente si sarebbero alzate le sirene dell’antifascismo, della caccia ai mostri. Ma i manifestanti sostengono di essere i nuovi partigiani e hanno scelto le lapidi di questi ultimi per lanciare i propri strali. "Noi siamo il popolo che si ribella! Il lavoro è un diritto", urlavano. Ma a chi lo stavano dicendo e in quale contenitore? Nel simbolo della sinistra, Bologna e la sua piazza rossa partigiana. Il "popolo" che si ribella e non ha lavoro e lo dice in questi luoghi è un problema. Per le istituzioni, per i grandi media, per gli opinion maker, per lo più ancorati a sinistra in Italia, quanto accaduto a Bologna non esiste. La reazione di chi ha fatto di questi simboli dei moloch retorici è il silenzio. E se si parla di questi manifestanti sui social, che chiedono la testa dei politici, libertà e lavoro, sono dei singoli esaltati “no vax” che non rappresentano nessuno, capiscono poco e niente di scienza e non hanno un rapporto con la realtà. Non gli va data visibilità. Il rischio sarebbe far espandere la loro onda. Ma fino a quando è possibile ignorare tutto?

*Le foto sono del fotografo Stefan Manderioli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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