Il Papa in Iraq, "il terrorismo non ha l'ultima parola" - Affaritaliani.it

Cronache

Il Papa in Iraq, "il terrorismo non ha l'ultima parola"

Le ferite della guerra sono cumuli di pietre, muri sbrecciati, strade ancora sconnesse. Francesco arriva a Mosul, la citta' al nord dell'Iraq che e' stata fino al 2017 roccaforte dell'Isis, per pregare per le vittime della guerra. Dietro di lui la chiesa siriaca venuta giu' sotto le bombe. Per le strade uno spiegamento di militari per proteggere il Papa, con la preoccupazione che qualche cellula dormiente possa rovinare questo momento storico per l'Iraq. Poi l'esplosione della gioia a Qaraqosh, la citta' della Piana di Ninive dove c'era la piu' grande comunita' cristiana del Paese.

Francesco, scrive l'agenzia Ansa, entra in una cattedrale tirata a lucido, abbellita da fiori bianchi e baciata anche dal sole. 3 anni fa l'Immacolata Concezione era un poligono di tiro e dentro i jihadisti nascondevano pure i loro prigionieri. E' la giornata della 'carezza', della speranza, della vicinanza ai cristiani che, insieme alle altre minoranze, soprattutto gli yazidi, hanno subito sotto le minacce del Califfato una delle persecuzioni piu' efferate degli ultimi anni. La strada che da Erbil porta il Papa a Qaraqosh e' una lingua d'asfalto, piena di check-point, campi profughi, cimiteri. Ottanta chilometri che furono attraversati da circa 120mila cristiani, la maggior parte dei quali in una sola notte, tra il 6 e il 7 agosto 2014, quando l'Isis aveva piantato nei villaggi cristiani le bandiere nere e aveva segnato le porte con la 'N' di nazareno, seguace di Cristo.

Ad aprire le porte in quei giorni furono i curdi di Erbil. Secondo i dati della fondazione pontificia Aiuto Alla Chiesa che Soffre, una delle realta' piu' attive nel sostegno del rientro dei cristiani nell'area, ad oggi sono tornate poco meno della meta' delle famiglie. E Papa Francesco ha parlato dell'esodo come di "un danno incalcolabile non solo per le persone e le comunita' interessate, ma per la stessa societa' che si lasciano alle spalle". Ascolta commosso le testimonianze di chi e' sopravvissuto, ed e' tornato dopo anni di campo profughi ma lancia anche un messaggio di speranza perche' "il terrorismo non ha l'ultima parola". "Con grande tristezza, ci guardiamo attorno e vediamo altri segni, i segni del potere distruttivo della violenza, dell'odio e della guerra. Quante cose sono state distrutte! E quanto dev'essere ricostruito! Questo nostro incontro - ha detto Papa Francesco a Qaraqosh - dimostra che il terrorismo e la morte non hanno mai l'ultima parola. L'ultima parola appartiene a Dio".

Chiede con il cuore in mano ai cristiani di "perdonare" perche' questa e' l'unica via indicata da Dio. Poi plaude alle esperienze di convivenza, di aiuti, di reciproco rispetto. "E' possibile sperare nella riconciliazione e in una nuova vita". Ribadisce che la religione non e' mai contro nessuno. "Se Dio e' il Dio della vita - e lo e' -, a noi non e' lecito uccidere i fratelli nel suo nome. Se Dio e' il Dio della pace - e lo e' -, a noi non e' lecito fare la guerra nel suo nome. Se Dio e' il Dio dell'amore - e lo e' -, a noi non e' lecito odiare i fratelli". La gioia esplode poi a Qaraqosh: sono migliaia le persone nelle strade ad attenderlo, nonostante la pandemia, nonostante le paure che restano nel cuore. E' il primo vero e proprio 'bagno di folla' in questa visita in Iraq dove la misure anti-covid e quelle di sicurezza messe in campo dal governo iracheno avevano blindato gli eventi, a poche centinaia di inviati registrati.

Poi il Papa va ad Erbil, nel Kurdistan iracheno, che accolse i cristiani in fuga. Celebra la Messa, l'evento conclusivo di questo viaggio che sembrava impossibile. Come quello di Abramo che "spero' contro ogni speranza", per usare le parole dello stesso Francesco. "L'Iraq rimarra' sempre con me, nel mio cuore", si congeda. "Chiedo a tutti voi" di "lavorare insieme in unita' per un futuro di pace e prosperita' che non lasci indietro nessuno e non discrimini nessuno". "Prego che i membri delle varie comunita' religiose, insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volonta', cooperino per stringere legami di fraternita' e solidarieta' al servizio del bene comune e della pace. Salam, salam, salam! Shukran! (Grazie), Dio vi benedica tutti! Dio benedica l'Iraq! Allah ma'akum! (Dio sia con voi)". Stasera il ritorno a Baghdad e domani il Papa lascera' l'Iraq concludendo il viaggio che e' gia' nella storia.