Servizi: "Italia a forte rischio attentati. Mafia? Un'holding finanziaria" - Affaritaliani.it

Cronache

Servizi: "Italia a forte rischio attentati. Mafia? Un'holding finanziaria"

L'Italia è sempre più esposta al rischio di attacchi "stile Parigi". E la 'ndrangheta è sempre più un'holding finanziaria. Ecco i punti principali della relazione annuale dei Servizi sulla sicurezza in Italia.

TERRORISMO, ITALIA SEMPRE PIU' ESPOSTA - "E' da ritenersi elevato il rischio di nuove azioni in territorio europeo, ad opera sia di emissari, inviati ad hoc, inclusi foreign fighter, sia di militanti eventualmente gia' presenti (e integrati/mimetizzati) in Europa, che abbiano ricevuto ispirazione e input da attori basati all'esterno dei Paesi di riferimento". E' l'allarme lanciato dalla Relazione 2015 al Parlamento sulla politica dell'informazione per la sicurezza. L'Italia "appare sempre piu' 'esposta'" alla minaccia jihadista. Il nostro Paese e', infatti, "target potenzialmente privilegiato sotto un profilo politico e simbolico/religioso, anche in relazione alla congiuntura del Giubileo straordinario" ma anche "terreno di coltura di nuove generazioni di aspiranti mujahidin, che vivono nel mito del ritorno al Califfato e che, aderendo alla campagna offensiva promossa da Daesh, potrebbero decidere di agire entro i nostri confini". In ogni caso, "la minaccia, che puo' concretizzarsi per mano di un novero diversificato di attori, rende il 'rischio zero' oggettivamente impossibile". E' concreta la "possibilita' che in Europa trovino spazio nuovi attacchi eclatanti sullo stile di quelli di Parigi, ma anche forme di coordinamento orizzontale tra micro-cellule, o azioni individuali sommariamente pianificate e per cio' stesso del tutto imprevedibili". E' quanto segnalano gli analisti del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza nella Relazione 2015 al Parlamento. "Nelle sue proiezioni asimmetriche", si legge nel documento, Daesh "forte anche dei consistenti introiti di origine predatoria, attinge ad un bacino incredibilmente ampio di 'soldati': qaidisti della prima ora, foreign fighters di varia provenienza appositamente disingaggiati dal campo siro-iracheno, epicentro dell'instabilita', neofiti reclutati tra, gli homegrown europei da altri combattenti occidentali su mandato della leadership, nonche' estremisti solitari, disadattati o estraniati dall'ambiente di residenza, istigati ad agire in nome del jihad".

IN CRESCITA I FOREIGN FIGHTERS ITALIANI - In Italia "il fenomeno dei foreign fighters, inizialmente con numeri piu' contenuti rispetto alla media europea, e' risultato in costante crescita, evidenziando, quale aspetto di particolare criticita', l'auto-reclutamento di elementi giovanissimi, al termine di processi di radicalizzazione spesso consumati in tempi molto rapidi e ad insaputa della stessa cerchia familiare". A segnalarlo e' la Relazione 2015 al Parlamento sulle politiche della sicurezza, che sottolinea come "massima vigilanza informativa" sia stata "pertanto riservata al pericolo derivante dal possibile arrivo di 'returnees' o dai movimenti di commuters - soprattutto ove si tratti di soggetti dotati di titoli di viaggio che consentono loro di muoversi liberamente in area Schengen - gia' residenti sul nostro territorio o in altri Paesi europei". Si tratta infatti di "soggetti in grado di viaggiare piu' volte dal teatro di jihad all'Occidente e viceversa, sfuggendo alle maglie dei controlli".

RISCHIO DI INFILTRAZIONI DI TERRORISTI TRA I MIGRANTI NEI BALCANI - "Il rischio di infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori, che quanto alla direttrice nordafricana, nonostante ricorrenti warning, non ha trovato specifici riscontri, si presenta piu' concreto lungo l'asse della rotta balcanica". E' quanto si legge nella Relazione 2015 al Parlamento sulle politiche per la sicurezza. Per la rotta balcanica la nostra intelligence evidenzia, in particolare, "le vulnerabilita' di sicurezza legate all'imponente flusso di profughi provenienti dal teatro siro-iracheno; la centralita' della regione quale via di transito privilegiata bidirezionale di foreign fighters, oltre che quale zona di origine di oltre 900 volontari arruolatisi nelle file del jihadismo combattente; la presenza nell'area di realta' oltranziste consolidate, in grado di svolgere un ruolo attivo nella radicalizzazione dei migranti".

RISCHIO PROSELITISMO NELLE CARCERI - "I detenuti per reati comuni sembrerebbero i piu' vulnerabili a percorsi di radicalizzazione ideologico-religiosa e, qualora indottrinati, potrebbero, all'atto della scarcerazione, decidere di raggiungere i territori del Califfato o comunque nutrire sentimenti di rivalsa nei confronti del nostro Paese". A sostenerlo e' la Relazione 2015 alle Camere sulla politica dell'informazione per la sicurezza, che conferma come "per le attivita' di proselitismo, indottrinamento e istigazione al jihad sul nostro territorio, sebbene i forum on line d'area si siano confermati il principale bacino di riferimento, e' la frequentazione personale a rappresentare un collante primario nel processo che dalla radicalizzazione ideologica conduce al coinvolgimento diretto e al reclutamento". In quest'ottica risultata ancora incisiva l'influenza esercitata da "contesti parentali e amicali, all'interno dei quali sono tuttora mantenuti rapporti con estremisti espulsi dall'Italia o con foreign fighters intenzionati a reclutare nuovi adepti; componenti islamiste costituitesi su base etnica, come quelle di matrice balcanica, maghrebina o pakistana, al cui interno si muovono elementi che simpatizzano per gruppi armati anche di matrice qaidista; circuiti 'sensibili', come quello legato agli ex combattenti libici giunti nel tempo in Italia anche per cure mediche, con trascorsi e/o propensioni radicali; luoghi di aggregazione islamica per¬meabili alla propaganda estremista" e, appunto, "ambienti carcerari".

ELEVATA MINACCIA ANARCO INSURREZIONALISTA - Nel nostro Paese "permane elevata la minaccia di matrice anarco-insurrezionalista, laddove gli obiettivi privilegiati di iniziative di carattere violento rimangono legati al comparto della repressione e ai settori militare, tecnologico e delle nocivita'". E' quanto si legge nella Relazione 2015 dei servizi di informazione e sicurezza, secondo cui "con o senza rivendicazioni", potranno registrarsi "nuove sortite contro obiettivi in vario modo associabili alle campagne, anche di respiro internazionale, proprie dell'area libertaria, specialmente in tema di lotta alla repressione e alle diverse forme di dominio, incluso quello tecnologico". "In prima fila nel novero dei possibili bersagli" dei settori "piu' determinati dell'anarchia insurrezionale" rimangono "i poteri economico-finanziari, i media di regime e le strutture/figure rappresentative di Stati stranieri e di istituzioni transnazionali, senza poter escludere il Vaticano e la Chiesa, anche in considerazione della vetrina rappresentata dal Giubileo straordinario"

IL RITORNO DELLE BR - "Sul versante degli ambienti di matrice brigatista continuano ad essere presenti - sebbene in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo - potenziali rischi di una ripresa del fenomeno eversivo, legati ad alcuni aspetti non del tutto ricostruiti dalle indagini sull'ultima stagione terroristica". E' quanto sostiene la Relazione 2015 al Parlamento delle politiche per la sicurezza, che segnala come "i circuiti di ispirazione marxista-leninista rivoluzionaria, per quanto ridotti, hanno mantenuto l'impegno, specie attraverso alcune iniziative editoriali, a preservare e tramandare la memoria delle organizzazioni combattenti degli anni '70-'80, con l'evidente intento di divulgare, soprattutto presso le nuove generazioni, un'esperienza ritenuta esemplare per i suoi contenuti politici dichiaratamente volti al radicale sovvertimento del sistema costituito. Tale attivita' propagandistica e' pertanto funzionale al proselitismo e alla formazione di nuove leve, nonche' a progetti, per ora velleitari, di ricostruzione e unificazione delle forze rivoluzionarie residue". Secondo la nostra intelligence, inoltre, "ha continuato a cogliersi una certa influenza del cosiddetto 'carcerario' che, sebbene non generalizzata come negli scorsi decenni, ma ormai limitata all'iniziativa di un ristretto nucleo di detenuti politici storici, ha tentato di indirizzare sul piano ideologico l'impegno delle formazioni attive fuori dal carcere. In proposito, l'attenzione dei militanti e' stata orientata sia verso il tradizionale mondo del lavoro (senza che tuttavia siano stati conseguiti risultati di rilievo in merito al tentativo di inserimento strumen¬tale nelle vertenze in atto), sia verso le manifestazioni piu' significative della protesta sociale, con l'obiettivo di conferire loro una prospettiva politica che le porti a superare la dimensione meramente rivendicativa; inoltre, gli eventi internazionali e il fenomeno migratorio hanno sollecitato un rinnovato interesse per il complesso scenario estero, cui si e' tentato di fornire una lettura di classe e antimperialista".

MAFIA, CRESCE LA CAPACITA' DI CONDIZIONARE SCELTE AMMINISTRATIVE - "L'imprenditoria mafiosa, grazie alla consolidata capacita' di condizionamento intimidatorio e collusivo, e' riuscita con crescente frequenza a disporre di informazioni sensibili sulle scelte pubbliche di investimento o a condizionare i processi decisionali politico-amministrativi". Ad affermarlo e' la Relazione 2015 al Parlamento sulle politiche della sicurezza, che denuncia il delinearsi di "un sistema parassitario-clientelare, espressione di un blocco affaristico in cui convergono interessi politici, imprenditoriali e criminali, che registra il protagonismo di figure 'cerniera' in grado di favorire le istanze delle cosche". Nell'ambito di Cosa Nostra, in particolare, "alla necessita' di nuovi assetti interni, seguita all'incisiva azione di contrasto, ha corrisposto l'avvicendamento ai vertici di talune importanti famiglie, pur rimanendo centrale, nella definizione delle strategie dell'organizzazione, il ruolo del carcerario. Sul piano operativo, quale conseguenza della crisi economica, oltre al ritorno ad attivita' criminali piu' 'tradizionali' (narcotraffico, gioco illegale, contrabbando anche di prodotti petroliferi) si e' evidenziata una continuita' nei tentativi di ingerenza/infiltrazione nei processi decisionali".

'NDRANGHETA SEMPRE PIU' HOLDING FINANZIARIA - "La flessibilita' della struttura di tipo orizzontale, a base familiare, legata alla tradizione ma pronta all'aderenza ai piu' diversificati contesti, ha consentito alla 'ndrangheta di trasformarsi, nelle sue forme piu' evolute, in una dinamica e spregiudicata holding economico-finanziaria". E' quanto scrivono gli analisti del Dis nel capitolo dedicato alle mafie della Relazione 2015 al Parlamento, sottolineando come tale struttura renda la criminalita' organizzata calabrese "meno vulnerabile all'azione di contrasto rispetto alle organizzazioni di tipo verticistico", assicurandole anche "spiccate capacita' di ingerenza politico-amministrativa".

CAMORRA, EFFERATE BANDE GIOVANILI AL POSTO DEI CLAN STORICI - "Il depotenziamento dei clan storici napoletani e l'ormai cronico deficit di leadership hanno fatto proliferare bande e microgruppi guidati da giovani privi di profilo strategico, tesi all'accaparramento delle piazze illecite, con modalita' che destano vivo allarme sociale per l'efferata violenza." Ad affermarlo e' l'ultima Relazione dell'intelligence al Parlamento, secondo cui invece "la camorra della provincia persegue un piu' sistematico controllo territoriale che favorisce la saldatura di interessi criminali con quelli affaristici diffusamente illegali". Piu' in generale, "si ripropone la dicotomia tra le modalita' gangsteristiche e predatorie adottate dai gruppi criminali attivi nel capoluogo campano, e le forme manipolatorie proprie della criminalita' camorristica dotata di profilo imprenditoriale, maggiormente presente nell'hinterland partenopeo settentrionale, nel nolano e nel casertano. Anche la minaccia che ne deriva si mantiene bipartita".

CYBER ATTACCHI A ISTITUZIONI E INDUSTRIE - Nel 2015 si e' registrato "un incremento qualitativo e quantitativo delle azioni" di cyber spionaggio "contro alcune istituzioni e l'industria ad alto contenuto tecnologico ed innovativo, con l'obiettivo di esfiltrare informazioni sensibili e know-how pregiato, nonche' di accedere ai rispettivi sistemi in vista di successive azioni di disruption". E' quanto si legge nel capitolo dedicato alla minaccia cibernetica della Relazione al Parlamento sulle politiche per la sicurezza del Paese. "Le principali caratteristiche di tale matrice - spiegano gli analisti - sono state individuate ancora una volta nella scelta degli obiettivi (di norma target pubblici e privati operanti nei settori diplomatico, della difesa, dell'aerospazio, delle telecomunicazioni ed energetico) e nelle modalita' di attacco impiegate, connotate, in alcuni casi, da una relativa semplicita' attuativa, sebbene di estrema pervasivita' e persistenza, ed in altri, da sofisticate tecniche elusive e crittografiche e da una puntuale selezione dei target, nei cui confronti si e' agito con intrusioni molto mirate. Il modus operandi ha continuato a tradursi in una minaccia persistente e avanzata -con l'impiego di software malevolo (cosiddetto malware) nelle reti informatiche dei soggetti selezionati, al fine di infettarne i relativi computer". In chiave piu' generale, "i repentini cambiamenti del mercato tecnologico, il costante incremento del livello di digitalizzazione delle informazioni e le indifferibili, quanto crescenti, necessita' di nuove funzioni operative nell'ambito dell'informazione e dei relativi canali di comunicazione, cui sovente non ha corrisposto un adeguato potenziamento infrastrutturale degli asset, hanno continuato a determinare uno scenario estremamente dinamico, spesso aggravato da una persistente mancanza di conoscenza e sensibilita' della minaccia".