La forza tranquilla di Benedetto XVI
di Antonino D'Anna
Una festa intima in quel di Castel Gandolfo, insieme al fratello Georg e le sue Memores Domini che lo hanno accudito nel corso di questi anni. È in questo modo che il Papa emerito Benedetto XVI festeggerà il suo 86mo compleanno (è nato il 16 aprile 1927 a Marktl am Inn, in Baviera), il primo che passa senza essere sul Trono di Pietro. E in effetti è un benefico shock per la Chiesa cattolica, che non aveva mai visto una cosa simile, e specie nell'era moderna. Così come non aveva ancora visto due uomini vestiti di bianco, entrambi Papi ma uno – per così dire - “in servizio” e un altro “dimesso”, questo no. Non si era mai verificato. Un incontro cordiale, quello avvenuto poco prima di Pasqua a Castel Gandolfo tra Francesco e Benedetto, nel corso del quale il Papa argentino ha incontrato il diretto predecessore. E mentre fioccano auguri anche su Twitter con hashtag #auguriBenedetto, è bene notare proprio questo: se l'anno scorso avevamo indicato in Benedetto XVI un cauto seminatore, quest'anno – con le vicende che hanno portato all'elezione di Francesco – l'impressione è confermata. Non solo: è rafforzata. Indipendentemente dal fatto che l'Osservatore Romano, il giornale del Papa, non abbia dedicato nemmeno un rigo nel numero datato 15-16 aprile al compleanno del Pontefice emerito (Avvenire, invece, ha realizzato una pagina web apposita sul suo sito, dove è possibile lasciare i propri auguri).
Benedetto non è stato solo un cauto seminatore, ma un rivoluzionario sereno. Per lui varrebbe bene il motto “La forza tranquilla” che era stato pensato per François Mitterrand nel 1981: un rivoluzionario tranquillo che, col suo gesto inaudito, ha davvero compiuto qualcosa di nuovo. Forse (e quel forse si potrebbe togliere) il gesto più rivoluzionario dalla conclusione del Concilio Vaticano II (8 dicembre 1965) ad oggi. Joseph Ratzinger, che di quel Concilio fu perito, ha concluso il suo Papato risparmiando alla Chiesa l'immagine di un Pontefice ammalato e sempre più anziano che non riesce a governare. E ha scelto, con coraggio (perché ci vuole coraggio anche in questo) di stare innanzi alla Croce in modo nuovo. È dalla clamorosa decisione di dimettersi, annunziata l'11 febbraio scorso, che nasce il papato di Francesco. Senza questo gesto non avremmo avuto un personaggio così straordinario sul Trono di Pietro. Non solo: senza le dimissioni di Ratzinger nessuno dei suoi successori un domani potrà scegliere serenamente di dimettersi qualora non riuscisse a essere nelle condizioni psicofisiche per continuare ad essere Vicario di Cristo.
Benedetto insomma ha dato il “la” ad una serie di innovazioni nello stile pontificale che altrimenti non ci sarebbero state. Le sue dimissioni hanno ulteriormente umanizzato il Papato e avvicinato il ruolo del Vicario di Cristo a quello di Vescovo di Roma (quale infatti Francesco si presenta), ancora più vicino alla gente. È ancora presto per poter dare una valutazione completa del papato di Ratzinger. Di fatto, adesso siamo in una sorta di coabitazione tra Benedetto e Jorge Mario Bergoglio, che dal Papa teologo ha ereditato la macchina curiale e in particolare il Segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Un uomo che Ratzinger ha sempre difeso e che ha sempre annoverato tra i suoi collaboratori più intimi (almeno fino allo scoppio di Vatileaks), tra polemiche e momenti più o meno felici. Più avanti, con il dovuto distacco e tempo, si potrà riflettere meglio su Benedetto e la sua parabola storica.
Insomma, per il Papa emerito oggi gli anni da festeggiare sono 86. Ha adottato da subito uno stile di bassissimo profilo, sereno e tranquillo. Nel palazzo estivo dei Papi ora Ratzinger si alza un po' più tardi, prega, riposa. Non parla, non rilascia dichiarazioni, non si fa più notare. È completamente sparito: ma anche la sua “non presenza” è un dono fatto alla Chiesa. Una testimonianza di servizio, a riprova del suo sentirsi “umile servo della vigna del Signore”. Buon compleanno, Santità emerita.