Mafia: a Enna estorsioni e spaccio, 30 arresti. Operazione "Caput Silente".
Blitz antimafia in provincia di Enna. Oltre 200 uomini della polizia di stato ha eseguito all'alba 30 provvedimenti di custodia cautelare in carcere emessi su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, per associazione per delinquere di stampo mafioso aggravata dall'uso delle armi, estorsioni, danneggiamenti, traffico di stupefacenti.
I criminali di Cosa nostra di Enna agivano in prevalenza nell'area nord della provincia, cercando di imporre il pagamento del pizzo e sottoponendo a monopolio il traffico della droga. E' stato inoltre sventato un omicidio dall'attività investigativa e sono state sequestrate ingenti quantità di sostanze stupefacenti e armi da fuoco.
Si tratta di un'operazione significativa sul territorio di Enna, in quanto si stratta di una zona tradizionalmente ritenuta neutra e sicura da Cosa nostra. Fu proprio qui che si tenne la riunione della Commissione che decise la strage di Capaci.
L'operazione, chiamata "Caput Silente", è stata snocciolata nel corso di una conferenza stampa, alle 11, presso il Complesso della polizia di Stato "Giorgio Boris Giuliano" di Enna alla presenza del procuratore facente funzioni Gabriele Paci e del direttore centrale anticrimine Francesco Messina. L'attività investigativa trae origine dall'operazione denominata "Homo Novus" che nel 2014 aveva colpito la famiglia mafiosa guidata da Giovanni Fiorenza e dai figli.
Ora la Squadra mobile di Enna e del commissariato di Leonforte ha condotto le indagini per oltre un anno e mezzo mettendo in evidenza come i figli di Fiorenza, sebbene reclusi in carcere, abbiano diretto la cosca dando precise disposizioni e direttive, anche con missive. Il gruppo criminale smantellato oggi, ha cercato di assicurarsi il controllo del territorio mediante l'imposizione agli imprenditori locali della messa a posto e di gestire in regime di monopolio il traffico delle sostanze stupefacenti del tipo marijuana, hashish e cocaina.
Innumerevoli le cessioni di stupefacente verso gli acquirenti e diversi gli episodi di danneggiamento, tra i quali spiccano quelli ai danni di imprenditori appartenenti anche alla locale associazione antiracket e quelli di due poliziotti in servizio presso la Squadra di Polizia giudiziaria del commissariato di Leonforte. Le modalità della maggior parte dei danneggiamenti è consistito nel taglio delle gomme delle auto e nell'incisione della carrozzeria mediante solchi raffiguranti crocifissi.
A un imprenditore sono state recapitate buste da lettera contenenti due proiettili con la richiesta del pagamento di un'ingente somma di denaro. Accertate anche le responsabilità dei fornitori all'ingrosso di stupefacenti, tutti di base a Catania.
Per quanto riguarda il racket delle estorsioni, l'associazione mafiosa dei Fiorenza ha tentato di sottoporre la totalità dei commercianti e degli imprenditori al pagamento di piccole somme a titolo di protezione. Al fine di evitare contatti diretti le comunicazioni venivano effettuate attraverso l'uso dei 'pizzini', recapitati per mezzo di uomini di fiducia liberi sul territorio. Nell'aprile del 2019 era stata presa la decisione di uccidere uno spacciatore locale che risultava debitore insolvente di proventi legati all'attività di spaccio e per punirlo poiché cercava di contrastare il regime di monopolio nel traffico imposto dall'organizzazione. Ma l'intervento della polizia è riuscito a imperdirlo.
Nel corso dell'attività investigativa, gli uomini della Polizia di Stato hanno arrestato 16 persone in flagranza di reato e sequestrato ingenti quantità di sostanze stupefacenti. All'esito delle indagini i magistrati hanno avanzato richiesta di misura cautelare al gip il quale ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 32 indagati.
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