Cronache
Migranti, no a logica dell'inumano. Il convegno che ristabilisce il buon senso

Dal 12 al 16 settembre la decima edizione della Summer School del Cespec
Adesso che i quattro grandi dell'Europa - Germania, Italia, Francia e Spagna - hanno ridefinito, riscritto i confini naturali e geopolitici del Vecchio Continente allargandoli dal Mar Mediterraneo al torrido deserto del Sahara, con il consenso interessato di Libia, Nigeria e Ciad, si sarà tutti più sicuri e tranquilli in patria: il bruto barbaro, in cerca di una sopravvivenza minima e non del pur legittimo diritto a una dignitosa vita umana, avrà, d'ora in avanti, sbarrata la Rotta del Sahel. E, volente o no, sarà obbligato a restar fuori, al di la delle mura, che lo separono dal mondo civile.
Così, cancellato con un tratto di penna il bruto barbaro, reo di non poter godere a casa sua della libertà o di vivere nell'indigenza e nella miseria più nere, sempre a casa sua, aumenterà il livello di sicurezza di quanti vivono al di qua, dentro le mura, sorvegliate da guardiani armati e inflessibili.
La sicurezza acquisita farà sparire d'incanto la paura del bruto barbaro. Comprata a suon di milioni di euro, con l'uso della potenza e della forza, non solo economica, la sicurezza farà lievitare in alto il livello di civiltà e di umanità dell'europea brava gente che la sa lunga in fatto di colonialismo e sfruttamento di risorse naturali e umane sottratte ai paesi da dove scappano i temuti barbari che, in fondo, dentro le mura non sono ritenuti esseri umani.
Ma per fortuna da qualche parte della opulenta, iniqua, ineguale Europa, c'è ancora chi non si arrende, non si rassegna, a questa perniciosa incultura di dividere gli esseri umani - come già fece il nazismo - per inesistenti razze, tra bianchi e neri, tra civili e barbari, tra sani e malati, tra ricchi e poveri.
Succede che a Cuneo dal 12 al 16 settembre si discuta di Humanitas alla decima edizione della Summer School del Cespec (Centro Studi del Pensiero Contemporaneo) e di Religioni e Sfera Pubblica con folto pool multietnico di filosofi, sociologi, letterati, studiosi di religioni che chiederanno alle scienze umanistiche, bistratte e derise in un'epoca dominata dal feticcio del denaro e del potere fine a se stesso, lumi sulle dinamiche e sulle criticità del tempo presente.
L'obiettivo è ricercare, far luce, su ciò che è inumano e ciò che è umano nel modo di vivere e pensare di oggi. La Lectio Magistralis di apertura è stata affidata allo storico e politologo Marco Revelli, per il quale è tempo di definire una nuova antropologia dell'uomo: la grande sfida che abbiamo davanti è far chiarezza sulla dimensione dell'inumano che, entrata nel nostro orizzonte facendosi logica politica e linguaggio mediatico, non è il mostruoso che appare a prima vista estraneo all'uomo, ma è contenuto dentro l'umano.
Lungo il filo rosso di inumano/umano, spiega uno degli organizzatori, il filosofo Davide Sisto, si cercheranno risposte dalle scienze e discipline umanistiche ai temi attuali: dai migranti al senso e valore della vita umana e del modo di stare al mondo; dal ruolo e identità della donna troppo spesso negate nel mondo contemporaneo, alla violenza religiosa presente nello spazio pubblico una volta che si è radicalizzato lo scontro tra culture e religioni differenti; dall'ecologia e protezione del paesaggio alla comunicazione. Per ognuno di questi argomenti si cercherà di individuare quel che è inumano e quel che è umano.
Quel che oggi fa la differenza tra destra e sinistra nelle forme storiche conosciute e ereditate, è la distinzione tra inumano e umano, rimarca Revelli. E, per stare sul tema, così conclude: il vertice italo-europeo ha confermato la carica spaventosa di disumanità con cui si affrontano le drammatiche condizioni di vita di milioni di persone: si allarghino i confini dell'Europa sin dove arriva lo sguardo ma i disperati del mondo restino fuori dallo sguardo, lontano dai nostri occhi.
