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Cronache
Migranti, sbarchi dimezzati in un anno. Papa: "Vittime dell'ingiustizia"
Foto: LaPresse

I migranti sbarcati in Italia nel 2019 sono stati ​11.439, il 50,72% in meno dell'anno scorso, quando furono ​23.210. Lo rilevano i dati del Viminale aggiornati al 24 dicembre. Dato che aumenta ancora di più se si guarda al 2017, quando i migranti arrivati via mare furono 118.914, il 90,38% in più rispetto a quest'anno. E proprio ai migranti è rivolto il discorso di Natale di Papa Francesco. 

Papa Francesco si rivolge agli “schiavi dell’oggi” nel giorno di Natale per dire loro che la Parola di Dio li chiama “ad uscire dalle prigioni”. E cita le vittime della mancanza di pace in Medioriente, America Latina  e Africa, i cristiani perseguitati, i sacerdoti rapiti ma in particolar modo si sofferma sui migranti. Vittime, questi ultimi, dell’ingiustizia che li costringe ad attraversare mari trasformati in cimiteri e a subire torture e “abusi di ogni tipo” in campi di transito che in realtà sono lager. E questo “di fronte a muri di indifferenza”.     La Parola che ha guidato gli ebrei nel cammino dalla schiavitù alla libertà, e continua a chiamare gli schiavi di ogni tempo, anche di oggi, ad uscire dalle loro prigioni”, ha detto avendo accanto i cardinali Renato Raffaele Martino, Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e Konrad Krajewski, Elemosiniere di Sua Santità.

“La Parola che ha orientato il cuore e i passi di Abramo verso la terra promessa, e continua ad attirare coloro che si fidano delle promesse di Dio”, ha sottolineato Francesco, “Ci sono tenebre nei conflitti economici, geopolitici ed ecologici, ma più grande è la luce di Cristo. Cristo sia luce per i tanti bambini che patiscono la guerra e i conflitti in Medio Oriente e in vari Paesi del mondo”.    Quindi il Bambino “sia conforto per l’amato popolo siriano che ancora non vede la fine delle ostilità che hanno lacerato il Paese in questo decennio. Scuota le coscienze degli uomini di buona volontà. Sia sostegno per il popolo libanese, perché possa uscire dall’attuale crisi e riscopra la sua vocazione ad essere un messaggio di libertà e di armoniosa coesistenza per tutti. Sia  luce per la Terra Santa dov’Egli è nato, Salvatore dell’uomo, e dove continua l’attesa di tanti che, pur nella fatica ma senza sfiduciarsi, aspettano giorni di pace, di sicurezza e di prosperità. Sia consolazione per l’Iraq, attraversato da tensioni sociali, e per lo Yemen, provato da una grave crisi umanitaria”.

​Francesco rivolge un pensiero a “tutto il Continente americano, in cui diverse Nazioni stanno attraversando una stagione di sommovimenti sociali e politici”, e cita il Venezuela ed il suo popolo “lungamente provato da tensioni politiche e sociali”. Ugualmente, in Europa, l’Ucraina “che ambisce a soluzioni concrete per una pace duratura”. Si sofferma a questo punto sull’Africa, “dove perdurano situazioni sociali e politiche che spesso costringono le persone ad emigrare, privandole di una casa e di una famiglia”. Cristo porti pace in Congo, Burkina Faso, Mali, Niger e Nigeria e “sia conforto a quanti sono perseguitati a causa della loro fede religiosa, specialmente i missionari e i fedeli rapiti, e a quanti cadono vittime di attacchi da parte di gruppi estremisti”.    Ma il pensiero più forte è proprio per i migranti: “quanti, a causa di queste ed altre ingiustizie, devono emigrare nella speranza di una vita sicura”. Infatti “è l’ingiustizia che li obbliga ad attraversare deserti e mari, trasformati in cimiteri. È l’ingiustizia che li costringe a subire abusi indicibili, schiavitù di ogni tipo e torture in campi di detenzione disumani. È l’ingiustizia che li respinge da luoghi dove potrebbero avere la speranza di una vita degna e fa loro trovare muri di indifferenza”.    Di fronte a tutto ciò, conclude, “l’Emmanuele sia luce per tutta l’umanità ferita. Sciolga il nostro cuore spesso indurito ed egoista e ci renda strumenti del suo amore”. Da questa parte del mare.(

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