Cronache

Molinette, scandalo che travolge 250 medici. I furbetti delle visite private

Di Redazione Cronache

La maxi indagine sugli ultimi cinque bilanci della Città della Salute di Torino. Tutti i mancati versamenti all'azienda e la voragine nei conti

Molinette, gli ultimi cinque bilanci e i "furbetti". Chi doveva vigilare non lo ha fatto

Una maxi inchiesta travolge l'ospedale Molinette di Torino. La Procura ha aperto un fascicolo sui bilanci presentati dall'azienda negli ultimi cinque anni, mostrano conti totalmente sballati e sono moltissime le cose che proprio non tornano. Medici - si legge su La Stampa - che hanno presentato le fatture per visite private senza versare il corrispettivo all’azienda. Debiti milionari mai restituiti e crediti mai richiesti. Lasciati lì, sino a che riscuoterli è diventato impossibile. E in quei conti si intrecciano omissioni, sciatteria, furberia. Tutti aspetti confluiti in una maxi-inchiesta che, con la collaborazione della direzione, sta scandagliando ogni cosa: dalla correttezza dei camici bianchi al lavoro di chi vigila sui bilanci dell’azienda ospedaliera-universitaria più grande del Piemonte e tra le più grandi in Italia.

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Prima questione, - prosegue La Stampa - le visite eseguite in regime privato: negli ospedali pubblici, ma anche in cliniche o negli studi degli stessi medici. In 250 hanno presentato le fatture all’azienda da cui dipendono ma non hanno versato la cifra nelle casse della medesima azienda, che poi avrebbe dovuto accreditare le somme sulle buste paga detraendo le trattenute. "Mi sono dimenticato", "non lo sapevo", le scuse più comuni addotte davanti al pubblico ministero che ha indagato tutti per peculato. Trecentomila euro, circa, la somma mancante. Sotto il faro degli inquirenti finiscono svariati episodi. Nessuno, ad esempio, si è mai preoccupato di riscuotere quel credito da 830 mila euro maturato verso il Comune di Torino per le rette degli ospiti di una casa di riposo. Oppure di esigere quel milione e duecentomila euro da un’associazione che nel 2018, grazie a una convenzione, aveva permesso ad alcuni bambini venezuelani colpiti da leucemia di essere sottoposti a un trapianto di midollo. La Procura ha disposto una consulenza per delineare errori e responsabilità.