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Cronache
Stresa, pm: hanno visto i corpi straziati ma non sono andati in procura
Tragedia alla funivia del Mottarone

TRAGEDIA MOTTARONE: PM, 'NERINI E PEROCCHIO HANNO VISTO CORPI STRAZIATI E NO PENTIMENTO'

"Nonostante la gravità delle condotte e delle conseguenze che ne sono derivate, i fermati non hanno avuto un atteggiamento resipiscente presentandosi nell'immediatezza dei fatti all'autorità giudiziaria per assumere le proprie responsabilità. Tale considerazione assume maggiore gravità e rilievo per Luigi Nerini ed Enrico Perocchio che, accorrendo sul posto il giorno dei tragici accadimenti, hanno potuto vedere i corpi delle vittime straziati, giacenti a terra sbalzate fuori dalla cabina numero 3 o incastrati dentro la stessa". E' uno dei passaggi della richiesta della procura di Verbania con cui si conferma la richiesta del carcere per i tre indagati (il terzo è Gabriele Tadini) per la tragedia della funivia del Mottarone su cui domenica scorsa hanno perso la vita 14 persone.

TRAGEDIA MOTTARONE: PM, CONTROLLI SU REGISTRI, FERMATI FORSE NASCONDEVANO GUASTI

Le carte in apparente ordine, ma la realtà sulle condizioni della funivia del Mottarone potrebbe essere molto diversa dopo la confessione di Gabriele Tadino che ha ammesso, dopo il disastro in cui domenica 23 maggio hanno persone la vita 14 persone, di avere manomesso più volte, almeno nell'ultimo mese, il sistema frenante di sicurezza che scattava ripetutamente con il rischio che la cabina potesse fermarsi nel mezzo del percorso, ma soprattutto che la struttura fosse costretta a chiudere per manutenzione. Una soluzione "per ragioni di carattere meramente economico e in assoluto spregio delle più basilari regole cautelari di sicurezza", scrive il procuratore capo di Verbania Olimpia Bossi nella richiesta di convalida del gip che domani, in carcere, interrogherà il gestore dell'impianto del Mottarone Luigi Nerini, il capo servizio Tadini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio. Nella richiesta con cui si chiede la conferma del carcere, si evidenzia come il 'registro giornale' delle verifiche e prove giornaliere, che riporta gli interventi a partire dal 7 ottobre 2020, si sia dimostrato falso dopo le dichiarazioni di Tadini che non avrebbe segnalato le anomalie del sistema frenante almeno il 22 e 23 maggio scorso. In tal senso, secondo la procura - che disporrà accertamenti irripetibili sul cavo spezzato per stabilirne la causa e l'eventuale collegamento con il malfunzionamento dei freni - , "sono necessari ulteriori accertamenti" su quei registri "volti a verificare la eventuale avvenuta alterazione anche di altre annotazioni, riferite a date ed eventi diversi nonché a stabilire il verosimile coinvolgimento anche degli altri due indagati, attesi i rispettivi ruoli, nella falsificazione del suddetto atto pubblico".

TRAGEDIA MOTTARONE: TADINI, 'CABINA PRECIPITATA IN USO SENZA FRENI ANCHE GIORNO PRIMA'

La cabina numero 3 dell'impianto della funivia Stresa-Mottarone aveva i freni di emergenza disattivati non solo domenica 23 maggio quando la rottura della fune ha innescato l'incidente in cui hanno perso la vita 14 persone, ma anche il giorno prima, sabato 22 maggio. E un dettaglio contenuto nella richiesta di convalida del fermo che riporta parte delle dichiarazioni rese da Gabriele Tadini, capo servizio dell'impianto attualmente in carcere a Verbania.  Una scelta legata al fatto che il sistema segnalava in modo costante un problema ai freni, ossia una perdita di pressione che faceva scattare le ganasce quindi fermava la corsa. Tadini dichiara che domenica scorsa "tale scelta di inibire il sistema frenante era stata soltanto sua, senza avvisare nessuno, né il titolare Luigi Nerini, né il direttore di esercizio l'ingegnere Enrico Perocchio", entrambi in stato di fermo, si legge nel documento firmato dal procuratore Olimpia Bossi e dal pm Laura Carrera.  Tadini "Aggiungeva che anche il giorno precedente, sabato 22 maggio, posto che la cabina numero 3 presentava gli stessi problemi, aveva evitato di togliere il 'forchettone', facendola viaggiare tutto il giorno con il sistema frenante inibito. Non aveva, tuttavia, annotato l'evento sul libro giornale, né avvisato nessuno". Un falso che sabato, solo per un caso, non ha fatto vittime. 

Mottarone, il manovratore Gabriele Tadini pentito: "Colpa mia, farò i conti con Dio". 

Gabriele Tadini, il manovratore della funivia del Mottarone dopo aver ammesso di aver manomesso con il ‘forchettone’ il freno di emergenza ha parlato agli inquirenti del carcere di Verbania, dove si trova in isolamento, dopo l'arresto di qualche giorno fa. Tadini agli inquirenti ha detto: "E' tutta colpa mia, farò i conti con Dio". "Mi sento un peso enorme sulla coscienza". "L’impianto idraulico dei freni di emergenza - continua -aveva dei problemi, perdeva olio, le batterie si scaricavano continuamente. Dopo la riapertura del 26 aprile avevamo fatto due interventi ma non erano stati risolutivi: la funivia funzionava a singhiozzo". "Tenere i freni scollegati permetteva alla funivia di girare, mai potevamo immaginare che la cima si spezzasse", ha aggiunto, dichiarandosi pentito delle sue azioni. "Era in buone condizioni, non presentava segni di usura. Ciò che è successo è un incidente che non capita neanche una volta su un milione".

TRAGEDIA MOTTARONE: TADINI, 'CABINA PRECIPITATA IN USO SENZA FRENI ANCHE GIORNO PRIMA' = Stresa, 28 mag. (Adnkronos) - La cabina numero 3 dell'impianto della funivia Stresa-Mottarone aveva i freni di emergenza disattivati non solo domenica 23 maggio quando la rottura della fune ha innescato l'incidente in cui hanno perso la vita 14 persone, ma anche il giorno prima, sabato 22 maggio. E un dettaglio contenuto nella richiesta di convalida del fermo che riporta parte delle dichiarazioni rese da Gabriele Tadini, capo servizio dell'impianto attualmente in carcere a Verbania.  Una scelta legata al fatto che il sistema segnalava in modo costante un problema ai freni, ossia una perdita di pressione che faceva scattare le ganasce quindi fermava la corsa. Tadini dichiara che domenica scorsa "tale scelta di inibire il sistema frenante era stata soltanto sua, senza avvisare nessuno, né il titolare Luigi Nerini, né il direttore di esercizio l'ingegnere Enrico Perocchio", entrambi in stato di fermo, si legge nel documento firmato dal procuratore Olimpia Bossi e dal pm Laura Carrera.  Tadini "Aggiungeva che anche il giorno precedente, sabato 22 maggio, posto che la cabina numero 3 presentava gli stessi problemi, aveva evitato di togliere il 'forchettone', facendola viaggiare tutto il giorno con il sistema frenante inibito. Non aveva, tuttavia, annotato l'evento sul libro giornale, né avvisato nessuno". Un falso che sabato, solo per un caso, non ha fatto vittime. 

Mottarone, parla anche il legale di Tadini: "Gabriele non pensava potesse succedere".

Gabriele Tadini "non ci pensava lontanamente che potesse succedere" ha spiegato il suo legale, Marcello Perillo entrando al Palazzo di Giustizia di Verbania. "Che lui sapesse delle conseguenze così gravi ho qualche dubbio", ha aggiunto Perillo confermando che il suo assistito ha ammesso "la questione del forchettone, ma da lì al disastro e alla rottura della fune è tutto da vedere". Il legale è pronto a nominare dei suoi consulenti tecnici. "È molto provato e distrutto". 

"Si è reso conto: ha la consapevolezza di avere vittime sulla coscienza e sta cercando di superarla con la fede", ha affermato Perillo. "Non dimentichiamo che si è rotta una fune e un aspetto tecnico importante è capire dove è avvenuta la rottura. Non credo che il forchettone potesse incidere sul cavo, così come bisogna capire i freni su quale fune erano, se portante o traente". L’avvocato sta contattando diversi esperti ed è pronto a chiedere alla procura di Verbania di poter "eseguire un sopralluogo" sul luogo del disastro. 

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