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Cronache
Pamela fatta a pezzi mentre era ancora viva. Perizia choc, ombra cannibalismo
Pamela Mastropietro, la ragazza uccisa a Macerata

"Pamela fatta a pezzi mentre era ancora viva": perizia choc

Fatta a pezzi mentre era ancora viva. E' il terrificante dettaglio sulla tremenda fine della povera Pamela Mastropietro contenuto nella perizia che fa parte del processo cominciato a Macerata. Come riporta la perizia, il dissezionamento del cadavere sarebbe stato una vera e propria "operazione chirurgica": il corpo di Pamela sarebbe stato prima esanguato (come accade nella macellazione degli animali secondo il rituale halal, come sottolinea la Verità), poi fatto a pezzi e infine alcune parti sarebbero stati scuoiati mentre i resti sarebbero stati lavati con la candeggina. E il tutto sarebbe cominciato, appunto, mentre Pamela era ancora in  vita. Elementi che fanno sospettare che tutta questa complessa procedura non fosse finalizzata al semplice occultamento di cadavere ma rilancia il dubbio legato al cannibalismo.

Pamela: procuratore Macerata, spero sentenza prima di estate 2019

"Esprimo il mio rincrescimento per quanto accaduto, manifestando la mia piena solidarieta' ai due legali. Evidenzio che in uno Stato democratico gli avvocati ricoprono un ruolo insostituibile di garanzia". Lo scrive in un comunicato il procuratore capo di Macerata, Giovanni Giorgio, riferendosi a quanto accaduto questa mattina all'esterno del Tribunale, dove poco prima dell'inizio dell'udienza preliminare fissata in relazione al processo penale relativo all'omicidio di Pamela Mastroprietro, i due difensori di fiducia del nigeriano Innocent Oseghale, gli avvocati Matraxia e Gramenzi del foro di Ascoli, sono stati insistentemente ingiuriati da vari manifestanti con epiteti vari e con espressioni di orientamento razzista. Inoltre, il procuratore auspica che si possa arrivare alla sentenza di primo grado entro l'inizio della prossima estate. Il procuratore sottolinea che i due avvocati avevano chiesto la definizione con rito abbreviato del processo in questione, "condizionato all'ascolto - nel contraddittorio delle parti - dei loro due consulenti medico-legali e di un teste, ottenendo anche il parere favorevole di questo Ufficio, che aveva chiesto - a controprova - l'ascolto di un testimone e dei propri due consulenti medico-legali, ad eventuale confutazione delle argomentazioni sviluppate dai due consulenti e dal teste della difesa. In tal modo, sarebbe stato possibile giungere ad una definizione rapida del processo, evitando la presumibile audizione di circa 50 testimoni in dibattimento dinanzi alla Corte di Assise". Il procuratore dice inoltre che "la celebrazione del giudizio abbreviato condizionato, sollecitata dalla difesa, qualora la tesi accusatoria fosse stata integralmente accolta, avrebbe potuto comunque comportare per Oseghale il rischio di essere condannato all'ergastolo". Ma - aggiunge Giorgio - il giudice per l'udienza preliminare ha ritenuto il processo non definibile allo stato degli atti, e di conseguenza il 13 febbraio 2019 dinanzi alla Corte di Assise del Tribunale di Macerata avra' inizio il processo ordinario. Infine, il capo della procura maceratese confida sul fatto che - "nel pieno rispetto dell'autonomia decisionale nei rispettivi ruoli istituzionali" - prima di quella udienza "si possa raggiungere con tutti i difensori delle altre parti processuali un accordo finalizzato a contenere - per quanto possibile - l'espletamento delle prove orali (cosiddetto patteggiamento sulle prove)", in modo da giungere ad una sentenza in Assise prima dell'estate del 2019. (AGI) Vic 261953 NOV 18 NNNN

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