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Cronache
Partorisce mentre la operano al cervello, salve mamma e bambina a Torino

Operazione al cervello mentre partisce e doppio trapianto di fegato e polmoni: la sanità italiana che funziona anche durante la pandemia

Due storie differenti, ma con lo stesso comun denominatore, l'eccellenza dei sanitari italiani che a quasi due anni dal primo caso di Coronavirus continuano a salvare vite umane, e un messaggio positivo per tutti: "la scienza serve".

"Come stiamo? Come i miracolati, senza renderci conto esattamente di quello che e' successo", dice ancora frastornato Francesco Sgro', padre della piccola Alma, nata all'ospedale Molinette di Torino mentre la mamma Teresa veniva operata al cervello. Una improvvisa lesione rischiava di mettere in pericolo la vita della donna, 33 anni e una gravidanza senza problemi fino alla 31esima settimana, e la bambina che portava in grembo ma, grazie a un intervento neurochirurgico d'urgenza combinato al parto cesareo, madre e figlia ora stanno bene.

"Siamo intervenuti in contemporanea, allestendo nella sala operatoria una piccola isola neonatale con tutto l'occorrente", spiega il professor Enrico Bertino, direttore della Neonatologia Universitaria. Al lavoro in simultanea "tre discipline diverse a confortare mamma e bambina a tutti i livelli - aggiunge il professor Diego Garbossa, direttore della Neurochirurgia universitaria - e i risultati sono davvero soddisfacenti.

Questa impresa dimostra che insieme spesso si vince, oltre al fatto che la scienza serve per tutti". Madre e figlia si trovano ora ricoverate insieme nel reparto di Ostetricia e Ginecologia universitaria del Sant'Anna di Torino.

"La vicinanza fa parte della cura - spiega il professor Bertino - la bimba ha iniziato a nutrirsi e oggi, per la prima volta, ha succhiato un po' di latte". "La piccola e' una guerriera - aggiunge il padre - e' nata di sei mesi e ventiquattro giorni e non potrebbe essere altrimenti".

Ed e' un guerriero anche il sedicenne con fibrosi cistica tornato a casa per Natale, a Napoli, e festeggiato dalla famiglia con i fuochi d'artificio, dopo il doppio trapianto di fegato e polmoni a cui e' stato sottoposto lo scorso ottobre all'ospedale pediatrico Bambino Gesu' di Roma. Un intervento salvavita - l'unica cura possibile - frutto di una lunga attesa per un trapianto combinato e di una maratona di 22 ore con diverse e'quipe chirurgiche coinvolte. Dopo 54 giorni il rientro a casa.

"Oggi posso dire che i miracoli esistono - afferma la mamma -. Lo scorso Natale iniziavamo il percorso al Bambino Gesu' con l'unica, ma incerta, prospettiva di un trapianto per salvare la vita di mio figlio. Averlo oggi a casa con me e' il regalo di Natale piu' grande e inaspettato. Desidero ringraziare tutti i medici e gli operatori per la loro professionalita' e umanita' e, soprattutto, per aver creduto con noi, e a volte piu' di noi, che mio figlio potesse tornare a vivere".
 

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