
Plinio Ortolani a 2 anni ha rischiato di morire. Ma per il suo pediatra aveva solo un po' d'influenza. Si è salvato dal diabete per miracolo quando ormai il prete gli aveva già fatto l'estrema unzione. Per ricordare a tutti l'incubo subito a causa di un errore medico papà Iacopo ha aperto un profilo Facebook e da anni si batte per far conoscere i sintomi del diabete infantile.
Ai suoi sembra ieri quando i medici consigliarono "di fargli dare l’estrema unzione perché era gravissimo, dopo tre arresti cardiaci". Succede tutto a luglio 2009 a Sansepolcro, nell’aretino. Plinio ha solo 18 mesi. La famiglia Ortolani racconta di avere contattato il pediatra di base di domenica, il piccolo beve molto, fa tanta pipì e il suo alito sa di frutta. Ma il medico non si allarma dice ai genitori di non preoccuparsi. Il dottore ordina poi esami delle urine all’ospedale di San Sepolcro.
È il primo passaggio paradossale. Il piccolo è rimandato a casa in attesa del referto. Che però viene letto per telefono al pediatra, non da un medico ma da un’impiegata del front office del laboratorio, la quale "riporta il valore di riferimento invece del risultato, e dunque che la glicemia è “assente”, mentre è superiore a 1000, indice di una situazione critica". Il piccolo sta sempre peggio viene portato all'ospedale di Città di Castello. Qui subito si ipotizza il diabete. È la sera di lunedì ormai, i sanitari decidono un trasferimento all’ospedale di competenza e cioè a Perugia, dove applicano lo stesso protocollo. Quando il mattino dopo un neurologo lo visita nel suo cervello si è formato un edema che compromette il sistema nervoso, Plinio ha ormai bisogno di un reparto di rianimazione pediatrico. Che a Perugia non c’è. Un’ambulanza lo porterà al Meyer di Firenze, in coma. Ma le complicanze del diabete diagnosticato in ritardo gli lasciano deficit cognitivi, visivi e motori. Per sempre.