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Porto di Talamone, dietrofront di Orbetello
L’amministrazione orbetellana si rimangia la promessa di lavorare per un progetto unico, condiviso fra tutti gli operatori, e ricorre al Consiglio di Stato al fianco della Società Porto Turistico. Il blitz segreto del 21 maggio della Giunta Casamenti. Udi

Porto di Talamone
Porto di Talamone, dietrofront di Orbetello
Talamone torna al centro della scena. E ancora una volta, per decisioni poco trasparenti che lasciano più di un amaro in bocca. Dopo la durissima sentenza del Tar della Toscana, che il 20 febbraio ha annullato in blocco il procedimento voluto dal sindaco Andrea Casamenti per la trasformazione dell’approdo della cittadina maremmana in porto turistico, arriva ora la mossa a sorpresa dell’amministrazione comunale: appello al Consiglio di Stato, proprio come ha già fatto la Società Porto Turistico di Talamone. Una manovra che riaccende le polemiche e fa esplodere la rabbia della comunità locale.
Già, perché la decisione del Comune, firmata dalla Giunta con una deliberazione riservata del 21 maggio scorso, rappresenta un clamoroso dietrofront politico e istituzionale. Pochi mesi fa, infatti, dopo aver incassato la sconfitta giuridica, lo stesso Comune — nella persona del sindaco e dell’assessore Luca Teglia — si era detto disponibile ad aprire una nuova fase, auspicando un accordo tra tutti gli operatori e promettendo un percorso condiviso. Parole di pace e riconciliazione, rimaste evidentemente solo sulla carta. Perché adesso il Comune sceglie di impugnare la sentenza e di affiancare, nella battaglia processuale, proprio quel soggetto privato — la srl Porto Turistico di Talamone — al centro delle contestazioni e della condanna del Tar.
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Nelle 18 pagine dell’appello incidentale, depositato al Consiglio di Stato, che ha fissato l’udienza per il prossimo 2 dicembre, il Comune si arrampica sugli specchi per difendere l’indifendibile. Si sostiene, in sostanza, che il procedimento fosse legittimo, che i ricorrenti non avessero un interesse concreto a impugnare gli atti, che il rischio idraulico del territorio non fosse ostativo all’avvio del progetto, e che, infine, la scelta di procedere attravreso la cosiddetta “procedura Burlando” (il meccanismo di affidamento diretto delle concessioni) fosse perfettamente in linea con la pianificazione urbanistica. Peccato che il Tar abbia scritto esattamente il contrario, parlando di “violazioni gravi”, “scelte illegittime”, “assenza di trasparenza” e “contraddittorietà amministrativa”.
Ma ciò che più colpisce è il tradimento politico. Il Comune, che fino a ieri predicava unità, ora torna a schierarsi apertamente con un progetto che taglia fuori l’80% degli operatori locali e che il Tribunale ha ritenuto “incompatibile” con la normativa urbanistica vigente. Altro che “accordo tra i gruppi imprenditoriali”, come auspicato dal sindaco Casamenti nella conferenza stampa di marzo: il ricorso al Consiglio di Stato è la prova provata che l’amministrazione non intende affatto tornare indietro, ma anzi vuole forzare la mano, in barba alla sentenza, agli operatori e al buon senso.
Nel frattempo, la società Porto Turistico di Talamone — protagonista del blitz di Ferragosto, approvata in tempi record con un progetto da 42 milioni ma pochi soldi in cassa — continua la sua crociata legale, affiancata ora dal Comune stesso, che in teoria avrebbe dovuto difendere l’interesse pubblico. Invece, secondo i documenti depositati, le due parti si muovono “congiuntamente e disgiuntamente”, con gli stessi avvocati, nella stessa direzione: ribaltare la sentenza del Tar e rimettere in moto un procedimento giudicato “radicalmente illegittimo”.
Una iniziativa che sin dall'inizio ha suscitato non poche perplessità non solo nella comunità locale, ma anche fra gli addetti ai lavori: il sospetto è che l'obiettivo mal celato della Società Porto Turistico di Talamone sia, sin dalla partenza, mettere le mani su tutte le 19 concessioni esistenti per i pontili, per poi dare il via a una massiccia manovra speculativa.
Tutto questo mentre il gioiello della Maremma è alle prese con una serie di problemi per i quali il Comune fa spallucce rimbalzando tutto sulle spalle della regione Toscana: ci riferiamo alla messa in sicurezza della Rocca, della spiaggia del Cannone che è stata recentemente chiusa, della discesa a mare al Bagno delle donne. Un paese al collasso, esattamente come il tetto dell’hotel Capo d’uomo, imploso un paio di settimane fa. Tutto avvolto in un assordante silenzio. Tant’è che lo storico e giornalista Marcello Veneziani ha provato a dare una scossa, ricordando a Casamenti che Talamone potrebbe valutare l’ipotesi di “traslocare” nel Comune di Magliano.