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Cronache
Riforma pensioni, publico impiego ecco cosa succede. Ape: cosa cambia

Riforma pensioni, ci siamo quasi. Il pacchetto pensioni potrebbe costare circa 2,5 miliardi di euro.

Camusso: l'Ape è come fare un mutuo, sarà un flop  - "Il Governo ci ha detto che con la legge di bilancio avrebbe messo a disposizione risorse rilevanti, ma le anticipazioni parlano di appena 1,5 miliardi di euro, una cifra chiaramente insufficiente. Non va avanti l'ottava salvaguardia per gli esodati, non ci sono soluzioni per i lavori usuranti e per i precoci, mentre l'unica cosa che sembra interessare al governo è l'Ape, questa specie di mutuo pensionistico sul quale abbiamo molte obiezioni". Lo dice il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, in un'intervista al Corriere della Sera. "E' urgente aumentare la no tax area e allargare la platea dei beneficiari della quattordicesima - prosegue - bisogna inoltre intervenire a sostegno di coloro che svolgono lavori usuranti o hanno cominciato da ragazzi. Infine, vanno corrette le leggi sbagliate che impediscono le ricongiunzioni gratuite. L'Ape è nei fatti un prestito, un marchingegno che non può funzionare come soluzione generale al tema della flessibilità in uscita. Del resto è facile capire che l'idea che ci si debba indebitare alla fine dell'età lavorativa, con un prestito da restituire in 20 anni sulla stessa pensione, è un'idea contraria alla naturale propensione delle persone". Secondo Camusso sarà un flop: "Con queste caratteristiche non c'è dubbio. Non solo. C'è anche il rischio di dare alle aziende uno strumento che può rivelarsi un capestro per i lavoratori nei processi di ristrutturazione. Lavoratori ai quali verrebbe imposta l'Ape". Sui contratti del pubblico impiego "con i 300 milioni stanziati non si comincia neanche - aggiunge - ci vorranno alcuni miliardi, che non graveranno tutti sul primo anno. Non ci accontenteremo però di un caffè".

Il pacchetto da 2,5 miliardi di euro - Secondo i calcoli che circolano a Roma, l'intervento per riconoscere uno scivolo al pensionamento per i lavoratori precoci, coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni, avrebbe costi stimati che oscillano tra 1,2 e 1,8 miliardi a regime (dopo i dieci anni). Il riconoscimento di un bonus di 4 mesi per ogni anno di contribuzione prima dei 18 anni di età (a partire da 14) avrebbe un valore tra 1,5 e 1,8 miliardi, sempre a regime. Riducendo il bonus a 3 mesi si andrebbe da 1,2 a 1,4 miliardi. Sarebbe di 60-67mila la platea annua degli interessati

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