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Cronache
Salerno Rifiuti tossici sepolti nell’incontaminato Parco nazionale del Cilento

Un dramma che si ripete e che colpisce anche luoghi incontaminati e bellissimi come il Cilento.

All’interno del Parco nazionale del Cilento, un’area naturale che comprende numerosi Comuni e precisamente a Salento, cittadina di circa 2000 anime in provincia di Salerno, sono stati rinvenuti rifiuti tossici interrati. 

 

Ieri mattina, a pochi passi da uliveti e campi coltivati, sono iniziati gli scavi con le ruspe, coordinate dai militari del nucleo di polizia ambientale della procura di Vallo della Lucania e dai militari della Guardia di Finanza. Si tratta di 50.000 metri quadri di terreni, sottoposti a sequestro. I terreni di proprietà di privati sembra che negli anni '90 fossero stati affittati a terzi. Da lì è probabile che si sia originata la prassi di sversare rifiuti, cioè quanto è stato rinvenuto oggi; un meccanismo stranoto e diffuso in altre aree della Campania, per smaltirli a costi irrisori invece di portarli nei centri autorizzati e sottoporli a trattamenti. Ma il mercato illegale dei rifiuti con le sue discariche abusive interrate ha regole feroci e mortali. E approfittando dell’estrema tranquillità delle aree del Parco del Cilento il gioco è forse potuto sembrare più semplice.

 

Dagli scavi di ieri mattina sono stati rinvenuti bidoni di plastica, sacchi pieni di rifiuti, fanghi probabilmente provenienti da industrie conciarie, fanghi tossici.

“E' ancora presto per capire cosa sia accaduto sotto questi terreni”, ha riferito ai giornali locali il procuratore  capo di Vallo della Lucania Antonio Ricci, “certo è che le indicazioni ricevute sono risultate fondate. Per il momento abbiamo trovato plastica, fanghi... ma gli scavi sono iniziati soltanto questa mattina".

 

Tutto nasce circa un anno fa da un privato cittadino che, colpito da numerosi casi di tumore registrati nella zona, aveva denunciato al comandante dei carabinieri di Vallo della Lucania, il capitano Mennato Malgieri, gli accadimenti del passato. Oggi i rinvenimenti che confermano le parole.

 

Ma il dramma di questi contesti è che una volta scoperti difficilmente, anche per mancanza di risorse adeguate, vengono bonificati. Si procede alla fase del sequestrato e inevitabilmente alla chiusura per evitare ulteriori contaminazioni, rischiando però così anche di marchiare negativamente un comune o un abitato, condannandolo solo all'irreparabilmente declino. L’assenza di un piano di bonifica reale negli interventi dello Stato e delle pubbliche amministrazioni resta un problema cogente.

 

“E proprio così”, ha spiegato ad Affaritaliani Vincenzo Pellegrino dell’associazione culturale campana Intelligentia, “in zona ci sono non pochi casi del genere. Ma anche di sversamenti meno gravi. Dopo mie denunce sono stati fatti almeno 8 sequestri di recente. Il problema non è di piccola entità ed è di varia dimensione”.

Ma anche i cittadini che dovrebbero denunciare sanno che non si fanno interventi di bonifica e tutto resta così com’è per anni. Chiediamo: non le sembra un problema dirimente? In Campania non si dovrebbe pensare ad un percorso per iniziare a bonificare queste aree? “Si, non sono un politico, ma credo sia prioritario istituire un fondo permanente per le bonifiche. Questo territorio non può più farne a meno. E’ inderogabile”.

 

La popolazione del Parco del Cilento resta in attesa dei campionamenti e delle analisi dei terreni, per capire l’epoca in cui i rifiuti sarebbero stati interrati.

Le indagini in loco sono coordinate dal procuratore Ricci e dal sostituto procuratore Vincenzo Palumbo. 

 

 

 

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