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Cronache
Samantha D'Incà come Eluana Englaro, i genitori: "Lasciatela andare"

Samantha D'Incà: dopo un'operazione alla gamba all'ospedale San Martino di Belluno, a seguito di una caduta, inizia il calvario. I genitori della 30enne si appellano di nuovo allo Stato

Quella che doveva essere un'operazione di routine, per una frattura procuratasi mentre andava a lavoro, tiene incatenata al letto Samantha D'Inca dallo scorso novembre. Ora i genitori della 30enne di Feltre rinnovano l'appello allo Stato per "darle dignità", in assenza di possibilità minime di miglioramento: "Il massimo a cui Samy potrebbe arrivare, se mai la riabilitazione funzionasse, è la coscienza di un neonato di due mesi" risponde la famiglia. "La sua vita non è più vita, è pura sofferenza, non avrebbe mai voluto un'esistenza così: in un letto di ospedale come in prigione, senza più coscienza, alimentata con una sonda, tormentata dai dolori. Ha trent'anni e nessuna speranza di miglioramento. La nostra bambina non c'è più, lasciatela andare via". 

Lo scorso maggio chiedevano di staccare la spina alla figlia, ribadendo anche la sua volontà, espressa più volte quando era ancora cosciente anche se solo oralmente, contro l'accanimento terapeutico: "Quando parlavamo del caso Englaro e di quello di dJ Fabo, la nostra Samantha ha sempre detto che anche lei avrebbe voluto il fine vita perché in quelle condizioni, non avrebbe mai voluto restare", raccontano i genitori. Una decisione che però collide con il comitato etico dell'Ulss bellunese, secondo cui non ci sono le condizioni per ciò, e che ha fatto sì che si andasse in tribunale. Proprio il padre di Eluana, Beppino Englaro, nei mesi scorsi si è espresso sulla vicenda che rievoca quella della figlia: "Senza disposizioni anticipate di trattamento, chiare e inequivocabili per una futura capacità di autodeterminarsi non se ne esce. Il caso ha voluto che mia figlia conoscesse solo il bianco o il nero per quanto riguarda la sua vita. Mi dispiace che questa ragazza in questo momento si trovi scoperta. Che non avesse voluto affrontare questo tema, con disposizioni scritte. Si tratta di decisioni che vanno affrontate fino in fondo e con le idee chiare o si incorre in queste situazioni. Senza si è spacciati. E questo succede sia a lei sia ai suoi familiari che si trovano oggi in una situazione infernale. Ora si può, mi dispiace che Samantha non abbia fatto sua questa possibilità. Prima non c'era". 

L'ultima perizia neurologia, quella del dottor Leopold Saltuari, l'esperto che ha seguito il campione di Formula 1 Schumacher, ha dichiarato Samantha come una bambina di un mese, "che dopo la riabilitazione potrebbe diventare una bambina di due mesi".  

Il giudice incaricato ha provveduto all'adempimento della riabilitazione, che si terrà nella struttura riabilitativo-neurologica di Vipiteno: "Finita la riabilitazione si rivaluterà il caso". Per i familiari, che chiedono la sospensione di alimentazione e idratazione forzate, significa prolungare per altri 7 mesi la sofferenza della figlia: "Ho promesso a mia figlia che l'aiuterò ad adempire le sue volontà". "La nostra tragedia", dichiara Giorgio D'Incà, "deve sensibilizzare le persone e le famiglie a ragionare sul fine vita. Ci sono le Dat, Disposizione Anticipata di Trattamento, che servono a tutelarsi in anticipo da tutto questo".

La caduta lungo il vialetto di casa, la rottura del femore, l'operazione chirurgica e gli arti gonfi. Seguì un nuovo ricovero, i polmoni che cominciarono a collassare e poi il coma, ricordano i genitori. "Hanno isolato un batterio che forse, dicono, potrebbe essere stato la causa della tragedia", spiegava il padre a Repubblica, "qualcuno pagherà". 

 

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