Cronache
Sgarbi cura le mostre del nucleo dei carabinieri che gli sequestra le opere
Gli affari della fondazione e le vicende giudiziarie del critico d'arte si intrecciano. Uno strano caso dai contorni poco chiari
Sgarbi, "i carabinieri lavorano con me, per me". Ma sono gli stessi che confiscano le opere al critico
Vittorio Sgarbi continua ad essere al centro del dibattito politico-mediatico per la nota vicenda del quadro rubato di Manetti, opera che gli è stata sequestrata dai carabinieri. Ma spunta - si legge su Il Fatto Quotidiano - una circostanza piuttosto particolare. Il critico d'arte, infatti, cura le mostre del Nucleo del Patrimonio, si tratta proprio dello stesso ente che gli sequestra le opere. Nonostante Sgarbi sia sotto indagine dal 2021 per la presunta esportazione illecita di un dipinto del Valentin de Boulogne dal valore stimato di 5 milioni di euro, la collaborazione è continuata. Il Fatto ha chiesto, alla luce della nuova indagine per furto, se sarà rivisto il ruolo di Sgarbi e la sua collaborazione. La fondazione ha risposto che ritiene di non dover esporre le proprie valutazioni attraverso un organo di stampa: "Non riteniamo opportuno aggiungere altro".
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"I carabinieri lavorano con me, per me" ha detto Vittorio Sgarbi in un focoso video contro il Fatto e Report del 7 gennaio, pochi giorni prima che i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio gli sequestrassero il quadro di Rutilio Manetti che si sospetta essere rubato. Che con qualche carabiniere Sgarbi abbia lavorato tuttavia è innegabile. Sgarbi è infatti da un decennio direttore artistico di una fondazione dedicata alla memoria di Pio Alferano, generale che ebbe un ruolo determinante nella creazione del Nucleo nel 1975. Una fondazione con cui Sgarbi premia carabinieri, ministri, ma anche giornalisti e calciatori. La fondazione è stata fondata dalla moglie di Alferano e ha il suo cuore a Castellabate (Salerno). Lì ogni anno si tiene il premio Pio Alferano e le statuette, tra gli altri, le consegna proprio Sgarbi.