Cronache
Shoah, Mattarella: leggi razziali macchia indelebile della nostra storia
Il capo dello Stato nella celebrazione al Quirinale si scaglia contro il fascismo: "Sbagliato dire che fece anche cose buone"
"Le leggi razziali -che, oggi, molti studiosi preferiscono chiamare 'leggi razziste'- rappresentano un capitolo buio, una macchia indelebile, una pagina infamante della nostra storia". Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, celebrando al Quirinale la Giornata della Memoria. "Le misure persecutorie messe in atto con le leggi razziali del 1938, la schedatura e la concentrazione nei campi di lavoro -ha ricordato il Capo dello Stato- favorirono enormemente l'ignobile lavoro dei carnefici delle SS. Ideate e scritte di pugno da Mussolini, trovarono a tutti i livelli delle istituzioni, della politica, della cultura e della società italiana connivenze, complicità, turpi convenienze, indifferenza.
Quella stessa indifferenza, come ha sovente sottolineato la senatrice Segre, che rappresenta l'atteggiamento più insidioso e gravido di pericoli". "Lo Stato italiano del ventennio espelleva dal consesso civile una parte dei suoi cittadini, venendo meno al suo compito fondamentale, quello di rappresentare e difendere tutti gli italiani. Dopo aver soppresso i partiti, ridotto al silenzio gli oppositori e sottomesso la stampa, svuotato ogni ordinamento dagli elementi di democrazia, il Fascismo mostrava ulteriormente il suo volto: alla conquista del cosiddetto impero accompagna l'introduzione di norme di discriminazione e persecuzione razziale". Una scelta, ha sottolineato Mattarella, "che si manifesta già nell'aprile del 1937, con il regio decreto legge volto a punire i rapporti tra cittadini italiani e quelli definiti sudditi dell'Africa orientale italiana, per evitare che venisse inquinata la razza.
Alla metà del 1938, con le leggi antiebraiche, rivolgeva il suo odio cieco contro una minoranza di italiani, attivi nella cultura, nell'arte, nelle professioni, nell'economia, nella vita sociale. Molti, venti anni prima, avevano servito con onore la Patria -come ufficiali, come soldati- nella Grande guerra". "La penna propagandistica, efficace nel suo cinismo, coniò lo slogan con il quale intendeva rassicurare gli italiani e il mondo, nel tentativo di prendere, apparentemente, le distanze dall'antisemitismo nazista: 'Discriminare -disse Mussolini- non significa perseguitare'.
Ma cacciare i bambini dalle scuole, espellere gli ebrei dall'amministrazione statale, proibire loro il lavoro intellettuale, confiscare i beni e le attività commerciali, cancellare i nomi ebraici dai libri, dalle targhe e persino dagli elenchi del telefono e dai necrologi sui giornali -ha rimarcato Mattarella- costituiva una persecuzione della peggiore specie. Gli ebrei in Italia erano, di fatto, condannati alla segregazione, all'isolamento, all'oblio civile. In molti casi, tutto questo rappresentò la premessa dell'eliminazione fisica".
"Credo che tutti gli italiani abbiano il dovere, oggi, di riconoscere che un crimine turpe e inaccettabile è stato commesso, con l'approvazione delle leggi razziali, nei confronti dei nostri concittadini ebrei. La Repubblica italiana, proprio perché forte e radicata nella democrazia, non ha timore di fare i conti con la storia d'Italia, non dimenticando né nascondendo quanto di terribile e di inumano è stato commesso nel nostro Paese, con la complicità di organismi dello Stato, di intellettuali, giuristi, magistrati, cittadini, asserviti a una ideologia nemica dell'uomo. La Repubblica e la sua Costituzione -ha concluso il Capo dello Stato- sono il baluardo perché tutto questo non possa mai più avvenire".