Stato-mafia, Ciancimino: "Mori da mio padre per fermare le stragi" - Affaritaliani.it

Cronache

Stato-mafia, Ciancimino: "Mori da mio padre per fermare le stragi"

La genesi della trattativa. "Dopo la strage di Capaci incontrai il capitano De Donno e mi disse che occorreva cercare un contatto con esponenti di Cosa nostra per porre fine a questa contrapposizione tra lo Stato e la mafia. Mi disse: 'Abbiamo pensato con il colonnello Mori che tuo padre e' l'unica persona che puo' realizzare un canale di dialogo con Provenzano e Riina. Organizza un incontro per parlare di questa cosa non in veste ufficiale, ma privata". Lo ha affermato Massimo Ciancimino deponendo al processo Stato-mafia, spiegando nei fatti come sarebbe iniziato il negoziato tra le istituzioni e Cosa nostra. "De Donno - ha aggiunto - mi ha lasciato una utenza telefonica che avrei utilizzato per chiamarlo dopo il tentativo di convincere mio padre a ricevere i due carabinieri. L'obiettivo, mi ribadi' De Donno, era 'aprire un canale di dialogo privilegiato' tra le istituzioni e la mafia. Mio padre doveva essere questo canale e mi disse che poteva essere l'occasione giusta per appianare le nostre questioni giudiziarie, per ottenere qualche benificio, compreso il blocco della confisca dei beni".

L'ex sindaco mafioso, rassicurato dal 'signor Franco', accetto' di vedere gli ufficiali del Ros: "Mio padre non sembro' stupito da questa richiesta, mi disse solo che voleva incontrare prima il signor Franco per avre piu' notizie e quell'incontro c'e' stato". Due gli incontri con solo De Donno a Roma e l'ufficiale "mi riferi' - ha proseguito l'imputato - che l'incontro era andato bene, che mio padre era stato possibilista circa l'avvio di un dialogo. E papa' stesso disse che fu autorizzato da Provenzano ad andare avanti in questo incontro. Successivamente, prima del 29 giugno, per due volte da Vito Ciancimino si reco' anche Mori, in abiti civili; una terza volta poco prima della strage Borsellino. La condizione posta da Mori era una resa incondizionata dei latitanti, in cambio di benefici per i familiari: "Mio padre la defini' inaccettabile e irrealizzabile". Inoltre, "Papa' non voleva incontrare Riina". Il tramite tra questi e l'ex sindaco mafioso sarebbe stato il medico personale del padrino, Antonino Cina', al quale fu consegnata da Vito Ciancimino un busta. Poi un "un plico chiuso, due fogli, uno di accompagnamento e uno piu' grande fu fatto avere da Cina' a mio padre", il 'papello', "e mio padre lo lesse e disse: 'Il solito testa di minchia, con Riina non si puo' ragionare, ha fatto delle controproposte inaccettabili, con questo soggetto non si puo' avviare nessun dialogo". Tra le richieste la revisione della sentenza del maxiprocesso, l'annullamento del 41 bis, la revisione della legge Rognoni-La Torre, la riforma della legge sui pentiti, i domiciliari dopo i 70 anni di eta', la chiusura delle 'supercarceri'".