Cronache
Stato-mafia, Mori: "Violante sapeva del mio rapporto con Ciancimino"

"Accuse generiche, nessuna delle quali e' stata in qualche modo documentata. Dovrebbero meritare fondati elementi di prova, gli addebiti trattati nell'ambito di un procedimento davanti a una Corte d'assise. Se poi tali addebiti vengono formulati da una persona che ha assolto le funzioni di giudice, dovrebbe essere aggiunta una ponderazione maggiore e nel caso del dottor Sabella non si e' verificato". Lo ha detto, rendendo dichiarazioni spontanee, l'ex generale del Ros Mario Mori, nel corso del processo sulla trattativa Stato-mafia, riferendosi, in particolare, alla deposizione del magistrato ed ex assessore del Comune di Roma Alfonso Sabella che l'8 gennaio espresse, tra l'altro, la "sensazione che il Ros brucio' la pista che portava a Provenzano". Secondo Mori, per il quale tre giorni fa il procuratore generale Roberto Scarpinato, nel processo sulla mancata cattura di Bernardo Provenzano, ha chiesto 4 anni e mezzo di carcere, escludendo le aggravanti della 'trattativa' e di avere agevolato la mafia, Sabella, su questo e su altri temi, "ha fatto affermazioni in assenza di dati che possano sostenerle concretamente".
Poi entra nel merito del suo rapporto con Ciancimino e ribadisce: "Luciano Violante era perfettamente a conoscenza del rapporto confidenziale che avevo intrapreso con Vito Ciancimino. Gliene parlai tre o quattro volte quando Ciancimino chiese di essere ascoltato dalla commissione parlamentare antimafia. Violante mi chiese se avevo avvisato l'autorità giudiziaria e io gli risposi di no, perché, visti i contrasti sorti con la Procura per l'indagine mafia-appalti, mi riservavo di farlo dopo l'insediamento del nuovo procuratore, previsto di lì a poco. Dunque, se con il termine trattativa si intende un contatto volto a garantire accordi inconfessabili, questa presuppone il totale segreto di ogni passaggio. E così non fu".