Stato-mafia, spunta la P2. Minacce a Scarpinato
La Procura di Palermo ha depositato altri atti al processo sulla trattativa tra Stato e mafia: anche il terrorisimo nero, Licio Gelli, la P2 e i rapporti tra Mario Mori e l'universo massone entrano dunque nel dibattimento che riprendera' il 25 settembre nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. I pm - l'aggiunto Vittorio Teresi e i sostituti Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene - stanno indagando, da tempo, sull'ex prefetto Mario Mori, ex comandante del Ros, arrivando fino agli anni Settanta, ai suoi contatti con il "venerabile" e ai suoi trascorsi con il Sid (l'ex servizio segreto militare).
I pm hanno interrogato Mauro Venturi, all'epoca (negli anni '70) ufficiale del Sid: "Mori mi disse che non era una Loggia come le altre - ha detto - e mi invito' ad andare a casa di Gelli. Alle mie perplessita' reagi' dicendomi che quelli del Sid erano garantiti e che sarebbero stati inseriti in liste riservate". Mario Mori e' sotto processo con l'accusa di minaccia a corpo politico dello Stato, la cosiddetta trattativa tra Stato e mafia. Riprendera' il 26 settembre anche il processo d'appello per "la mancata cattura di Provenzano", in cui il generale e' stato assolto in primo grado. In questo processo l'accusa e' sostenuta dal procuratore generale (fatto abbastanza desueto), Roberto Scarpinato e dal sostituto Luigi Patronaggio. Molti di questi atti di indagine entreranno anche nel processo d'appello sulla mancata cattura di Provenzano. Di Mori e dei suoi contatti con Gelli ha parlato, nel 1975 al giudice istruttore di Brescia, anche Gianfranco Ghiron (fratello di Giorgio, avvocato penalista che gestiva il tesoro di Vito Ciancimino) il quale presento' a Mori il terrorista nero Amedeo Vecchiotti. Che avverti il "Giancarlo Amici" (nome in codice di Mori) dell'imminente fuga di Gelli in Argentina. La procura di Palermo ha trasmesso parte degli atti alla Procura di Brescia che indaga sulla strage di Piazza della Loggia, dove il 28 maggio 1974, una bomba piazzata dentro un cestino della spazzatura provoco' otto morti mentre era in corso una manifestazione sindacale contro il terrorismo neofascista.
Procuratore Terese, minacce Scarpinato rivolte al palazzo - L'episodio delle minacce di morte al procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato "ha un contenuto fortemente intimidatorio: sembra un sfida all'ufficio, prima ancora che alla persona istituzionalmente preposta alla sicurezza del palazzo. Una sfida tracotante". Cosi' in un'intervista al Gr1 Vittorio Teresi, procuratore aggiunto di Palermo che coordina le inchieste su Cosa Nostra nel capoluogo siciliano e nella provincia. "Il contenuto della lettera credo abbia direttamente a che fare con le indagini e con i processi che la procura generale sta seguendo - ha aggiunto Teresi - la procura generale ultimamente si e' contraddistinta nella individuazione e nell'arresto di Dell'Utri. C'e' il processo d'appello a Mori e Obinu, ci sono altre inchiesta di mafia di grande rilievo: la procura generale e' fortemente impegnata, al pari di quella della Repubblica".