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Cronache
Stipendi bassi e violenza dilagante: fuga di massa dei direttori dalle carceri

Sardegna, i neo direttori di carcere si dimettono ancora prima di iniziare

Prima ancora di assumere i loro incarichi, tre dei sei nuovi dirigenti previsti per entrare in servizio entro il 20 novembre, hanno deciso di ritirarsi: uno ha rinunciato immediatamente, un altro si è dimesso, mentre un terzo ha richiesto l'aspettativa. Di conseguenza, gli istituti di Isili, Tempio e Alghero rimangono al momento privi di direttori. Tali carenze si sommano a quelle già presenti a Cagliari, Nuoro e Sassari, dove i vuoti dirigenziali non erano stati completamente colmati nemmeno con le ultime nomine.

“Tre neo-direttori di carcere quando hanno appreso di dover prestare servizio in Sardegna hanno rinunciato all'incarico. Le ragioni, evidentemente, sono da ricercarsi nel surplus di disagio insito nel dover guidare istituti penitenziari dell'isola, che rappresentano l'emblema dello sfascio carcerario causato da decenni di abbandono dei governi, di ogni colore politico, ivi compresa l’area di appartenenza di coloro che oggi ipocritamente fanno a gara per gridare allo scandalo”.

Lo dichiara Gennarino De Fazio, commentando la decisione dei tre funzionari che, dopo aver superato il concorso e il corso di formazione, all’atto della nomina, hanno rinunciato ad assumere l’incarico di direttore delle carceri sarde di Isili, Tempio Pausania e Alghero e le successive reazioni politiche.

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“Assumersi la responsabilità dell'ordine e della sicurezza penitenziaria, ma anche quella di datore di lavoro e ordinatore di spesa, come di molte altre, in un sistema tuttora allo sbando, anche perché anni di malagestione e degrado non si recuperano in poche settimane, e con carenze di ogni tipo, basti pensare alla Polizia penitenziaria mancante di 18mila unità, per di più in Sardegna, evidentemente, non è un’idea allettante per molti. A maggior ragione se si pensa che pure il trattamento economico non è adeguato alle responsabilità e anche questo perché i governi dal 2006, non adempiendo al dettato di legge, si ostinano a non stipulare il CCNL per la dirigenza penitenziaria”, spiega il Segretario della UILPA PP.

“Insomma, la verità è una sola e noi la ribadiamo, dalle carceri tendono a fuggire tutti, capi e vice capi del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, comandanti e, come in questo caso, direttori, non solo i detenuti per i quali l’evasione, in fondo, risponderebbe a una lineare etica del pensiero.  Suggeriamo, dunque, a chi si sbraccia in queste ore, maggiore prudenza e azioni concrete a sostegno di politiche di rafforzamento della sicurezza e dell’organizzazione carceraria e non solo di vuoti slogan preelettorali”, conclude De Fazio.

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Maria Grazia Caligaris dell'associazione Socialismo Diritti Riforme commenta: "Nessun’altra regione italiana ha subito questo trattamento né prima né adesso. Non possono ignorare questa situazione e devono intervenire con forza rivendicando i diritti di chi opera nelle strutture detentive isolane ricordando al ministro della Giustizia e al capo del dipartimento che l’isola ha retto una condizione invivibile negli ultimi 10 anni ma non può più accettare di essere lo zimbello d’Italia".

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