Disastro ambientale e omicidio colposo. Per questo il giudice della II Sezione Penale del Tribunale di Taranto Simone Orazio ha condannato in primo grado a complessivi 189 anni di carcere 28 imputati per disastro ambientale ed omicidio colposo in relazione al decesso di una ventina di operai ammalati di cancro per l'esposizione all'amianto. Con condanna da 4 a 9 anni e mezzo, sono stati condannati ex manager e direttori generali dello stabilimento siderurgico di Taranto Italsider/Ilva sia dell'era di gestione pubblica sia di quella privata (il gruppo Riva acquistò l'acciaieria dallo Stato nel 1995). La pena più alta, nove anni e mezzo, è andata al manager dell'era pubblica Sergio Noce, 9 anni al suo collega Gianbattista Spallanzani e 9 anni e 2 mesi ad Attilio Angelini, accusati di disastro ambientale e ventuno omicidi colposi, per la morte per mesiotelioma di operai venuti in contatto con fibre di amianto. Ad otto anni e mezzo sono stati condannati Pietro Nardi e Giorgio Zappa, ex dg di Finmeccanica.
ILVA: MALATTIE TIROIDE E TUMORI, NUOVO CASO INVESTE BONDI - Dopo il ricorso al Tar di Lecce sulla bonifica delle aree inquinate, scoppia un nuovo caso per il commissario dell'Ilva, Enrico Bondi. Stavolta e' l'Arpa Puglia, l'Agenzia regionale per la protezione ambientale, a precisare circa i casi di malattia alla tiroide e di tumore verificatisi nell'officina di carpenteria del siderurgico di Taranto e sui quali c'e' ora un'indagine della Procura. "Destituita di fondamento - scrive infatti oggi il direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato - e' l'affermazione contenuta nel rapporto del dr. Bondi secondo cui Arpa avrebbe escluso ogni nesso causale tra esposizione lavorativa e incidenza di tumori nei lavoratori del reparto. Cio' sia perche' Arpa non ha alcuna competenza in merito e non ha avuto comunque richieste specifiche di supporto sul problema - scrive ancora Assennato - sia perche' comunque il monitoraggio ambientale effettuato non puo' considerarsi adeguato ed esaustivo rispetto al problema".
Secondo Assennato, "e' quindi necessaria la programmazione e la realizzazione di un rigoroso e serio studio epidemiologico, condotto in modo trasparente da ricercatori indipendenti e qualificati a cui Ilva garantisca pieno accesso ai dati storici, la cui indisponibilita' rende impossibile qualsiasi valutazione. Tale studio - dice ancora il dg di Arpa Puglia - richiederebbe tempi adeguati, certamente non inferiori ad un anno. Non si comprende perche' il commissario Bondi, invece di citare senza fornire alcuna documentazione una istituzione illustre, ancorche' incompetente in tema di epidemiologia (il Politecnico di Torino), non abbia rinnovato la convenzione con la Clinica del Lavoro "L. Devoto" dell'Universitá di Milano (istituzione prestigiosa in campo epidemiologico a livello internazionale) che avrebbe dovuto svolgere attivita' di ricerca epidemiologica in Ilva, auspicata da Arpa Puglia, ma mai effettivamente realizzata
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