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Cronache
Turismo, Ciccarelli (Swadeshi Club Hotels): "Il settore rischia di affogare"

Da Nord a Sud con un’unica voce: la drammatica crisi dovuta all’emergenza coronavirus sta mettendo a rischio la sopravvivenza del settore. Il 96% per cento dei dipendenti degli alberghi italiani è in cassa integrazione, si rischia un’ecatombe economica per 386 mila imprese turistiche e quattro milioni di lavoratori. “Per questo chiediamo al governo provvedimenti immediati, che accompagnino le aziende nel percorso verso il ritorno ad un equilibrio economico e le spingano ad investire. Crediamo sia importante che le imprese del turismo utilizzino quest’anno per riqualificarsi e proiettarsi nel migliore dei modi verso il futuro, magari con un credito d’imposta concesso dallo Stato”. Lo afferma Nicola Ciccarelli, presidente del gruppo proprietario della Swadeshi Club Hotels e consigliere nazionale Confindustria Alberghi. Swadeshi è una delle poche catene completamente italiane che operano sul territorio nazionale, presente in più regioni. Un gruppo alberghiero con nove strutture quattro stelle in portfolio tra Sardegna, Trentino, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna e Friuli. 

“In questo momento a causa dell’emergenza Covid-19 siamo chiusi dappertutto, attendiamo le disposizioni del governo. Insieme agli altri operatori con i quali condividiamo il problema, vogliamo comprendere quali saranno le strade da percorrere. Ad ogni modo, Swadeshi Club Hotel è pronta a ripartire”, afferma Ciccarelli. “Rispettiamo perfettamente il Protocollo di sicurezza e daremo ampie garanzie ai nostri ospiti sotto il profilo medico e della salute. Abbiamo ideato un sistema completamente garantito per la sicurezza dei clienti e la loro protezione dai rischi legati al Covid-19 e alle malattie virali in generale. Pulizie, food, attività all’aperto: tutto secondo le indicazioni nazionali, oltre l’attestazione di un ente di certificazione che opererà nelle strutture del gruppo. Le procedure di sanificazione sono già state avviate e saranno completate con l’apertura delle strutture”.

La stagione 2020, spiega Ciccarelli, “è sicuramente persa sotto il punto di vista dei ricavi e della redditività. Alcune nostre strutture (non tutte) apriranno a giugno, accontenteremo i clienti storici e sarà anche un messaggio per il territorio nel quale abbiamo investito: noi ci siamo e non vi abbandoniamo. Le stime prevedono una riduzione del 70% dell’incoming, dall’estero non arriverà quasi nessuno, quest’anno la clientela sarà quasi esclusivamente italiana ma in questo caso occorre evidenziare che c’è un problema legato ai trasporti: in Sardegna, ad esempio, tra aerei e navi non sappiamo quali mezzi saranno garantiti”.

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