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Cronache
“Un anno fa lasciati soli dallo Stato”, la mamma di Alice ricorda la tragedia
Alberto Scagni e Alice Scagni

Il caso di Alice Scagni, la donna uccisa dal fratello a Genova 

"Dobbiamo arrenderci? In queste ore Alberto Scagni, in piena crisi psicotica minacciava di morte suo padre. Graziano, impotente e spaventatissimo, registrava la seconda chiamata. La voce di nostro figlio non mentiva sulla follia che lo stava travolgendo. Dopo aver minacciato suo padre, Alberto aveva chiesto di sua sorella. Abbiamo tentato di trasmettere i suoni agghiaccianti di quella voce alla Polizia. Ma era, come oggi, il 1 Maggio, la festa dei lavoratori. Abbiamo tentato di denunciare nostro figlio ma siamo stati lasciati soli". Lo scrive su Facebook Antonella Zarri, la mamma di Alberto e Alice Scagni a un anno dall'omicidio della ragazza da parte del fratello. Alberto è stato rinviato a giudizio, il processo inizierà a giugno.

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"Non sono intervenuti e ci hanno rimandato al lunedì successivo. Ma Alberto ed Alice non hanno più avuto un lunedì. Questa è la sola ed unica verità. Quella che tutti hanno ben compreso. È terribilmente semplice. Ma per la Procura - continua la donna - Alberto Scagni non è matto perché è l'unico responsabile di tutto quanto è accaduto. Così è più semplice. Non è gravemente infermo di mente. Ha torto il Perito del Giudice e ragione il consulente del Pm che ha stabilito, ancor prima di ogni perizia, che Alberto Scagni è un simulatore ed un callido assassino. Per ora sono stati smentiti ma sono sicura che troveranno un Giudice che, per 'ragion di Stato' disporrà un'altra perizia che possa rimettere ogni cosa al suo posto. Tutta la colpa sarà di noi semplici cittadini mentre alcuna responsabilità avranno gli inerti rappresentanti dello Stato. Quando lo Stato fallisce la colpa è sempre dei cittadini".

"Tra poche ore, un anno fa, verrà uccisa nostra figlia Alice. Un tragico destino. Una tragedia enorme. Mostruosa. Che queste ore siano di riflessione per coloro che, sollecitati invano da due anziani genitori disperati, non sono voluti intervenire in loro soccorso. Che ogni minuto che passa sia per loro un peso sulla coscienza con il quale dover fare i conti", conclude la signora Zarri.

 

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