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Cronache
Vaticano, imminente processo a Cecilia Marogna per peculato

Vaticano: imminente processo a Marogna per peculato 

Revocata la misura cautelare da parte del Vaticano per Cecilia Marogna, la manager cagliaritana coinvolta nel caso dell'ex cardinale Angelo Becciu. Lo rende noto l'Ufficio del Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano che informa come a carico della donna sia "di imminente celebrazione il giudizio per un'ipotesi di peculato commesso in concorso con altri". La decisione della revoca della misura cautelare consentirebbe a Marogna di partecipare al processo in Vaticano "libera dalla pendenza di misura cautelare nei suoi confronti".

Nel comunicato si legge che "in data 13 gennaio 2021, il Giudice istruttore del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, accogliendo l'istanza formulata dall'Ufficio del Promotore di Giustizia, ha revocato la misura cautelare a suo tempo disposta nei confronti della sig.ra Cecilia Marogna, a carico della quale è di imminente celebrazione il giudizio per un'ipotesi di peculato commesso in concorso con altri". "L'iniziativa intende, tra l'altro, consentire all'imputata - che ha già rifiutato di difendersi disertando l'interrogatorio dinanzi all'Autorità giudiziaria italiana, richiesto in via rogatoriale dal Promotore di Giustizia - di partecipare al processo in Vaticano, libera dalla pendenza di misura cautelare nei suoi confronti", continua la nota. Oggi la Santa Sede ha comunicato ai giudici della Corte d'Appello di Milano, che dovevano decidere se rinviare Marogna alla giustizia vaticana, il "non luogo a provvedere" riguardo all'estradizione dell'indagata. 

Marogna, la difesa: "3 mesi di sofferenza senza piena giustizia"

Gli avvocati di Cecilia, Zanni, Dinoia e Federico così hanno commentato in una nota: "Che peccato! Siamo profondamente dispiaciuti che, per la retromarcia dell'ultima ora dei Promotori di Giustizia e del Giudice Istruttore del Vaticano, non abbiamo potuto ottenere piena giustizia con una sentenza che avrebbe riconosciuto l'infondatezza e l'arbitrarietà delle loro precedenti insistite richieste di far incarcerare la madre di una bambina di dieci anni". 

Il comunicato fa riferimento al fatto che stamattina, alle 8.30, il Ministero della Giustizia ha inviato ai giudici della quinta sezione penale d'Appello la richiesta di disporre il "non luogo a procedere" sul tema dell'estradizione della consulente cagliaritana. La donna era stata fermata a ottobre su richiesta della autorità vaticane a Milano, e ha trascorso 17 giorni in carcere, fino a quando la Cassazione ha revocato la misura, togliendole in seguito anche l'obbligo di firma. I togati della Corte d'Appello di Milano si sono riservati di decidere nel merito, ma stamattina non si e' proceduto in aula ad una discussione del tema.

"Dobbiamo purtroppo prendere atto, con grande dispiacere, che, dopo tre mesi di sofferenze di Marogna e dei suoi familiari, dopo che le Autorità giudiziarie italiane avevano ripetutamente affermato l'ingiustizia della sua carcerazione preventiva e delle altre misure contro di lei, quando ormai si era alla resa dei conti, quando cioè era giunto il momento che la Corte d'Appello di Milano negasse l'estradizione, alla fine il Giudice Istruttore ed i Promotori di Giustizia del Vaticano si sono arresi", concludono i legali della manager.

"La giustizia della S.Sede evita il confronto"

"Quella dei magistrati vaticani è stata una resa senza onore: anziché riconoscere i loro errori, hanno revocato il mandato di cattura, sottraendosi al confronto con noi e al giudizio della Corte". L'attacco ai promotori di giustizia e al giudice istruttore della Santa Sede da parte degli avvocati di Cecilia Marogna. Stamattina nell'aula della quinta sezione è stata però letta, dal presidente Franco Matacchioni, la richiesta arrivata da Roma, tramite il Ministero della Giustizia, di disporre il 'non luogo a procedere' nei confronti della 40enne, nel provvedimento estradizionale.

Per i legali è "certo che la revoca" della misura "non sia intervenuta per consentire a Marogna di partecipare libera al processo in Vaticano". Il riferimento è alla nota, diffusa dalla Santa Sede, per cui il processo per peculato nei suoi confronti proseguirà davanti alla giustizia vaticana nel merito, e lei potrà - totalmente libera - parteciparvi senza misure cautelari pendenti (misure che peraltro erano state gia' annullate dalla Cassazione italiana).

Una versione che però non convince la difesa, che ribadisce: "L'infondato mandato di cattura non sarebbe stato emesso fin dall'inizio", se queste fossero state le intenzioni, "né sarebbero state alimentate per tre mesi, con quattro diverse istanze, le pretestuose richieste di arresto e di estradizione". "Paradossale che ora" le autorità vaticane "tentino, addirittura, di far ricadere" sull'assistita "la causa della loro retromarcia, per non essersi fatta interrogare a Cagliari". Le ragioni della difesa, su questo punto vengono richiamate, nella nota: "Come ha affermato il Ministro di Giustizia in questa vicenda e come ha ribadito il Tribunale di Roma in un'altra vicenda, non esiste alcun accordo di assistenza giudiziaria fra l'Italia e lo Stato della Città del Vaticano, quindi i Promotori di Giustizia non avevano alcun diritto di chiedere quell'interrogatorio e la signora Marogna aveva il sacrosanto diritto di scegliere di difendersi nella sede istituzionale, che era appunto la Corte d'Appello di Milano, da dove pero' loro si sono sfilati". 

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