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Culture
Arte ribelle: l’euforia rassegnata dei sessantottini
Ercole Pignatelli, Doppioni, 1966

Di Raffaello Carabini

I dieci anni tra le due contestazioni, quella della fantasia al potere datata 1968 e quella punk del 1977, furono punteggiati dalle opere di artisti fuori dagli schemi, che volevano inventare nuovi linguaggi, destinati al proletariato e non alla borghesia. Ottanta loro opere sono in mostra a Milano.

E poi in banca ci sono proprio finiti. I ribelli del ‘68 e dintorni, quando la parola d’ordine era “fantasia al potere!” e l’offesa più insopportabile “con quella testa non potrai che fare il bancario!”. Proprio gli artisti, le avanguardie intellettuali, un po’ anarcoidi, molto sloganistiche, a più o meno cinquant’anni di distanza espongono le loro opere di allora, e dei dieci anni successivi fino al secondo fuoco (di paglia?) giovanile, quello del ‘77 e dei punk, nell’elegante Galleria del Credito Valtellinese a Milano.

Fino al 9 dicembre la ben articolata mostra Arte Ribelle 1968-1978. Artisti e gruppi del Sessantotto propone un’ottantina di opere di artisti spesso molto differenti tra di loro, accomunati in primis dall’impegno politico, che li faceva rivolgere non al pubblico “borghese”, bensì al proletariato “militante”, con proposte che suonano spesso ormai datate ma caratterizzanti il periodo della cosiddetta “contestazione giovanile”.

Il tutto in un mix effervescente di “alto” e “basso”, di arte concettuale e fumetti, di poesia visiva e fanzine, di pop art e volantini, di cinema e striscioni, di illustrazione e muralismo: con un’evidente ricerca di scardinare i codici tradizionali della comunicazione e di arrivare in maniera diretta e chiara a chiunque. Tutte espressioni artistiche – con l’aggiunta di un corposo corollario documentale, fotografie, libri, riviste.. – che in Italia si sono chiaramente ispirate alla protesta politica, alla speranza rivoluzionaria, alle spinte libertarie, e che si sono sviluppate a partire dal 1965, con le prime proteste per la guerra del Vietnam.

“Utilizzavamo linguaggi nuovi”, ci dice uno dei protagonisti, Fernando De Filippi, “anche per la sinistra, che era ferma a Guttuso e alla linea dettata da “Rinascita”, partendo dai mass media e dimenticando ogni tipo di naturalismo. C’era sempre un progetto, una costruzione in funzione sociale. Eravamo iscritti al partito comunista come difesa, per entrare a stampare i manifesti a Brera in serigrafia ad esempio, ma la nostra idea era di coniugare fantasia ed estremismo. Però in fondo lo sapevamo di essere nel mirino, che la contestazione era controllata. La nostra euforia nasceva già rassegnata.”

Al suo fianco in mostra troviamo Vincenzo Agnetti, Franco Angeli, Nanni Balestrini, Age, Paolo Baratella, Mario Ceroli, Emilio Isgrò, Mario Schifano, Ugo La Pietra, Umberto Mariani, Gianni Emilio Simonetti, Matteo Guarnaccia e vari altri provenienti dai due poli espressivi di Milano e Roma, a proporre un insieme vivace e magmatico di comunicazioni visive delle forme più disparate. “Artisti e anche semplici illustratori, che furono”, dicono Cristina Quadrio Curzio e Leo Guerra, direttori artistici delle Gallerie del Credito Valtellinese, “testimoni attivi di quella stagione, e che costituirono un esempio importante, duraturo e linguisticamente non secondo a nessuno nell’Europa di quell’epoca”.

Veramente bello il catalogo, ricercato nella veste editoriale, con un ricco apparato iconografico, pieno di interviste e molto accurato nei saggi, per i tipi dello stesso gruppo bancario.

 

Arte Ribelle 1968-1978. Artisti e gruppi del Sessantotto

Galleria del Credito Valtellinese – Refettorio delle Stelline

corso Magenta, 59 – Milano

ingresso libero

orario 13,30/19,30 (sabato 15/18,30, chiuso domenica e lunedì)

info www.creval.it/eventiCreval/mostre/arte-ribelle/325

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