Chi era Stefano Benni, il "Lupo" che da "Bar Sport" ha raccontato l’Italia con ironia e immaginazione - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 13:59

Chi era Stefano Benni, il "Lupo" che da "Bar Sport" ha raccontato l’Italia con ironia e immaginazione

Addio a una delle voci più originali e amate della letteratura italiana contemporanea

di Emma Rossi

Dagli esordi a Bar Sport: il ritratto di Stefano Benni 

Stefano Benni, morto il 9 settembre 2025 all’età di 78 anni, è stato una delle voci più originali e amate della letteratura italiana contemporanea. Scrittore, poeta, drammaturgo, sceneggiatore, giornalista e umorista, Benni ha saputo raccontare come pochi altri il lato grottesco, surreale e teneramente umano della società italiana, con uno stile inconfondibile fatto di invenzioni linguistiche, satira tagliente e tenerezza anarchica.

Nato a Bologna nel 1947, "il Lupo", come lo chiamavano affettuosamente i lettori e colleghi, ha esordito con racconti pubblicati sul mensile satirico Il Mago, dove apparvero anche le prime versioni di quello che diventerà il suo romanzo d’esordio e grande successo, Bar Sport (1976). Ambientato nel microcosmo tragicomico dei bar di provincia, questo libro ha segnato l’immaginario collettivo di generazioni di lettori italiani, diventando un piccolo cult popolare da cui è stato anche tratto un film. Il seguito, Bar Sport Duemila, è arrivato anni dopo, a conferma del legame duraturo del pubblico con quei personaggi e quello stile.

Benni ha continuato a pubblicare romanzi e racconti che mescolavano satira sociale, fantasia e umanità. Tra i suoi titoli più noti: Terra!, La compagnia dei Celestini, Elianto, Baol, Saltatempo, Margherita Dolcevita, Il bar sotto il mare, Pane e tempesta, Comici spaventati guerrieri e Spiriti.  Le sue opere, tutte pubblicate da Feltrinelli, sono state tradotte in oltre 30 lingue, portando nel mondo l’immaginario bizzarro, poetico e spesso impegnato della cultura italiana, con uno sguardo sempre critico, ironico e mai conformista.

Benni ha collaborato anche con L’Espresso, Panorama, La Repubblica, Il manifesto, i mitici Cuore, Tango, Linus, fino alla direzione della collana "Ossigeno". È stato anche battutista per un giovane Beppe Grillo, con cui ha collaborato anche nel cinema: nel 1987 ha scritto la sceneggiatura di Topo Galileo, con Grillo protagonista e musiche di Fabrizio De André. Ha anche co-diretto nel 1989 Musica per vecchi animali, tratto da Comici spaventati guerrieri, con Dario Fo e Paolo Rossi nel cast.

Grande amico dell’umorista francese Daniel Pennac, fu proprio Benni a farlo tradurre in Italia per la prima volta. I due sono rimasti legati da un’amicizia e una stima reciproca, tanto che Grazie! di Pennac è dedicato proprio a lui. Mai lontano dall’impegno civile, nel 2015 rifiutò pubblicamente il Premio Vittorio De Sica, protestando contro i tagli alla cultura e alla scuola operati dal governo Renzi. Un gesto coerente con il suo stile di vita schivo, libero e radicale.

Benni era profondamente legato a Bologna e all’Emilia-Romagna, che ha raccontato con passione e ironia: dai bar di quartiere all’umanità sgangherata delle sue storie, lo spirito emiliano traspare in ogni sua pagina. Lo ha ricordato con commozione anche il sindaco Matteo Lepore, parlando di "storie diventate parte della memoria collettiva" e di un autore capace di rappresentare "quello spirito bolognese che ci accomuna". L’estate precedente alla sua morte, Piazza Maggiore aveva ospitato una maratona di lettura dei suoi testi, Viaggio a Stranalandia, a conferma dell’amore della città per il suo "Lupo".

Anche il presidente dell’Assemblea legislativa Maurizio Fabbri e l’europarlamentare Stefano Bonaccini hanno sottolineato come Benni abbia saputo "raccontare la parte migliore della nostra storia", con un’eredità letteraria che ha segnato più generazioni. L’assessora Gessica Allegni ha parlato di un uomo e artista "che ci mancherà", capace di mettere in luce "miserie e nobiltà popolari" con grazia e intelligenza.

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