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Culture
Edward Hopper: il pittore Usa in mostra a Bologna
A Woman in the Sun - 1961

di Raffaello Carabini

Quella di Edward Hopper sembra sempre la vertigine di un antico dolore che riaffiora implacabile alla superficie del ricordo, nonostante il pittore non voglia farsi mai esploratore della psiche, bensì cerchi la magia e la commozione, la franchezza e la pietas, con una pennellata scarna e avvincente come la prosa di un romanzo del contemporaneo John Steinbeck.

La sua pittura “è una delle grammatiche del Novecento. Un’arte che svela il legame profondo tra gli scenari della vita quotidiana e la realtà interiore, con una efficacia che fa convivere gli opposti: il realismo e la simbologia, la semplicità e la complessità, la serenità e l’inquietudine: sono i traguardi propri dei grandi artisti, capaci di parlare a tutti”, come scriveva l’allora sindaco di Milano Letizia Moratti nel 2009, presentando la prima grande rassegna dedicata in Italia all’artista newyorchese.

La sua pittura è considerata, già dalla fine degli anni Venti, “lo” stile americano: la prima acquisizione nel 1931 del neonato Museum of Modern Art di New York fu il magnifico “House by the Railroad” (il quadro a cui si ispirò Alfred Hitchcock per la casa dello schizofrenico Norman Bates di Psycho) e la prima retrospettiva dello stesso istituto fu dedicata proprio a Hopper, due anni dopo.

Contemporaneamente il Whitney Museum of American Art apre i battenti nel 1931, esponendo come opera principale della collezione il capolavoro “Early Sunday Morning”, acquistato per la notevolissima cifra di 3000 dollari. Cui ne seguiranno moltissime altre, comprese quelle lasciate in eredità dalla vedova del pittore: tra esse le circa 60 esposte al bolognese Palazzo Fava, fino al 24 luglio.

Il bel percorso cronologico evidenzia come l’artista seguisse un tragitto creativo non semplice, macerato, lungo, raccogliendo appunti disegnati in varie situazioni, che poi sintetizzava nel suo unico e magico realismo. Passiamo dalle formative tele giovanili, gli autoritratti (compreso quello in veste di clown del capolavoro “Soir Bleu”, forse il suo quadro con più persone, tutte immerse in un’atmosfera di totale incomunicabilità. L’artista nella società è considerato un pagliaccio sembra dire, ma forse era solamente deluso per la presa in giro della fidanzata Alta, convolata a nozze con un altro proprio mentre stava dipingendo quest’opera che nessuno amò, tanto che venne ritrovata tutta arrotolata in un angolo dello studio solo alla sua morte) e le vedute dei viaggi a Parigi, alle illustrazioni e le incisioni, tra cui quelle intrise di erotismo, dai paesaggi infiniti fatti di un’unica costruzione nel nulla fino alla gustosa installazione – già vista a Milano – che permette agli spettatori di “entrare” nel magnifico “Second Story Sunlight” al posto di una delle due protagoniste.

La “cifra hopperiana”, così diffusa poi nel cinema, nella fotografia, nell’illustrazione, nella pubblicità, nelle copertine di dischi e riviste, persino nei fumetti, appare immediatamente in immagini che hanno sempre qualcosa di arcano e di surreale, con spazi che non tornano, punti di vista inusuali, una luce magica e un che di astratto che ne “certifica” la classicità.

Lo hanno definito il “De Chirico americano” e insieme il “Vermeer del XX secolo”. Più o meno il diavolo e l’acqua santa insieme, perché il mondo di Edward Hopper, il pittore americano per eccellenza, riesce a fondere il fantastico e il normale, l’immaginifico e il banale, l’ansioso e il sereno. Quei suoi panorami sospesi, gli interni immobili, i personaggi isolati, le inquadrature fotografiche, la tavolozza riconoscibile riescono a far parlare il silenzio. A descrivere con un afflato universale l’insopportabile rumore del silenzio.

 

 

Edward Hopper

Palazzo Fava - Palazzo delle Esposizioni, Via Manzoni, 2, Bologna

fino al 24 luglio

orari: tutti i giorni dalle 10 alle 20 (la biglietteria chiude un’ora prima)

biglietti: intero € 13; ridotto € 11; scuole € 5 (prenotazione obbligatoria, min 15 max 25 persone, microfonaggio obbligatorio)

tel. 051 0301089 (dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17)

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Tags:
edward hopper mostra bologna





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