Bertante racconta l'estate crudele italiana: "Siamo bloccati, privi di orgoglio e identità..."
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di Antonio Prudenzano
su Twitter: @PrudenzanoAnton

Viale Monza, via Padova, una Milano multietnica, periferica, decadente, e un’estate bollente, quella del 2003. E’ l’ambientazione del nuovo romanzo di Alessandro Bertante, “Estate crudele” (Rizzoli). Affaritaliani.it ne ha parlato con l’autore, classe ’69, che ha già pubblicato “Al Diavul”, “Nina dei lupi” (Marsilio, candidato al premio Strega) e “La magnifica Orda” (Il Saggiatore) e che è il direttore del portale di recensioni Bookdetector.
Alessio Slaviero, il protagonista del suo romanzo, è un uomo rassegnato, in preda ai deliri. Ha quasi 40 anni e da tempo ha perso ogni illusione. E’ nauseato, non crede più a niente. Dottore di ricerca in antropologia, fa lo spacciatore... Pur non essendo ambientato nell’Italia confusa, arrabbiata e in recessione di questi mesi, “Estate crudele” sembra raccontare proprio il nostro Paese, che ha appena votato in massa il Movimento di Beppe Grillo…
"Il Paese è lo stesso, la data non è così importante, i cambiamenti fondamentali erano già avvenuti durante gli anni Ottanta e Novanta, quando ci siamo illusi che esistesse una sola classe sociale, la borghesia urbana. Questa è stata un truffa economica prima che sociale, come questi mesi ci stanno mostrando in modo impietoso. Noi italiani, uomini occidentali già decaduti, abbiamo smarrito ogni percorso identitario, muovendoci all’interno di una melassa indistinta che unisce necessità di consumo, populismo e retorica democratica di bassa lega. Siamo privi di orgoglio e consapevolezza. E non credo sia questione di rabbia, ma piuttosto di rancore. L’Italia è bloccata da troppi privilegi, dalla mancanza di sguardo delle generazioni egoiste e privilegiate che ci hanno condotto fin a qui. Questo percorso non può che generare rancore".

- foto di Nicola De Rosa
Chi nella Milano degli anni ’80 sognava un mondo diverso, oggi sembra completamente rassegnato. Anche lei?
"Temo proprio di si. Ma è non è un atteggiamento che rivendico, sebbene venga da lontano. Anche negli anni Ottanta la promessa di una futura decadenza era già scritta in tutti i segni a nostra disposizione. La nuova Italia si forma in quel periodo, quando lo spettacolo muta e ci porta placidamente a nuove forme di rappresentazione e di controllo di massa".
Da scrittore sente la necessità di confrontarsi con questa rassegnazione: “Estate crudele” è anche dunque un romanzo generazionale?
"Bisogna capire cosa s’intende per generazione. Ci sono dei riferimenti culturali ben precisi che necessitano di una vicinanza anagrafica, questo è sicuro. Ma i temi trattati sono universali: la solitudine, l’esclusione, la ribellione, la necessità di un pensiero dominante. Chi racconta storie rimane sempre su di un crinale molto stretto".
Ne l’“Estate crudele” la “colonna sonora” gioca un ruolo importante…
"A livello narrativo la musica serve a cadenzare gli stati d’animo. È un richiamo fondamentale per distinguere l’immaginario. Per la mia generazione la musica ha avuto un ruolo fondamentale, giocava un ruolo di appartenenza molto forte, un’influenza che per certi versi dura ancora oggi".
Nel prossimo romanzo cosa racconterà?
"Estate crudele per me è stato un punto di svolta che chiude definitivamente un periodo. Ho bisogno di molto tempo per scrivere una cosa nuova. L’idea c’è già e riguarda gli anni Ottanta. La narrazione di quel periodo è stata completamente rimossa. Adesso, forse, siamo pronti".
Lei si è sempre interessato all'organizzazione di eventi legati al libro a Milano. L'ormai ex assessore alla Cultura Stefano Boeri, che ha promosso il lancio di "Bookcity", è stato "licenziato" dal sindaco Pisapia, suscitando lo stupore di numerosi intellettuali delusi dalla scelta. Al posto di Boeri arriva Filippo Del Corno. Lei da che parte sta?
"Questa faccenda, francamente, non mi riguarda. Ma posso senza dubbio dire che Filippo Del Corno è una persona di valore, un professionista serio e preparato. Poi ha quarant’anni. E non è poco".