Culture
Fantastico Medioevo, Fulvio Delle Donne racconta la Basilicata crocevia dell’Europa medievale
Delle Donne: "Abbiamo scelto un linguaggio narrativo, accessibile, piacevole ma rigoroso, trasformando ogni incontro in un dialogo fra studiosi accuratamente selezionati e cittadini"






Fantastico Medioevo, Fulvio Delle Donne illustra la Basilicata crocevia dell’Europa medievale e le iniziative culturali per riportare la storia sul territorio
Tra lezioni di storia nei borghi del Vulture, festival che intrecciano parole, musica e teatro, e un grande convegno accademico in arrivo a fine novembre, Fantastico Medioevo continua a far dialogare passato e presente, restituendo alla Basilicata il ruolo centrale che ebbe nella storia europea. Alla guida scientifica del progetto c’è Fulvio Delle Donne, professore ordinario di Letteratura latina medievale e umanistica presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli, che con la sua visione intreccia ricerca, divulgazione e valorizzazione culturale. Lo abbiamo intervistato per approfondire il significato storico della stagione medievale lucana e le azioni che rendono Fantastico Medioevo un modello di partecipazione e conoscenza condivisa.
Professor Delle Donne, come direttore scientifico di Fantastico Medioevo, quale significato storico attribuisce alla stagione medievale lucana e quali aspetti ritiene fondamentali per comprendere il ruolo di figure come Federico II e Manfredi?
"La stagione medievale lucana è una delle più alte della storia europea. L’Italia era allora al centro del mondo, con la sua posizione di pontile naturale nel cuore del Mediterraneo. A partire dall’XI secolo i Normanni, con Guglielmo Bracciodiferro e Roberto il Guiscardo, posero qui le basi di un regno solido e duraturo, che nel Duecento Federico II avrebbe poi reso uno Stato strutturato, fondato su leggi, virtù, merito e conoscenza. Con Manfredi quella visione si allargò ulteriormente alla poesia e alla scienza, anticipando l’Umanesimo e il Rinascimento che sarebbero fioriti con Alfonso il Magnanimo. Comprendere questo Medioevo significa riconoscere nella Basilicata il cuore propulsivo di un’Europa mediterranea capace di elaborare modelli politici e culturali ancora oggi attuali e applicabili", ha dichiarato il Professor Delle Donne.
Le Lezioni di storia nei comuni del Vulture hanno portato la storia medievale direttamente sul territorio. Quali strategie avete adottato per rendere accessibili e coinvolgenti temi storici complessi per il grande pubblico?
"Le Lezioni di storia hanno riportato la conoscenza nei luoghi che ne sono stati protagonisti. Abbiamo scelto un linguaggio narrativo, accessibile, piacevole ma rigoroso, trasformando ogni incontro in un dialogo fra studiosi accuratamente selezionati e cittadini. In molti casi le lezioni sono state accompagnate da visite guidate ai monumenti, condotte da esperti accreditati e riconosciuti. La conoscenza approfondita degli argomenti, unita alla capacità di raccontarli con parole e immagini, ha ridestato una memoria preziosa del passato, restituendo a castelli, borghi, cattedrali e paesaggi il loro ruolo di testimoni. Non abbiamo semplificato la storia, ma l’abbiamo resa condivisa: la complessità può essere capita e recepita se è raccontata con passione e semplicità, senza mai rinunciare al rigore".
Nel Festival “Parole tra passato e presente” avete combinato storia, musica e performance teatrale. In che modo questa modalità divulgativa contribuisce a far dialogare il passato con le sfide e i valori del presente?
"Nel Festival Parole tra passato e presente la divulgazione è diventata un’occasione per accendere curiosità attraverso dieci dibattiti serrati tra storici, economisti, politici, attori e persino autorevoli rappresentanti della Chiesa, come il vescovo di Melfi. Il passato si è intrecciato sistematicamente con l’attualità, mostrando come la conoscenza della nostra storia possa e debba essere una bussola per orientarci nel presente. Senza memoria del proprio passato nessuno può esistere con consapevolezza. Attraverso confronti, musica e performance artistiche abbiamo creato un “corto circuito” emotivo e intellettuale. Termini come Stato, Pace o Mediterraneo sono tornati vivi, illuminando i dilemmi contemporanei".
Guardando al Convegno di fine novembre su “Forme e culture della regalità”, quali saranno le principali novità o riflessioni che il pubblico potrà attendersi e in che modo il convegno si inserisce nel percorso di valorizzazione storica e culturale del Medioevo lucano?
"Il Convegno, dal 25 al 28 novembre, vedrà la partecipazione di circa trenta illustri accademici di tutta Europa e offrirà nuove letture della monarchia mediterranea del Mezzogiorno come spazio di elaborazione politica e intellettuale. Non sarà una celebrazione del potere, ma un’analisi delle sue rappresentazioni più innovative: dalle corti normanne e sveve alle culture angioina e aragonese. Mostrerà come il Regno del Sud, tra XII e XV secolo, sia stato un laboratorio di idee straordinariamente avanzate sul governo e sulla giustizia. Si discuterà delle virtù di chi è chiamato a governare gli uomini: argomento sempre attuale. Soprattutto, contribuirà a riscrivere la trita geografia delle “due Italie”, abbattendo i confini imposti da una storiografia di matrice risorgimentale e ridefinendo i tratti mediterranei dell’Europa medievale. È un tassello fondamentale nel percorso di Fantastico Medioevo, che dà eccezionale lustro alla comunità e restituisce alla Basilicata la sua centralità nella grande storia europea".
Come direttore scientifico, quale visione guida l’insieme delle iniziative divulgative di Fantastico Medioevo, tra lezioni, festival e convegni, nel promuovere la conoscenza storica senza rinunciare all’attrattività e alla partecipazione delle comunità?
"La visione che guida Fantastico Medioevo è quella di una storia viva, che unisce rigore scientifico e partecipazione collettiva. Le lezioni, i festival, gli spettacoli musicali, la produzione di video e film, le mostre, gli allestimenti museali e le pubblicazioni in volume nascono per costruire comunità consapevoli, capaci di riconoscere nel passato la trama del presente. Crediamo in una divulgazione che non riduca la complessità, ma la renda affascinante, trasformando i luoghi storici in teatri di conoscenza condivisa. È la storia che torna alla gente, e la gente che torna alla storia: questo è il cuore del progetto. Con la certezza che ne deriverà un ritorno significativo sul piano del turismo culturale consapevole, centrato sulla riscoperta di una regione che reca tracce di grande storia in ogni suo luogo".
