Festival roBOT, viaggio nella musica elettronica - Affaritaliani.it

Culture

Festival roBOT, viaggio nella musica elettronica

Di Pierfrancesco Pacoda
 
Ha attraversato e ridefinito le geografie, la musica elettronica, grazie a una generazione di dj e produttori che, slegati dal senso stesso dell' autenticità' e del localismo, hanno invece creato una scena dove sono gli individui, con la loro identità, a definire i contorni di un suono in continua trasformazione.
 
Il festival roBOT, alla sua ottava edizione, in programma a Bologna dl 7 al 10 ottobre, è una delle forme più aggiornate e tumultuose di narrazione che ci offre questa realtà.
 
Immergersi nel suo ricchissimo programma è come fare un viaggio nella diversità, valore del quale la cultura avverte sempre maggiore bisogno.
 
Capita così di imbattersi in personaggi straordinari e ancora poco conosciuti come il sudafricano Nozinja, eroe del ghetto di Soweto, che mescola con disinvoltura (eppure con incredibile rigore filologico) il suono del 'bush', con la violenza 'cinematografica' del dubstep, portando le atmosfere di una terra selvaggia e politicamente complessa all'interno della 'discoteca'.
 
Certo, gli spazi aiutano. E roBOT può vantare straordinarie ambientazioni per i suoi live. La parte diurna si svolge nelle sale solenni e affrescate di Palazzo Re Enzo, cuore medievale di Bologna, proprio su Piazza Maggiore. Qui segnaliamo gli imperdibili live del norvegese  Biosphere, con le sue trame ambient oscure che avvolgeranno le memorie più antiche di Bologna. Mentre Prefuse 73 ci riportano alle radici africane (ancora!) dell'hip hop, esaltandone il versante più funk.
 
Il 9 e il 10, la sera, roBOT si sposta negli spazi saturi di poesia urbana della Fiera, che apre i suoi confortevoli padiglioni alla musica elettronica, ospitando una serie di nomi che rappresentano lo sguardo rivolto al futuro del suono generato dalle macchine. C'è Trentemoller, il produttore danese che da alcun anni propone una personale ricerca su una musica arcaica e tecnologia insieme, c'è Squarepusher, un super virtuoso del basso elettrico che ci riporta agli anni ruggenti del jazz funk, dimostrando in maniera inconfutabile quanto i moderni 'breaks' siano debitori della  creatività di Perigeo e Weather Report.
 
C'è Tiga, eroe dell'electrosound che invece ci ricorda, con i suoi set, cosa avveniva nella New York degli anni 80. E ci sono musicisti cileni, (Flako),  russi (Nina Kravitz) e tanti italiani come il salentino Populous, esempio di quella 'bedroom generation' che ha varcato il confine della propria cameretta per vivere la sua vita digitale nei grandi festival internazionali. Come roBOT.  
 
www.robotfestival.it