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Culture
Franca Ghitti a Mendrisio: una scultura che sa evocare e parlare
Bosco, s.d

di Raffaello Carabini

 

“L’opera di Franca Ghitti”, scrive acutamente Elena Pontiggia, “si rivela un dizionario del non detto, un vocabolario di forme e idiomi perduti. Se Arturo Martini aveva definito la scultura una lingua morta, per Franca la scultura riporta in vita la lingua morta. Custodisce cioè le forme scomparse, e diventa un archivio di linguaggi. La scultura, insomma, non è espressione dell’io, ma il ritrovamento di espressioni dimenticate. Perché, come diceva l’artista stessa, non ho cercato la mia voce, ma tutte le voci.”

E la bella mostra allestita fino al prossimo 15 luglio nel Museo d’Arte di Mendrisio (sempre accogliente, ben organizzato e acuto nelle proposte espositive che decorano l’ex-convento dei Serviti al centro della cittadina due passi oltre il confine, nota per i suoi convenienti centri commerciali) ne dà piena conferma. La ricerca di Ghitti, scomparsa ottantenne nel 2012, ha attraversato diverse fasi, ma sempre partendo da un desiderio narrativo chiaro, che si confronta di volta in volta con i segni del passato più profondo – le insioni rupestri della Val Camonica, dove è nata – e con le immagini della natura, soprattutto gli amati boschi, con le raffigurazioni urbane e con il sapere dimenticato dai linguaggi ufficiali, con il desiderio di definire nuovi alfabeti espressivi e con quello di rappresentare nuove carte geografiche dell’esistenza.

Il tutto partendo da un riferimento terrigno e ancestrale come il sapere degli artigiani del ferro e del legno delle valli prealpine e da una poetica che, pur dimenticando la solidità e la pienezza della statuaria, non diventa mai banale “scultura bidimensionale” – anche se Ghitti veniva dalla pittura e ha praticato a lungo con ottimi esiti l’incisione – bensì è un inno alla leggerezza. Alla sottile e incantatrice forza del “nuovo” che ci circonda, sapessimo leggerlo con quel “terzo occhio” non esoterico o straniante ma capace di cogliere le mille e una vibrazioni della materia su cui da un lato si sono accumulate le esperienze umane della storia dall’altro si espandono naturalmente possibilità di nuove veggenze.

Così le sue Mappe degli anni Sessanta rielaborano le figure rupestri, le Edicole e le Vicinie successive sono piccole antologie di storie contadine; negli 80 i Libri chiusi sono raccolte di saggezza illeggibili che spalancano lo sguardo che possedevamo nell’infanzia e i Tondi recuperano fondi di botti per farne materici inni all’infinito che è nell’uomo; infine gli Alberi (anche quelli che compongono il magnifico Bosco, installazione che ne allinea 12) riportano all’inizio-insegnamento di ogni cosa, la natura, così come fanno le due bellissime sculture introduttive della mostra, posizionate nel chiostro di accesso al museo e realizzate con scarti di materiale ferroso, Alberi-Vele e Cascata.

 

 Franca Ghitti scultrice

Museo d'arte Mendrisio

piazzetta dei Serviti, 1

fino al 15 luglio

orari: martedì-venerdì 10/12, 14/17, sabato e domenica 10/18, lunedì chiuso

biglietti € 10; ridotti € 8

info: www.mendrisio.ch/museo; museo@mendrisio.ch; tel. +41. 058.688.33.50

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