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Culture
Frida Kahlo tra mostre, libri e cinema

Ci sono tante ragioni per cui Frida Kahlo riesce ancora a farci vibrare le corde dell’anima e, nel corso dei secoli, ha di fatto assunto il ruolo di eroina moderna.

La prima è senza dubbio la sua arte: diretta, viscerale, semplice e pura ma al contempo cruda, intenzionata a mostrare la sofferenza senza veli.

La seconda è la sua storia personale, quella cioè di una donna che fino all’ultimo ha dato prova di una forza incredibile per combattere il dolore, la malattia, le delusioni amorose. Tutta la sfortuna che si è abbattuta contro di lei sin da quando rimase vittima di un grave incidente da ragazzina non riuscì mai a scalfire la sua inesauribile voglia di vivere.

La terza è la personalità estremamente indipendente per l’epoca: era libera, sfrenata, controcorrente, di ampie vedute e mai si piegò alle rigide convenzioni sociali. Tutto ciò ne ha fatto, a posteriori, un’icona del femminismo, che le ha ridato notorietà a distanza di molto tempo.

Infine, aggiungerei un’ulteriore motivazione, ovvero lo spirito acuto e la curiosità intellettuale che la portarono a circondarsi di personaggi altrettanto affascinanti, dal marito pittore Diego Rivera al comunista Trockij, che ospitò nella sua casa in Messico.

“Piena di trepida aspettativa, si piazzò davanti al cavalletto (…), scostò il telo da una parte e apparvero le due teste. Due volte i suoi stessi occhi le restituivano lo sguardo sotto le spesse sopracciglia che si incontravano alla radice del naso e ricordavano le ali spiegate di un uccello. Eppure le differenze tra le due Frida erano evidenti. Quella a sinistra aveva una pelle più chiara e uniforme di quella di destra, il cui viso era scuro come quello di un’indiana. (…) Queste sono le due donne che convivono dentro di me, pensò mentre metteva dei puntini bianchi sulla tela. La donna che vuole vivere come più le piace, e la donna che si porta dietro il peso della tradizione e della storia”.

Sono queste le parole con cui Caroline Bernard, scrittrice di Amburgo che ha da poco pubblicato con Tre60 la biografia “La passione di Frida”, sintetizza alla perfezione nel primo capitolo del volume l’intera arte della pittrice, ma soprattutto il conflitto interiore che caratterizzò ogni giorno della sua esistenza. Da una parte c’era la libertà che sognava, dall’altra la pressione sociale di un Sud America ancora arretrato. E non si trattava soltanto di questo: all’amore sconfinato per Diego Rivera facevano da contraltare i suoi numerosi tradimenti, che Frida riusciva ad accettare solo in parte, in nome di un liberismo sentimentale che spesso cozzava con i suoi reali desideri; ancora, da un lato c’era il dolore – talvolta lacerante – che la costrinse a letto per buona parte della sua vita, dall’altro la necessità di non volere, non potere arrendersi.

È emblematico in tal senso l’ultimo gesto eclatante della sua carriera, quando il dottore le ordinò di non potersi muovere dal letto e lei si fece portare alla sua prima mostra personale in Messico con tanto di letto al seguito, senza contraddire gli ordini medici, ma neppure rassegnandosi a non esserci.

Nella sua biografia arrivata da poco in libreria, la Bernard ci descrive questa artista e donna così complessa, eterogenea ed esuberante davvero molto difficile da raccontare nelle poche pagine di un libro.

“Diego, amore mio, non dimenticare che una volta finito l’affresco, ci ameremo per sempre”, scrive su una busta usata la Frida romantica e innamorata, quella che continua a credere nei sogni, anche quando tutto sembra voler dimostrare il contrario.

“Dipingere! Dipingere! Dipingere! Frida si trovava nella sua camera da letto in avenida Insurgentes con il pennello in mano (…). Mentre era ancora in piedi sulla porta, esitante sul da farsi, era stata travolta da una tesa inquietudine che l’aveva costretta a precipitarsi sul cavalletto”. Ed ecco la Frida pittrice, artista, colei che non riesce a star lontana dai colori, neppure durante il periodo traumatico della paralisi.

“Mi ero già arresa, all’epoca, dopo l’incidente. Credevo che la mia vita fosse finita, o almeno che non mi avrebbe riservato miracoli. Nei mesi successivi ho addirittura accarezzato l’idea di suicidarmi”. Infine emerge la Frida sconfitta, incapace di rialzarsi dopo che il destino le ha giocato il peggiore degli scherzi; eppure, con una caparbietà quasi sovrumana, lei ci riuscì: tornò lentamente a camminare, a dipingere, e poi a vivere.

È a questa icona non tanto del femminismo moderno, quanto piuttosto della resilienza umana, che la Fabbrica del Vapore di Milano dedica in questo periodo, fino al 28 marzo 2021, la mostra “Frida Kahlo – Il caos dentro”, un percorso sensoriale che, con il supporto della tecnologia, dà l’opportunità di osservare da vicino la vita e le opere di Frida, il suo rapporto con Diego Rivera, la sua quotidianità e gli elementi della cultura popolare tanto cari alla pittrice.

In questo viaggio a 360 gradi nel mondo di Frida Kahlo ritroviamo gli scatti dei più grandi fotografi del tempo che l’hanno immortalata, i suoi abiti, le lettere, i film che la vedono protagonista, la ricostruzione degli spazi in cui visse – come lo studio e la camera da letto – racchiusi in una mostra affascinante, in cui la realtà immersiva mette tutti in contatto con lo straordinario universo dell’artista.

Nel 2021 farà quindi seguito una seconda imperdibile mostra alla Palazzina di Caccia di Stupinigi a Torino, con le foto di Nickolas Muray. L’esposizione sarà un vero e proprio tour emozionale nella vita di Frida Kahlo per conoscere la donna, viverla e comprendere la sua essenza, fatta di forza, coraggio, talento e un immenso amore.

Infine, ricordiamo, per chiunque volesse approfondire il personaggio, il film del 2002 “Frida”, con la bellissima Salma Hayek protagonista e numerosi premi vinti, tra cui gli Oscar per il Miglior trucco e la Miglior colonna sonora, oltre alla nomination ricevuta dalla Hayek per la sua magistrale interpretazione.

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