Culture
Il nuovo Umanesimo, di Michele Ciliberto (Ed. Laterza)
Michele Ciliberto e il libro “Il nuovo Umanesimo”, edito da Laterza. La recensione

di Alessandra Peluso
La necessità di un rinnovamento culturale è evidente in Italia, appare prioritario prenderne coscienza e cercare di attuarlo. Intanto, uno spiraglio di luce si intravede, leggendo l’interessante testimonianza di Michele Ciliberto attraverso il libro “Il nuovo Umanesimo”, edito da Laterza.
«Persuaso che la lezione dell’Umanesimo sia oggi particolarmente attuale, e questo per un motivo preciso: alla radice, esso è sempre stato una interrogazione sulla condizione dell’uomo, sul suo destino, ed è diventato attuale ogni volta che si è riaperto questo problema, specie in tempi di crisi e di trasformazione» (p. IX), come appunto, quelli che ci apprestiamo a vivere. E così, Michele Ciliberto muove dalle descrizioni di celebri personaggi dell’Umanesimo e del Rinascimento, che oramai costituiscono il patrimonio culturale italiano: Leonardo Bruni, Marsilio Ficino, Francesco Guicciardini, Tommaso Campanella, Niccolò Machiavelli. Autori, emblema di una crisi, ma, al contempo di una “renovatio mundi” che attuano attraverso un lucore di pensiero raro a vedersi, congiunto alla scrittura e alla conseguente azione. Pensiero e azione, “pràxis”, per l’appunto, fotogrammi di un’altra fulgida mente contemporanea come Hannah Arendt, la quale si rifà anch’essa al pensiero machiavelliano.
L’Umanesimo ha aperto le porte ad un fiorire dell’uomo, della sua condizione umana, della necessità di riconoscersi dei limiti, del rispetto e venerazione persino, nei riguardi della natura. Una rinascita anche delle arti hanno fatto sì che l’Italia, principalmente, brillasse di luce propria. Brillantezza, determinazione, contenuti culturali notevoli dovrebbero essere ripresi oggi, come ha scritto anche Vittorio Sgarbi, sul Corriere della Sera: «Stiamo vivendo un neo-medioevo culturale e occorre ricominciare a credere e investire nella bellezza». E di bellezza in Italia ve n’è tanta, come era presente in epoca umanistica e rinascimentale. Una bellezza riguardante anche i valori trasmessi ed emanati a quel tempo, che sembri essere tanto distante. Anche Piero Dominici nei suoi testi e in numerosi articoli ha affrontato la necessità di un nuovo Umanesimo nella società ipercomplessa, considerando prioritario ridefinire certe categorie come umanità, identità, dignità, persona, valore, diritti, ecc., per poter ripensare l’essere umano nel mondo, all’interno di un rinnovato, oltre che complesso, rapporto con gli ecosistemi e con innovazioni tecnologiche rivoluzionarie e, in molti casi, invasive; persino, un nuovo Umanesimo nella società interconnessa.

A ben vedere, Michele Ciliberto appare un tenace sostenitore del secolo umanista e, tuttavia, risoluto in questo saggio “Il nuovo Umanesimo” nello scorgere la possibilità di realizzarsi nuovamente in questo secondo millennio, dopo una crisi che attanaglia Italia ed Europa oramai da decenni. Encomiabile la capacità di instillare voglia ed entusiasmo in un rinnovamento possibile: «L’Umanesimo è tornato attuale perché si è riaperto, in maniera drammatica e in forme del tutto nuove, il problema della condizione umana. Qual è, in questo nostro tempo, il destino dell’uomo, quale il suo futuro, mentre si disgregano e vengono meno le strutture della vecchia storia e inizia un “mondo nuovo” di cui non si riesce a comprendere i tratti?» (p. 64); ecco allora, che occorre accogliere la lezione più grande dell’Umanesimo: la possibilità di essere realisti e la voglia di sognare, “disincantati e costruttori di utopie”. E inoltre, ne “Il nuovo Umanesimo” sono contenuti i testi degli umanisti in questione, i quali sono stati magistralmente raccolti da Ciliberto in temi poderosi come l’amore, la filantropia, il libero arbitrio, la sapienza, la tirannide, il nuovo mondo.
Un affascinante studio, ma soprattutto un’esemplare lezione di Umanesimo esperita dall’autore; ci si augura, a tal punto, che giunga lontano il suo eco e raggiunga persino i palazzi della politica italiana.