Avventura nella Sardegna più arcaica con Caltabellota - Affaritaliani.it

Culture

Avventura nella Sardegna più arcaica con Caltabellota

 

L'INTERVISTA

 
Caltabellota ad Affaritaliani.it: "A lungo essere un editor ha bloccato il romanziere che è in me" - La prima intervista "da scrittore", pubblicata il 19 maggio 2010 in occasione dell'uscita de  "Il giardino elettrico"

LO SPECIALE

 

 

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Simone Caltabellota Ponte alle Grazie

Sa Reina, in Sardegna, è un ulivo millenario, forse il più antico del Mediterraneo. Proprio da Sa Reina, nella regione del Sulcis, comincia il viaggio del protagonista Davide e dei suoi amici Leo, un ragazzo che ha appeno perso l’amore, e Lucien, un rocker e archeologo inglese alla ricerca di materiali per uno studio sulle antiche civiltà sarde. Quello che attende i tre nel Sulcis, però, sarà un’avventura senza respiro. Non solo resteranno bloccati sull’isola, ma si troveranno ad attraversare esperienze inimmaginabili, che li porteranno a contatto con i propri fantasmi e le proprie paure più profonde, con nuovi amori, con le rivolte sociali diffuse in quell’isola ribelle più di ogni altra; e, nel caso di Davide, con le proprie origini familiari, con la storia di suo padre e di suo nonno. Esperienze che li condurranno infine sul limite di un precipizio fisico e psicologico, in cui rischieranno di cadere per sempre, sopraffatti dalla malia di quella terra arcaica e  misteriosa.
 

L'AUTORE - Simone Caltabellota è nato a Roma nel 1969. Come editor ha scoperto alcuni dei maggiori casi letterari degli ultimi dieci anni e ha curato le opere, tra gli altri, di John Fante e Manlio Cancogni. Ha esordito come narratore con Il giardino elettrico (Bompiani, 2010) che ha vinto il Premio Internazionale Alberico Sala.

 

LEGGI SU AFFARITALIANI.IT IL QUARTO CAPITOLO
(per gentile concessione dell'editore)

Un uomo fa per entrare nel caffè della piazza, si guarda intorno, poi cambia idea ed esce. Ha la barba non fatta, i pantaloni spiegazzati, dei sandali marroni su cui trascina i piedi da vecchio. Ma avrà più o meno la mia età, forse anche di meno.
Non mi è difficile riconoscere subito quell’incertezza,
Vero mi ha detto di averla vista in me l’altra notte e aveva ragione, è così.
Tanti anni fa, a una festa, volevo domandare ai miei amici se erano felici. La domanda è rimasta con me tutto questo tempo e ogni tanto, come adesso, riaffiora all’improvviso.
Ricordo ancora che quel pomeriggio, prima di raggiungere gli altri alla festa, avevo accompagnato papà a scegliere le biciclette nuove per me e mia sorella, ma in realtà non mi importava nulla di una bici nuova, desideravo solo finire il più presto possibile per andare via.
Di nuovo, vedo papà con addosso un completo chiaro, è in piedi su Viale Angelico davanti alla bottega del ciclista. È inverno e la luce si sta abbassando velocemente. Papà socchiude gli occhi per guardare meglio il suo interlocutore mentre gli parla e tratta sul prezzo.
La forma del viso e l’attaccatura dei capelli sono quelle del mio viso e dei miei capelli quando questa mattina mi sono guardato allo specchio. Allora sapevo soltanto che da grande volevo essere diverso da lui. Ora invece non ne sono più sicuro.
Quando è finita la mia prima storia d’amore avevo la stessa età che ha Leo ora. Una domenica, dopo che ci eravamo lasciati per l’ennesima volta, quella che si sarebbe rivelata l’ultima, la definitiva, ero andato a pranzo
dai miei genitori. Dopo il caffè, mio padre mi aveva raggiunto sul balcone e in silenzio si era sistemato in piedi accanto a me.
Guardavamo dall’altra parte del giardino condominiale, su, oltre le terrazze. Il cielo era così azzurro e limpido che a un certo punto ho sentito le lacrime agli occhi, ma le ho trattenute.
Papà se n’era accorto, ma non ha detto nulla. Io stavo pensando che quella giornata perfetta non l’avrei passata con la ragazza che amavo. Che forse non avrei mai più avuto un giorno così bello da vivere insieme a lei.
A un certo punto, mio padre mi ha chiamato per nome, piano, e mi ha domandato come stavo. Era la prima volta che me lo chiedeva dopo anni. Quando ho alzato il viso verso di lui non ce l’ho fatta a resistere, sono scoppiato a piangere. Lui allora ha fatto una cosa che non mi sarei mai aspettato.
Mi ha abbracciato.

(continua in libreria)