Daniela De Luca: "Ho scelto di stare dalla parte della giustizia" - Affaritaliani.it

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Daniela De Luca: "Ho scelto di stare dalla parte della giustizia"

"Vengo dalla Calabria, quindi so bene cos'è la mafia. Ecco perché ho scelto di stare dalla parte della giustizia. Il mio obiettivo è coinvolgere gli altri giovani, nonostante lo scetticismo generale". Al Salone di Torino Daniela De Luca racconta al direttore di Affaritaliani.it Angelo Maria Perrino il suo libro, "Bianco. 10 motivi per colorare la tua vita", Viola Editrice, che sta diventando un caso anche in rete.

Il libro punta a coinvolgere attivamente i giovani italiani: parla del Mediterraneo in tutti i suoi aspetti, della lotta alla mafia, dell'importanza di giustizia ed onestà; ma anche dei sogni di una giovane ragazza, delle passioni e dei valori importanti della vita.

Non è un saggio di sole parole, ma anche di fatti documentati, esperienze personali e citazioni di libri o film che hanno ispirato l'autrice; all'interno, uno dei codici mafiosi ritrovato nel 1987 nel covo del superlatitante Giuseppe Chilà.

L'autrice spiega anche che su Facebook si trova una pagina dedica al libro: "L'obiettivo è trasformare in film la 'vostra' Italia".

 

INSEGUIRE I SOGNI, VALORIZZARE IL TALENTO

di Rosario De Luca

(l'autore, padre di Daniela,  è responsabile della comunicazione per il Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro, oltre che presidente della Fondazione Studi dell'Ordine)

Quando a ottobre '92 è nata la mia secondogenita quasi non credevo ai miei occhi. Erano trascorsi neanche due anni dall'incidente stradale che a soli 27 anni aveva strappato alla vita e alla famiglia mia sorella Daniela . E Lei mi si riproponeva quasi miracolosamente davanti. In quel batuffolo chiaro e biondino La rivedevo. Stessi lineamenti, stessi colori, una somiglianza incredibile: chiamarla Daniela  è stato naturalmente facile. Ricevere in dono quello che il destino ti ha molto dolorosamente tolto è bellissimo; ti da una profonda gioia interiore, anche se nel cuore si portano sempre i segni e gli amari retrogusti di ciò che passa. Ma in quei momenti così intensi ed intimi mai avrei immaginato di arrivare a scrivere questa storia. Ma cosa c’è di così utile da raccontare in quella che è una vicenda personale, simile chissà a quante altre? Vediamolo assieme .

IL SOGNO

Una quindicina di anni dopo , in un pomeriggio dei tanti trascorsi in studio, Daniela mi sottopone in visione un suo scritto. E' una sorta di tema/riflessione sulla situazione giovanile nel Paese, vergato a penna su un paio di fogli di quadernone. Sul momento prendo in mano i fogli e li comincio a leggere quasi distrattamente, con la mente ancora intrisa di problemi di lavoro. Ma dopo le prime righe ne rimango completamente coinvolto. Mi bevo le quattro facciate in un attimo e dico di getto, banalmente ." Ma lo hai scritto tu!?!". Daniela sgrana gli occhioni e mi risponde quasi meravigliata dalla domanda." E chi se no. Non hai visto dov'ero seduta?". Il tavolo riunioni della mia stanza era lì a testimoniare che in quella mezz'ora di permanenza l'aveva ospitata a scrivere. Non ho mai confessato a mia figlia il dubbio che stava a monte di quella banale domanda. Il copia e incolla è ormai diventato il clichè di molti , privi di doti proprie. Ma non l'ho mai confessato perchè ben presto il dubbio si è dissolto. Aveva tra le mani un talento naturale che ha coltivato sin dalla tenera età, leggendo molto e scrivendo, scrivendo, sempre e comunque. E cullando dentro di se un sogno. Chi a quella età non sogna! Lo facciamo ancora noi adulti per cose serie ma anche meno. C'è chi sogna viaggi esotici, chi lussi sfrenati, chi successi calcistici. Ho amici non più giovanissimi che sognano sfrenatamente affermazioni internazionali per la loro squadra del cuore, cosa che auguro loro si realizzi presto. Si sogna a tutte le età, dunque. E la mia Daniela il suo sogno nel cassetto l'ha tirato fuori. " Papà, che ne dici se scrivo un libro?". La domanda arriva secca e inaspettata. Può mai una ragazza appena sedicenne porsi di questi interrogativi? Eppure, il suo viso è là. Attende una risposta, da te che sei suo padre. E tu cosa le dici? " Beh, si, perchè no, vediamo, comincia a scriverlo". Risposte interlocutorie che celano il convincimento di avere a che fare con un'adolescente che ancora deve maturare. Ma lei non ha colto questo aspetto delle mie risposte; o meglio, ha voluto cogliere solo quello che ha voluto capire.

IL SEGRETO

Fatto sta che, in silenzio e senza proclami, comincia a scrivere. Nel corso del tempo trascorso non ho avuto contezza di cosa stesse combinando. Teneva tutto per se. Era l'anno della maturità, per lei arrivata in anticipo visto che era andata a scuola a cinque anni. Era per questo molto impegnata nelle varie vicende scolastiche, tipiche dell'ultimo anno degli studi superiori. Tesine, incontri, lavori di gruppo e individuali si susseguivano incalzanti fino  al giorno degli esami orali e del voto finale. La tesina finale è imperniata sul giornalismo e sulla scrittura, attraversa tutte le materie d'esame, così come da nuova metodologia. Commenta e parla di getto, spiegando come attraverso le varie tecniche ei vari ambiti si utilizzi comunque un linguaggio. Massimo dei voti, lode e domanda di rito del presidente della Commissione. " E ora cosa farai?". Risposta secca." Sono cresciuta osservando mio padre. Vorrei saper scrivere come lui e fare la scrittrice". Che in fondo all'aula comincia a bersi le lacrime per la gioia. Ma neanche dopo quell'avvisaglia Daniela mi ha fatto capire che quella mia risposta interlocutoria lei l'aveva presa come un impegno , Niente di niente. Non ha ancora compiuti diciotto anni e si trasferisce a Roma per l'Università, studia Giurisprudenza. Ma ancora nulla dice del suo "segreto". Sta continuando a scrivere e scrivere e scrivere. Saprò dopo che ha cancellato decine di paragrafi, di capitoli, per poi riscriverli in una versione a lei più gradita. In quei testi stava mettendo tutta se stessa e anche oltre. A novembre, improvvisa, si ripropone la medesima domanda. " Che ne dici se pubblico un libro?". L'interrogativo ripiomba secco. Accenno una risposta logica, sensata, concreta, attuale. " Non è facile trovare chi è disponibile ad investire su giovani autori sconosciuti. L'editoria vive un momento di difficoltà". Tutte cose vere ma non per lei, che incassa la risposta e dentro di se ribadisce il suo impegno. Sulla vicenda cala nuovamente il silenzio, ma non la sua attenzione. Arriva così Natale con conseguenti regali. Daniela il suo lo ha preparato nelle ultime settimane. Lo confeziona e lo consegna personalmente. È il suo libro! Si intitola "Bianco" e lo ha fatto stampare da se , in economia, in pochissime copie. È una versione artigianale, ma quanto basta per apporre una dedica con autografo. Lo prendo in mano, lo osservo, comincio a leggerlo, mi appassiona. Ritrovo lei, la sua storia, le sue passioni e i suoi pensieri, le sue gioie e i suoi dolori. Ritrovo la mia bimba che è diventata donna senza che quasi me ne accorgessi. Snocciola argomenti e idee, espone sogni e speranze, scrive se stessa. Vi continuerete a chiedere cosa ci sia di straordinario in questa storia. Ve ne accorgerete tra poche righe, perchè il sogno di Daniela ancora non si è ancora realizzato pienamente.

IL TALENTO

Eh sì, perchè ancora non siamo alla parola Fine della storia. Il silenzio di Daniela sul suo libro riprende, perchè se qualcuno pensa che lei si possa accontentare della stampa "fai da te" si sbaglia di grosso. Lontano da qualsiasi clamore, comincia a tessere la sua tela. Scrive a decine e decine di case editrici, manda la bozza del suo libro, segnala i contenuti. E arriva il giorno della sorpresa per me. " Papà, pubblico il mio libro!". La sua voce al telefono è squillante, quella dei giorni belli. La sua "creatura" è piaciuta. Avviare le trattative contrattuali è un attimo. Poche settimane e il suo sogno è quasi realizzato. Perchè quasi? Ma perchè dietro quel libro c’è un progetto complesso, che mira alla produzione di un "corto" , un film con il quale descrivere il Paese ideale. Un progetto nel quale coinvolge i lettori, chi partecipa alle presentazioni del libro, gli amici, i conoscenti, i colleghi. La sento parlare, interloquire, dibattere, appassionarsi su temi complessi. Vuole, come tutti, un'Italia migliore e la ricerca impegnandosi in proprio. Da il suo contributo di idee e di passione per la crescita collettiva; cerca di svegliare le coscienze sopite per sostenere il "suo progetto". È questo il prossimo step del suo sogno. Ma quando lo realizzerà si sentirà soddisfatta? Dubito, perchè avrà comunque qualche altro obiettivo, qualche altra asticella ben alta che si è posta di superare. Cosa ne sarà del futuro di Daniela non ci è dato sapere. Da qui a breve finirà i cinque anni di Giurisprudenza a poco più di 22 anni. Farà la consulente del lavoro o, comunque, la professionista? Non lo so! Lo stabilirà da sola. Di sicuro c'è che per potere realizzare se stessa , e quindi i suoi sogni, dovrà cercare per prima cosa le pari opportunità in famiglia. Per esperienza diretta e personale, non vi è donna che riesca a realizzare le proprie legittime ambizioni professionali e di carriera se ha la piena ed esclusiva responsabilità di figli e casa. Ci vuole la condivisione materiale con il proprio compagno della gestione familiare. Cosa che non sempre riesce. E in assenza di questo non c'è normativa di genere che tenga. La donna che non riesce (o non vuole) avere le pari opportunità in casa sarà sempre svantaggiata rispetto non solo ai colleghi ma anche alle colleghe, che hanno potuto (o voluto organizzarsi). Senza questa dimensione per Daniela, e non solo per lei, l'orizzonte si restringe. Di certo resta la necessità di sapere coltivare e valorizzare il proprio talento. Lo devi riconoscere e ci devi credere, investendo su di esso, senza avere paura di osare. Dall'esaltazione dei tanti talenti individuali passa un futuro migliore del nostro Paese.