Culture
“Lei se ne va”, per riscoprire la dignità umana

di Alessandra Peluso
Nella giungla urbana la sensazione di sentirsi soli, tremendamente soli e il bisogno di essere ascoltati porta un distruggimento di se stessi: «Le mura più difficili da abbattere sono quelle culturali della sordità e dell’apatia emotiva, della superficialità e della disattenzione, del pregiudizio e dell’indifferenza. Frutti velenosi dell’individualismo, della prevaricazione narcisistica, della prevalenza di logiche prestazionali spesso unicamente finalizzate al primeggiare e all’apparire». (p. 6). Con queste parole don Luigi Ciotti preannuncia un tema difficile da trattare - nella prefazione di “Lei se ne va” - soprattutto perché si parla di persone che chiedono aiuto, che hanno bisogno di cure non di farmaci e si ritrovano in centri di igiene mentale, strutture di ricovero spesso inadeguate, trattati come individui malati e quindi considerati come tali. Sono storie toccanti ed estremamente emozionanti quelle raccontate in “Lei se ne va” a cura di Gloria Gaetano impegnata nelle battaglie a favore della legge voluta da Basaglia e per i diritti delle donne, e Manlio Talamo, laureato in Giurisprudenza, si è specializzato nel diritto del lavoro e interessato alle cure per persone che si trovano nei centri di salute mentale. È un impegno gravoso che fa onore a coloro i quali si occupano dei cosiddetti “matti” che nulla hanno di non umano, o di anomalo. Si nota come siano persone che hanno bisogno di amore, così come dimostra la storia di “Un telefono inesistente” di Antonella Meloni Corsini.
In un ospedale allocato fra due province attraversate dal fiume Po dove il senso di appartenenza alla Padania era davvero forte, sconcertante intolleranza ed evidente violenza nei riguardi di persone che provenivano da altre regioni. Comportamenti inauditi eppure fortemente discriminanti anche verso i pazienti che erano lì bisognosi di aiuto come era accaduto a Marco, un ragazzo bellissimo di 24 anni diventato anoressico per via di un amore finito e abbandonato; nessuno ad allungargli una mano prima del suicidio. È triste, fa riflettere questo mondo di indifferenza, produce vittime. E soprattutto viene meno la dignità umana. «La dignità umana è la radice di ogni incontro con un paziente psichico che ha gli stessi diritti, e le stesse esigenze, che abbiamo noi, ha diritto all’attenzione, al rispetto, alla gentilezza, all’accoglienza, alla comprensione, all’ascolto, e alle attese nella speranza». (Eugenio Borgna).
In “Lei se ne va” c’è anche chi come Elisa ritorna dopo anni a casa della famiglia dove ad attenderla c’è sua sorella Clelia. Si entra a far parte di un mondo sommerso, intriso di fragilità, solitudini, ma anche di tanta forza e coraggio per i familiari, per chi lavora nelle strutture sanitarie, per chi subisce trattamenti sanitari poco inclini alle cure amorevoli o li rinnega togliendosi la vita. Tuttavia guarire si può - è questo il messaggio che nella seconda parte del libro è evidente - è necessario abbattere i muri dell’indifferenza, creare cooperative di accoglienza, migliorare i servizi territoriali presenti nel territorio nazionale. Dopo l’approvazione della “Legge 180”, la legge Basaglia e la chiusura dei manicomi c’è ancora tanto da fare: «La vera integrazione nasce dalla consapevolezza che il sano e il malato hanno gli stessi bisogni e problemi simili e che quindi il problema non è accogliere la follia, ma scoprire di esserci in qualche modo dentro. Solo così la società istituzionale si apre alla società possibile». (p. 162). C’è tanto da imparare leggendo “Lei se ne va”, affinché ognuno si impegni a non lasciarla andare via, la vita, a tenerla stretta, a darle un senso, a non lasciarla sola. Sono storie di un disagio mentale raccontate con tanto amore, zelo mai eccessivo e attenzioni verso chi non vuole sentirsi solo, verso chi ha bisogno d’aiuto e un plauso sincero va a chi si impegna quotidianamente come Gloria Gaetano e Manlio Talamo ad abbattere le barriere dell’indifferenza e della incomprensione.