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Culture
Lepanto, la battaglia navale una svolta per l'Europa cristiana e cattolica

Di Gaetano di Thène Scatigna Minghetti

Sabato, 7 ottobre 2017, celebrazione memoriale di un avvenimento epocale per l’Europa cristiana e cattolica: si ricordava una battaglia navale, nelle acque di Lepanto, presso le isole Curzolàri, nel mare Jonio, lungo le coste della montuosa Acarnania, regione della Grecia.

            In questo giorno dell’ottobre dell’anno 1571, la flotta cristiana, guidata dal giovanissimo don Giovanni d’Austria (1545 – 1578), una delle figure più carismatiche e brillanti del secolo XVI, figlio naturale del Sacro Romano Imperatore, Carlo V, sbaragliò decisamente la flotta turca comandata dall’ammiraglio Alì Pascià.

            Quell’azione d’arme ha creato altresì un irresistibile alone mitopoietico che, ancora, oggigiorno, suscita ammirazione, provoca emozioni; tali, per cui esse lasciano un segno, un crisma che va al di là dello stretto episodio contingente per innalzarsi nelle supreme sfere della liturgia e della sacralità. “Ovunque, alle prime celebrazioni dell’evento – scrive Marino Capotorti nel suo saggio, edito da Congedo nel 2011, recante il titolo di Lepanto tra storia e mito -, caratterizzate da manifestazioni di carattere immediato ed emotivo, seguirono espressioni e testimonianze di carattere più meditato e duraturo, nell’ambito della letteratura come negli spazi dello spettacolo e delle arti visive” (p. 19). Tanto che lo storico Alessandro Barbero le ha dedicato uno splendido, articolato saggio,  edito dalla Laterza, nel 2010, che lo individua bibliograficamente come Lepanto. La battaglia dei tre imperi, nel quale questo dirimente fatto bellico e religioso insieme, sebbene ad un’analisi immediata e ad un lettore prevenuto, possa presentare una facies rapsodica e non proprio convincente, come ha ritenuto di scrivere Ferdinand Braudel, ad una persona intellettualmente onesta, scevra da obnubilazioni di qualsivoglia natura, subito questa vittoria dell’Occidente cristiano e cattolico prenderà la forma di uno spartiacque per cui ci si renderà immediatamente conto di come, dopo di essa, nell’orbe mediterraneo e in Europa, nulla è stato ormai più come prima nel mentre il Vecchio Continente si rinfrancava finalmente per il proprio avvenire e per quello libero ed espressivo dei suoi figli, sebbene un altro attacco alla propria esistenza  operosa e di fede sarà sferrato, nel 1683, nel cuore pulsante dell’Europa, a Vienna, allorché i Turchi, ancora una volta, con sfrontata determinazione, avevano voluto annichilire il baluardo della civiltà dell’Occidente libero e cattolico. Fu Giovanni Sobièski (1674 – 1693), sovrano della Polonia, la religiosissima Polonia, che s’incaricò di accorrere in aiuto dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo (1658 – 1705), liberando Vienna,  la capitale dell’impero, sacro e romano, che rischiava di cadere definitivamente nelle mani del nemico.

            È, altresì, nel nome della pietas di questo re che, sabato scorso, 7 ottobre, oltre un milione di cittadini, di consapevoli cittadini polacchi, si sono riversati alle frontiere di questo grande Stato della mittel Europa, dalla storia sfortunata e al medesimo tempo eroica, dilaniata lungo il corso della sua esistenza istituzionale, dalle perpetue spartizioni perpetrate ai suoi danni dalle prepotenze degli Stati confinanti che gli smembravano la mente e il corpo, per pregare e affidare la propria esistenza alla protezione della Vergine della Vittoria.

            Ora, sabato 7 ottobre, i figli cattolici di questa martoriata Terra hanno voluto rinverdire, come antidoto al male strisciante, le proprie originarie radici cristiane; hanno voluto, letteralmente, sbattere in faccia a coloro che ne stanno proditoriamente minando l’identità, il loro essere cattolici, sic et simpliciter, senza timore e reverenza alcuna, particolarmente, nei confronti di quel capo dei preti, di quei preti “estetici”, secondo l’accezione stessa che al lessema ha voluto conferire Tomasi di Lampedusa nel suo Gattopardo, di quel tizio vestito di bianco che, volutamente, va snaturando l’essenza stessa della Chiesa e del messaggio del Cristo del quale Essa risulta portatrice privilegiata: nel mondo e tra le genti.

            La vittoria di Lepanto fu il frutto saporoso dell’azione univoca ed esaltante condotta a termine dalla Lega cattolica, costituitasi, del maggio 1571, sotto l’alto patronato del Pontefice Pio V, Ghislieri (1566 – 1572), in seguito proclamato santo della Chiesa Universale, tra le potenze della cattolicità dell’epoca, ossia la Repubblica di Genova, il ducato di Savoia, la Spagna, il granducato di Toscana e la Serenissima Repubblica di Venezia alla quale aderì pure il Sovrano Militare Ordine di Malta, essenzialmente per arrestare l’invadenza dell’Impero ottomano nell’Europa del XVI secolo. Nello scontro navale si resero assoluti protagonisti Sebastiano Venier (1577 – 1578), eletto poi doge della repubblica di Venezia, e l’ammiraglio Agostino Barbarigo ( 1516 - 1571) che, nella cruenta lotta, rimase mortalmente ferito, a capo delle 114 galee veneziane. A costoro erano affiancati Marcantonio II Colonna (1535 – 1584), esponente di spicco della principesca famiglia romana, comandante delle 12 galee della flotta pontificia, il genovese Giovanni Andrea Doria (1539? – 1606), nipote ed erede designato di Andrea (1466 – 1560), Principe e Ammiraglio,  l’esponente più famoso della potente famiglia Doria, che guidava 81 navi spagnole; Andrea Provana (1511 – 1592), che, a sua volta, sosteneva con 3 galee sabaude l’intera flotta cristiana che si avvaleva altresì della collaborazione di altre 3 navi dell’Ordine Religioso Militare dei Cavalieri di Malta mentre ferventi volontari accorsero da ogni landa d’Italia per offrire manforte alla prometeica battaglia. Anche dalle piccole città dell’antico Salento, come Francavilla d’Otranto e Santo Vito degli Schiavi.

            Una compatta coalescenza di voleri e di valori rese possibile la strepitosa vittoria celebrando la determinazione del Sommo Pontefice Pio V, beatificato nel 1672 e canonizzato nel 1712 come santo della Chiesa Universale.

            La recita  del Santo Rosario, nel giorno della ricorrenza memoriale della battaglia di Lepanto, lungo le linee di confine dello Stato polacco, nel contesto geostorico  della odierna realtà europea, assume quindi una precisa ed incontestabile valenza socio-religiosa e politica: quella dell’affidamento alla protezione della Vergine della Vittoria come divino scudo della cattolica Nazione del centro dell’Europa contro le forze eversive che si aggirano come zombi nell’ambito territoriale dell’intero, purtroppo, emasculato Vecchio Continente. Desidera, ancora, porre in evidenza quanto sia proficuo per le strutture ecclesiali sulle quali si regge il bimillenario edificio della Istituzione voluta dal Cristo Redentore: la Chiesa, Militans et Thriunfans, per evidenziare quanto questi Milites Christi hanno compiuto, in pieno accordo con la propria gerarchia, sabato 7 ottobre 2017, stringendo in una vincolante catena d’amore i loro figli, la loro vita, il loro futuro per ribadire con dolce fermezza come, ora e sempre, Christus vincit!

 

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