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Culture
Libri, omaggio lirico alla Madre: il filosofo Caracci torna alla narrativa

Con il romanzo breve “La cella della dea. Piccolo altare per una madre”, Moretti&Vitali 2018, lo scrittore e filosofo Roberto Caracci ritorna alla narrativa, dopo il fortunato volume di filosofia del 2015  “Le maschere del senso. Come inganniamo il tempo, la morte, lo stupore di esistere”.

La cella della dea è un omaggio lirico alla Madre, non solo la madre biografica, ma quella archetipica, universale. Vi si racconta il fitto dialogo fra una giovane madre e il suo bambino, in una densa rievocazione tra realtà e sogno tramata dai presagi della morte, dell’assenza incombente della persona più importante per un figlio, colei che per prima gli ha sorriso e ha gettato un ponte fra lui e il mondo. Tutte le varianti della Madre mitica, da quella dell’angelo a quella del demone, da quella della fata a quella della strega, abitano questa madre suadente e premurosa, che spalanca nella realtà e nel sogno i varchi della vita e i labirintici sentieri del futuro a un bambino avido di certezze e di amore, eppure pronto alla separazione, a una libertà dalla madre fatta di angoscia, di vuoto, di necessaria solitudine. E’ una madre vissuta come permanente arcaica novità, ma anche come fragile dea, mortale anch’essa come tutti noi, ma meritevole di un monumento, una sorta di risarcimento, un altare fatto di parole che rimangono oltre lei, oltre il suo amore, anche per consacrarlo.

L'AUTORE

Roberto Caracci (Napoli, 1956), narratore e saggista, vive e insegna a Milano. Ha pubblicato volumi di narrativa (L’ingorgo, Rebellato, 1984, Le radici del silenzio, prefaz. di R. De Monticelli, Ati, 2007) e con Moretti&Vitali un intervento sulle Operette Morali di Leopardi in Aa. Vv. , In nome della Grande Madre (a cura di S. Baratta e F. Ermini), il saggio di critica poetica Epifanie del quotidiano: Veli e bagliori nella poesia italiana contemporanea, 2010,  Il Ruggito del Grillo. Cronaca semiseria del comico tribuno, 2013.  Si occupa di filosofia e psicoanalisi. Ha tenuto conferenze sulla Narratologia del sogno e sul pensiero moderno, da Bergson a Nietzsche, da Freud a Severino. Dirige dal 1992 il Salotto Caracci,  cenacolo letterario-filosofico a Milano E’ direttore della collana narrativa Echi dal Labirinto, Moretti&Vitali e redattore della rivista Qui-Libri.

Dell’aprile 2016 è il volume di filosofia Le maschere del senso. Come inganniamo il tempo, la morte, lo stupore di esistere, editore Moretti&Vitali. La cella della dea. Piccolo altare per una madre, Moretti&Vitali 2018, è il suo ultimo romanzo breve.

Ed ecco l’immagine simbolica e architettonica della cella della dea, questa stanza chiusa, sicura, circoscritta e in qualche modo salvifica nel cuore del Tempio, fuori dallo sguardo profano di chi Anna non l’ha vissuta e amata come solo un Figlio può fare. Ma il Tempio è qui il Racconto stesso, l’edificazione di una piccola proustiana Cattedrale, che ricerca il senso di quella infanzia perduta, tramontata, per tanti aspetti finita già coi primi indizi di morte della stessa persona che ci ha dato la vita.

In un incalzante incrocio di sogni raccontati come fiabe e fiabe ricadute nel reale, fra mamma e bambino si tesse qui il visionario arazzo di un labirinto dolce e suggestivo, dipanato sul filo del ricordo e della rielaborazione del lutto della stessa infanzia. Il ruolo di amorevole Sherazade, giocato dalla giovane madre nella fantasia diurna e notturna del bambino, viene poi raccolto e rilanciato dalla stesso bambino narratore per riscrivere la piccola storia di questa madre-dea e il senso della propria stessa infanzia. Due vite che che si re-incontrano nello spazio della fantasia e del racconto, dove -grazie all’amore che apre le braccia e non le chiude- neanche la morte, come scriveva  Dylan Thomas, avrà più dominio.

Un romanzo insieme avvolgente e arioso, ellittico e musicale, dedicato fin dalle prime pagine al profondo mistero di ogni madre.

 

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