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Culture
Napoli, il Museo archeologico presenta il piano triennale in Italia

Di Eduardo Cagnazzi

Cinque secoli di storia, 250mila oggetti ed opere, tra cui 700 statue e 7mila suppellettili in mostra al pubblico da più di 200 anni, oltre 700 opere prestate nel 2015 a musei italiani e stranieri, 360mila ingressi paganti l’anno scorso. E 230mila reperti ancora rinchiusi nei depositi. Numeri che fanno del Museo archeologico di Napoli (Mann) tra i più antichi ed importanti al mondo per ricchezza e unicità del patrimonio culturale; un museo voluto da Carlo di Borbone sul trono del Regno di Napoli dal 1734 e al suo forte legame con la cultura, iniziato con l’esplorazione delle città vesuviane sepolte dall’eruzione del 79 d.C. e proseguita con la realizzazione di un museo Farnesiano a Napoli con il trasferimento dalle residenze di Roma e Parma parte della ricca collezione ereditata dalla madre Elisabetta Farnese.

E adesso, con la realizzazione del Piano strategico 2016-2019, il primo avviato in Italia con la normativa vigente per i nuovi musei autonomi, il Mann punta a divenire la “stella polare” della cultura “affinchè possa meglio adempiere al suo ruolo sociale” attraverso la messa in atto di una serie di azioni rese concrete con 15 milioni di euro del Pon cultura e sviluppo cui si aggiungono 20 milioni di risorse provenienti dal Cipe, oltre a quelle già finanziate dalla ex Soprintendenza speciale per Napoli e Pompei. Un programma, quello elaborato dal nuovo direttore, Paolo Giulierini, in collaborazione Ludovico Solima, docente di Management delle imprese culturali presso la Seconda Università di Napoli, che punta a migliorare lo stato di conservazione delle opere e degli impianti di illuminazione ma, soprattutto, a sviluppare due differenti aspirazioni del Mann: ampliare la superficie espositiva e valorizzare sia le sue ricche collezioni ed i materiali storici, sia la vocazione verso la ricerca scientifica e la divulgazione del sapere. Il tutto, indicando tempi, modi e risorse da spendere. L’obiettivo è raggiungere 500mila visitatori entro il 2019. Con la riapertura dei giardini storici e della sala dei culti orientali, sono previste, ad ottobre, quelle della sezione Egizia ed Epigrafica con l’esposizione di oltre 1.200 opere dopo sei anni di chiusura.

L’anno prossimo è invece prevista la riapertura della sezione Magna Grecia, mentre nel 2018 vedrà la luce quella statuaria campana con l’integrazione delle collezioni vesuviane. L’anno dopo sarà inaugurato il Braccio Nuovo dl museo. Non mancano mostre ed altri eventi differenziati per ambiti. E’ programmata quella sulla reale stamperia borbonica, su Pompei e la Grecia, un’altra su Picasso (2018), poi su Canova e sui vedutisti russi (2019), passando per le civiltà antiche: dall’archeologia precolombiana a quella all’epoca del longobardi, dai gladiatori ai samurai, fino alle mostre dedicate ai giovani. Grande rilievo sarà inoltre dato all’accessibilità per dare a tutti i visitatori la possibilità di fruire di tutti i percorsi di visita del museo, tra cui supporti informativi in linguaggio Braille e filmati in Lis.   Con il riallestimento delle sezioni, per quella data si prevede di raggiungere un incremento del 15% della superficie espositiva.

 

 

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