Nel mondo arriva la generazione Z
L'hanno già chiamata Z generation. E' l'ultima generazione individuata dai sociologi. I suoi confini anagrafici sono incerti. Per gli studiosi più rigorosi è composta da chi è nato nel nuovo millennio, per altri e in particolare per la maggioranza dei media italiani, Corriere della Sera in testa, annovera anche tutti i teen agers, compresi quelli che nel 2015 hanno compiuto 19 anni. Ma se anagraficamente potrebbe avere una parziale sovrapposizione con la generazione precedente, quella dei “millenial”, detta anche Y generation, nata tra l'inizio degli anni 80 e la fine del secolo, in realtà ha caratteristiche che la rendono unica. Rispetto ai cuginetti maggiori, cresciuti nei grigi, ma ancora relativamente pacifici e ricchi anni Novanta, gli esponenti della Z generation sono i figli dell'11 settembre e della psicosi del terrorismo. Sono quindi meno autoindulgenti e più pragmatici. Per alcuni studiosi ricordano i loro nonni (o bisnonni) della Silent generation, nati tra le due guerre mondiali. Una generazione di tutto rispetto, visto che è stata la protagonista del boom economico degli anni Cinquanta. Naturalmente, i ragazzi della generazione Z sono caratterizzati dalla passione per tutto ciò che è digitale. E sono cresciuti con l'IPhone, plasmandosi sul suo linguaggio e sui nuovi stili di comportamento che da questo strumento derivano.
Presto nel mondo del lavoro si troveranno a convivere ben quattro generazioni: gli ultimo baby boomers, nati tra gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, la X generation (venuta al mondo tra la metà degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Ottanta), oltre appunto ai Millenial e alla Z generation.
Una recente ricerca promossa da Ricoh Europe e condotta da Coleman Parkes, che ha coinvolto oltre 3.300 persone appartenenti a tutte e quattro le generazioni e provenienti da 22 Paesi in Europa, Medio Oriente e Africa, aiuta a capire cosa succederà nelle imprese.
Le attese paiono confortanti: l'88%, degli intervistati, appartenenti a tutte e quattro le generazioni, ritiene che una popolazione aziendale eterogenea per età sia una risorsa importante per l’impresa. E se il 35% dei lavoratori più anziani teme che l'ingresso dell'ultima generazione possa portare a qualche tensione, vista la differenza culturale, la maggioranza del campione pensa che la Z generation aiuterà l'intero organico aziendale a padroneggiare le nuove tecnologie. «Come sta avvenendo con le opportunità offerte dalla digitalizzazione», aggiunge David Mills, ceo di Ricoh Europe, «l’arrivo della Generazione Z porta nelle imprese nuovi scenari. Attualmente solo il 7% delle PMI opera in mercati al di fuori della Unione europea: gli appartenenti alla Generazione Z che assumeranno ruoli manageriali si troveranno nella posizione ideale per guidare un’attività internazionale e garantire che la loro azienda sia in grado di competere in un mercato unico. Anche le grandi imprese ne beneficeranno. L’esperienza e il know-how professionale che la Z generation acquisirà in futuro, associati ad una formazione caratterizzata da connettività e interazione, saranno un elemento determinante per l’agilità delle imprese di maggiori dimensioni».
Cresciuti con WhatsApp e abituati a interagire in gruppi virtuali, i ragazzi della generazione Z porteranno anche una novità nel mondo del lavoro: la comunicazione face to face, amatissima dalle generazioni precedenti, si ridimensionerà. Scenderà dal 77% delle preferenze dei baby boomers al 58% degli Z generation. Con la tendenza a perdere ulteriori consensi.
MILO GOJ