Culture
Pompei, riaperti gli affreschi del triclinio della Casa dei Vettii
Sono di nuovo fruibili al pubblico i raffinati affreschi del triclinio della Casa dei Vettii

Sono di nuovo fruibili al pubblico i raffinati affreschi del triclinio della Casa dei Vettii, una domus di epoca romana situata alle spalle della casa del Fauno, sepolta durante l'eruzione del Vesuvio del 79 e ritrovata a seguito degli scavi archeologici dell'antica Pompei nel 1894. La domus era chiusa dal 2007. Restaurata, messa in sicurezza nell’ambito del Progetto Grande Pompei e videosorvegliata, rappresenta uno dei massimi esempi d'arte romana del I secolo con i suoi affreschi che raffigurano scene mitologiche ed è così chiamata dal nome dei proprietari, Aulo Vettio Restituto e Aulo Vettio Conviva.
Di origini antiche, sicuramente prima del I secolo a.C., come testimoniato dai capitelli a forma di dado e dall'impluvium in tufo, la casa venne acquistata da una ricca famiglia dedita al commercio ed alle attività mercantili, i Vettii, di cui sono stati ritrovati due anelli, che fungevano anche da sigillo e diversi bandi pubblici elettorali: fu in questo periodo, grazie alle ottime possibilità economiche della famiglia, che la struttura venne totalmente restaurata e arricchita di opere d'arte, per lo più in quarto stile. Una seconda ristrutturazione si rese necessaria a seguito del terremoto di Pompei del 62, sepolta sotto una coltre di ceneri e lapilli a causa dell'eruzione del Vesuvio nel 79, venne riportata alla luce alla fine del 1890. All’ingresso colpisce la figura di un Priapo nell’atto di pesare il suo enorme fallo profilattico sul piatto della bilancia.

Sull’altro piatto è posta una borsa di monete, forse il prezzo della protezione contro il malocchio. Altre scene dipinte nella domus, volutamente non troppo illuminata affinchè la luce non ne rovinasse i colori, rappresentano Arianna abbandonata da Teseo sull’isola di Nasso, Dedalo che dona a Pasifae la vacca di legno, dal quale nascerà il Minotauro e Mercurio, inviato da Zeus, che lega Issione su una ruota di fuoco che gira senza sosta nel cielo per punirlo di aver concupito Giunone. Sul peristilio della domus si aprono diverse stanze, anch’esse affrescate e arricchite con fregi raffiguranti mestieri e giochi fatti da amorini. In un’altra zona buia sono rappresentate su pareti a fondo giallo scene della storia della città di Tebe, come Anfione e Zeto che legano Dirce a un toro, il supplizio di Penteo dilaniato dalle Baccanti, Ercole fanciullo che strozza i serpenti inviatigli da Giunone, gelosa del fatto che il marito lo aveva concepito con un’altra donna, Alcmena. La casa era dotata anche di una stalla, raggiungibile sia tramite un corridoio, sia da un ingresso autonomo che dava sulla strada.
Eduardo Cagnazzi