Auto e Motori
Dante Giacosa: Stellantis celebra il genio Fiat all’Heritage Hub
Stellantis rende omaggio a Dante Giacosa, l’ingegnere che ha rivoluzionato la mobilità italiana, con una mostra emozionante all’Heritage Hub di Mirafiori.











Dante Giacosa, il genio sobrio della Fiat, rivive a Torino in una mostra che non è solo celebrazione, ma racconto vivido di un’Italia che ha imparato a muoversi, a sognare, a reinventarsi su quattro ruote.
A 120 anni dalla sua nascita, Stellantis dedica all’ingegnere una rassegna unica, ospitata negli spazi evocativi dell’Heritage Hub di Via Plava, dentro l’ex Officina 81 di Mirafiori. Là dove batteva il cuore produttivo della Fiat del secolo scorso, oggi tornano a pulsare emozioni meccaniche: dieci automobili simbolo, decine di storie, e un’eredità che parla ancora al futuro.
Non serve essere appassionati di auto per sentire il peso e il valore del lavoro di Giacosa. Basta avvicinarsi a una Topolino del 1948 per capire cosa significasse costruire un sogno a misura di famiglia, in un Paese che usciva dalla guerra con poco in tasca e tanta voglia di ripartire. Quell’auto piccola, economica e affidabile non ha solo motorizzato l’Italia: l’ha portata in vacanza, l’ha condotta al lavoro, ha permesso di scoprire il mondo oltre la propria via. E poi la Fiat 600, la Multipla, la 500 Nuova del ’57: ogni modello esposto all’Heritage Hub è un pezzo di storia sociale, un frammento della quotidianità di milioni di italiani.
La mostra, visitabile fino a metà settembre 2025, accoglie il visitatore con dieci modelli scelti con cura, posizionati nell’area d’ingresso del sito. Ma è solo l’inizio: anche nel cuore dell’Heritage Hub si trovano capolavori meno noti ma altrettanto significativi, come il Prototipo 100 da cui nacque la 600. Tutto parla il linguaggio di Giacosa: pulito, logico, funzionale, ma mai privo di grazia. È una forma di bellezza operativa, quella che si esprime nella sintesi perfetta tra tecnica e uso quotidiano.
Tra le protagoniste della rassegna non poteva mancare la Fiat 600, di cui nel 2025 ricorrono i 70 anni. Un’auto rivoluzionaria sotto ogni aspetto, capace di coniugare economia, efficienza e una sorprendente abitabilità. Presentata al Salone di Ginevra del 1955, con motore posteriore e scocca portante, conquistò subito il mercato. L’ingegnosità del progetto la rese adatta a tutto: dal traffico urbano alle vacanze in quattro, dal lavoro quotidiano alle competizioni sportive. E se la 600 è una pietra miliare, la sua versione Multipla del 1956 è una vera antesignana del concetto di monovolume: sei posti in poco più di tre metri, un capolavoro di ingegneria dello spazio.
C’è poi la Nuova 500, l’icona per eccellenza. L’auto che ha fatto sognare generazioni, che ha democratizzato la mobilità e reso l’automobile non più un bene di lusso, ma uno strumento di libertà. Al suo fianco, la 500 Giardiniera, la station wagon urbana che ha accompagnato famiglie e artigiani per decenni, e la 126, ultima erede della filosofia delle piccole Fiat a motore posteriore.
Nel percorso espositivo spiccano anche modelli come la Fiat 124, Auto dell’Anno nel 1967, venduta in tutto il mondo e prodotta su licenza in Unione Sovietica, Turchia e India. Oppure l’Autobianchi A112, agile e moderna, pensata per i giovani, e la Fiat 128, considerata una delle auto più influenti di sempre per aver introdotto l’architettura a trazione anteriore con motore trasversale. Un’idea che oggi è standard globale, ma che nel 1969 era avanguardia pura.
L’esposizione non si limita a raccontare un passato glorioso. Punta a ricollegarlo al presente e al futuro. E lo fa anche attraverso le partecipazioni recenti alle rievocazioni storiche: alla 1000 Miglia 2025, una Fiat 600 del 1955 ha completato il percorso con onore, guidata da due giornaliste appassionate. Simbolico anche il debutto delle moderne Abarth 600e e Fiat 600 Hybrid nel ruolo di Support Car, quasi un ponte tra ieri e domani. La prima è un concentrato di sportività elettrica da 280 CV, la seconda un family mover ibrido che guarda alla mobilità sostenibile. Un passaggio di testimone concreto, che suggella l’eredità lasciata da Giacosa alla storia e alla tecnologia.
Dietro a tutte queste auto, c’è l’uomo. E raccontare Dante Giacosa significa raccontare una personalità rara, capace di fondere rigore tecnico e cultura umanistica. Nato a Roma nel 1905, piemontese di origine, dopo gli studi classici si laurea in ingegneria al Politecnico di Torino. Entra in Fiat nel 1928 come disegnatore, ne esce nel 1970 dopo aver progettato le auto che hanno fatto grande l’Italia. Ma non è solo un progettista: è docente, scrittore, pensatore. Registra oltre 60 brevetti, pubblica manuali tecnici ancora oggi fondamentali, partecipa attivamente alla vita accademica e scientifica.
Nel suo libro autobiografico, “I miei 40 anni di progettazione alla Fiat”, Giacosa rivela il segreto della sua visione: la semplicità come obiettivo massimo, la capacità di risolvere problemi complessi con soluzioni essenziali. “Progettare – scrive – è anche valutare le difficoltà, individuare i problemi essenziali e risolverli nel modo più semplice e completo”. Una lezione di metodo e umiltà, che ancora oggi ispira designer, ingegneri e manager.
Il tributo che Stellantis Heritage gli dedica è molto più di una rassegna di auto storiche. È un invito a riscoprire un approccio al progetto che mette al centro l’essere umano, la sua esperienza, i suoi bisogni reali. Un approccio che ha fatto grande la Fiat nel dopoguerra e che oggi, nell’epoca della transizione ecologica e digitale, può essere bussola per l’innovazione del futuro.
Visitare la mostra significa immergersi in una storia collettiva, dove la tecnica incontra l’emozione, e dove ogni curva di lamiera racconta una scelta, un’intuizione, una speranza. Dante Giacosa non ha solo costruito automobili. Ha costruito la possibilità, per milioni di persone, di andare lontano. Anche quando la strada sembrava tutta in salita.