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Culture
Salon du Livre/ Louis Sepùlveda ad Affari: "Un romanzo sugli immigrati"

di Paola Serristori

Il mercato editoriale francese è più ricco e dinamico di quello italiano, considerati tutti gli indici (case editrici, lettori, titoli) ed il salone del libro diventa ancora più internazionale. Attorno al Salon du Livre edizione 2016, a Parigi, un numero crescente di media (radio, tv, stampa su carta e digitale, blog) si interessa a quello che succede sulla scena letteraria (+ 30% di eco mediatica, secondo il rapporto degli organizzatori). Quest'anno è stato ideato un pre-salone, lungo la Senna, dedicato alla letteratura per i giovani, settore decisamente in espansione dopo il fenomeno Harry Potter. La cifra finale di pubblico, alla chiusura dei quattro giorni espositivi, risulta del 15% inferiore all'edizione 2015, ma il dato va interpretato alla luce della particolare situazione di ansia sulla sicurezza che si ripercuote sugli avvenimenti pubblici nella capitale, in particolare su quelli fieristici. Il doppio controllo dei visitatori e dei loro effetti personali all'entrata del Salone era eloquente. Tra gli stand, invece, editori ed autori ammettevano di essere soddisfatti del gradimento e dei contatti ricevuti. Ottocento incontri e conferenze, quasi 3000 autori, 45 Paesi espositori (ospite d'onore la Corea del Sud, in primo piano le differenti voci d'ispirazione delle letterature congolese ed algerina). In ascesa il fenomeno di Amazon, che con la divisione Kindle Direct Publishing (autopubblicazione digitale) e CreateSpace (stampa del libro tradizionale su carta) ha catalizzato l'attenzione con eventi che accrescono le opportunità degli autori, perché mettere il proprio testo online è facile, ma non ci si improvvisa scrittori: i commenti dei lettori delusi, visibili sul sito, potrebbero stroncare l'aspirante temerario. Dunque, ben vengano i consigli di scrittura creativa e le regole per creare un successo letterario impartite da Laurent Bettoni, uno degli autori che pubblica opere sia su Amazon sia con editori tradizionali. Amèlie Antoine (20 mila copie vendute con “Fidèle au poste”), e come lei Alice Quinn e tanti altri, non smette di sorridere raccontando che è riuscita a raggiungere il pubblico solo con l'auto-edizione, che ha diffuso il suo libro digitale, persino tradotto in inglese, nel mondo. Gli editori del libro stampato si mettono in contatto con questi autori proponendo contratti. Spesso sono gli stessi che avevano già rifiutato il manoscritto e hanno dovuto cambiare idea dopo l'apprezzamento dei lettori. Amazon Francia potenzia le partnership, e questo a tutto vantaggio della visibilità degli autori, ma anche dell'offerta ai lettori: insieme a TV5 Monde, quarta rete televisiva globale, ha lanciato un concorso per gli scrittori di lingua francese.

L'editoria digitale ha creato figure professionali che aiutano anche chi non ha alcuna esperienza di scrittura a centrare l'obiettivo di un buon libro. Publishroom, ad esempio, fornisce un servizio che va dalla struttura narrativa alla pubblicazione, promozione compresa. La formula del prezzo è allettante: un forfait di 500 euro, qualunque sia il numero di pagine.

Al Salon du Livre, lo scrittore cileno Louis Sepùlveda, incontrato da Affari, annuncia la prossima opera: “Prevedo di concludere il lavoro entro aprile. Sono indignato nel vedere ciò che succede nel mondo in questo periodo di immigrazione disperata, metterò i miei sentimenti in questo nuovo romanzo”.

Facendo un giro d'orizzonte tra gli stand, ascoltando le voci dei diversi protagonisti, si può tranquillamente affermare che nel mondo dell'editoria tradizionale la scoperta di un talento dipende dall'esperienza e dalla sensibilità di chi si trova tra le mani il manoscritto. Deve essere così abile da riuscire a superare la propria visione di un soggetto letterario e calarsi tra la folla, a lui indistinta, del pubblico che attende di leggerlo. Se Olivier Bétourné, una vita dedicata alle arti, figlio di un pittore, presidente e direttore generale di Editions du Seuil, dove aveva iniziato come lettore, ha osservato che il genere thriller è all'apice delle preferenze dei lettori, Maggie Doyle, responsabile della letteratura straniera di Robert Laffont, registra l'attenzione alle emozioni positive: “In questo momento i francesi amano molto le storie romantiche ed i nuovi romanzi, come “L'Horizon à l'envers” di Marc Levy”. In effetti, negli ultimi due anni è emersa questa lieve tendenza. In passato forse la letteratura era un po' più 'maschile', del genere avventura, ma sono le donne che leggono di più”.

 La sfida per un editore?

“Oggi come ieri, dare al pubblico libri di qualità, che trasmettono esperienze e lasciano il desiderio di continuare a leggere. Personalmente trovo che un autore come Annie Barrows, con 'The Guernsey literary and potato peel pie society' e 'Le secret de la manufacture de chaussettes inusables', racconti storie di persone in epoche particolari, il primo è ambientato al tempo della Seconda Guerra mondiale ed il secondo nella grande depressione nel Sud degli Stati Uniti, dove storie di sentimenti, di amicizia, di famiglie, arricchiscono il lettore”.

 La cifra della riuscita di un libro?

“Io trovo che una chiave per riconoscere un buon testo è quel 'click' che scatta quando ci si immerge nella lettura e si ha nella testa il film che l'autore crea attraverso la sua scrittura”.

 E' importante riconoscersi nel protagonista?

“Anche nel mondo più fantastico ci sono esperienze umane che ci fanno riflettere. Questa la grande letteratura, che fa sì che il lettore possa riconoscersi ed abbia la comprensione di quello che è l'essere umano”.

 I giovani leggono poco e scrivono sui social: ci saranno tra loro grandi talenti letterari?

“Sono piuttosto ottimista. Per essere scrittore, per diventare scrittore, bisogna esercitarsi. Il talento è la base, ma senza l'impegno, come in tutti i campi, non basta. Dunque, bisogna 'lavorare' sulla scrittura”.

 Un editore può scegliere un libro pensando che potrà diventare un film?

“Non è una regola. Il film 'Brooklyn', che è stato tratto dall'omonimo romanzo di Colm Tóibín, ha avuto un buon successo, raccogliendo numerose candidature all'Oscar 2016. Quando abbiamo pubblicato il libro, nel 2011, su una bella storia d'amore di un giovane irlandese che emigra negli Stati Uniti, non sapevamo che ci sarebbe stata una realizzazione cinematografica”.

 Quali sono le opere letterarie più recenti che hanno colpito la sua attenzione?

“'Fever at Dawn' di Péter Gárdos, un bellissimo romanzo epistolare, nel periodo dopo la Seconda Guerra mondiale, che trasmette una gioia di vivere straordinaria. E l'ultimo romanzo di Helen Simonson, 'The summer before the war', ambientato nel 1914, in una piccola città inglese dell'East Sussex, all'arrivo di una giovane insegnante di Latino”.

 

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