Culture
Treviso, cittadini in piazza per il Museo Santa Caterina

A Treviso, nelle ultime settimane, si è spontaneamente costituito un “comitato” che riunisce associazioni, cittadini, addetti ai lavori e consiglieri contrari allo “smantellamento” del Museo Civico di Santa Caterina, in programma per far posto a un' esposizione firmata Marco Goldin. Il museo, che raccoglie opere che vanno dal Trecento al Novecento (tra cui Lorenzo Lotto, Alberto e Arturo Martini), è stato scelto, infatti, come sede della prossima mostra di “Linea d'Ombra”, come mi scrive una cittadina che fa parte del comitato per Santa Caterina Bene Comune, che ha inviato una lettera aperta al sindaco di Treviso, sottoscritta da sei consiglieri comunali e -ad oggi- da centinaia di persone della società civile. Nella lettera vengono chieste spiegazioni delle grandi cifre - 1.225.000 euro – per l’operazione di “adeguamento del museo” messa nero su bianco nella delibera comunale di Giunta datata 19 dicembre 2014.
A quanto pare, per ospitare la mostra di Goldin, di cui attualmente non si hanno notizie sulle opere che intende esporre, si dovrà chiudere l’accesso ai visitatori alla pinacoteca e alla sezione archeologica del Museo di Santa Caterina.
Strana operazione, contestabile certo, ma che può forse rivitalizzare una sede espositiva non troppo vissuta dal suo territorio? Mi sono chiesta - e non per difendere Goldin, che comunque non credo sia il male dell’arte in Italia come pensano in molti, docenti compresi- se il museo di Santa Caterina a Treviso non sia molto conosciuto e se può, quindi, ottenere la giusta valorizzazione da un’operazione come una mostra “commerciale”. Ma non sembra essere così, non in questo caso. Chiedendo, infatti, informazioni sul numero di visitatori, mi dicono che il museo ha registrato 500 ingressi paganti e un centinaio di ingressi gratuiti nell’ultimo fine settimana e che “il museo di Santa Caterina è praticamente l'identità culturale di Treviso, in cui si svolge una proficua attività didattica, per tanto risulta essere un buon punto di riferimento culturale sia per le scuole cittadine che per quelle della provincia” come spiega Silvia Rizzato, cittadina che fa parte del Comitato per Santa Caterina Bene Comune. Già, la didattica. Al Museo di Santa Caterina, in un anno si svolgono più di 150 attività didattiche che coinvolgono circa tremila studenti. Mi chiedo se le docenti del Liceo “Pigafetta” che hanno deciso nelle scorse settimane di non accompagnare le proprie classi nella Basilica Palladiana di Vicenza per la mostra “ Tutankhamon Caravaggio Van Gogh” di Goldin, conoscono il Museo di Santa Caterina o se considerano “troppo faticoso” anche il viaggio da Vicenza a Treviso. In un Paese ideale, un imprenditore privato che punta sull’arte, anziché smantellare un museo che possiede una propria storia, riqualificherebbe uno dei tanti spazi abbandonati di cui sono piene le nostre città e la classe docente, prima di boicottare le mostre private, porterebbe gli studenti nei musei statali dove in Italia, l’attività didattica, non è ancora del tutto affondata e alzerebbe con i propri insegnamenti anche una mostra troppo "confusionaria", come è considerata dai suoi detrattori la "mostra-panettone" di Goldin. In un Paese ideale, la storia di un museo cittadino non diventerebbe nemmeno strumento di propaganda politica perché, appunto, si tratta di un bene comune.