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Culture
“Ya basta hijos de puta”: l'arte di Teresa Margolles a Milano
Teresa Margolles PM 10 - 313 immagini di copertina del giornale PM di Ciudad Juárez, Messico, pubblicate nel 2010

Dolore, corpi sfigurati, crudeltà, impunità, terrore, odio… sono scandagliati da Teresa Margolles nella mostra “Ya basta hijos de puta”, da oggi al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano.

La 55enne artista messicana nata a Culiacán, nello Stato di Sinaloa, e che oggi vive e lavora tra Città del Messico e Madrid, ha trascorso lunghi soggiorni a Ciudad Juárez, città di confine nel nord del Messico, nota per le guerre tra i cartelli della droga, le sparizioni di centinaia di giovani donne, i femminicidi, l’intolleranza verso le transessuali, sui cui assassinii non si effettuano indagini.

Considerate insieme alle ragazze povere e alle prostitute “morti che non contano”.

La frase che dà il titolo alla rassegna “Ora basta figli di puttana” è stata trovata sul corpo decapitato di una donna a Tijuana: genere di messaggi - incisi o scritti sui cadaveri - utilizzati dai gruppi di narcotrafficanti per “marcare” il proprio territorio.

Promossa dal Comune di Milano e prodotta dal PAC con Silvana Editoriale, la mostra curata da Diego Sileo ospita una selezione di sedici tra sculture, installazioni, video e fotografie. 

L’autrice sacrifica morale, bene e bello per cercare di capire cosa significhi il respirare, il vivere e per gridare “basta” a quella brutalità che non produce che morte, “basta” a quella violenza che parte dal Messico ma invade tutta la nostra società.

basta Teresa Margolles   Pista de Baile de la discoteca Tlaquepaque, 2016Teresa Margolles - Pista de Baile de la discoteca Tlaquepaque, 2016
 

Da una tenda di perline rosse si entra nella prima sala: il mondo delle balere. Alcune foto ritraggono prostitute transessuali in piedi su residui di pavimenti di ciò che resta delle loro ex sale da ballo, chiuse e demolite negli anni Novanta, causa la politica di rigenerazione urbana.

Dall’installazione “La ricerca”, che tratta la tragedia delle innumerevoli violenze sulle donne a Ciudad Juárez - dai primi anni Novanta a oggi le età delle scomparse nel 73% dei casi sono tra gli 11 e i 25 anni -, a “La Gran América”, una sorta di memoriale dedicato ai migranti che da tutto il Centro America muoiono ogni giorno nelle acque del Rio Grande nel tentativo di raggiungere gli USA.

Dai gioielli d’oro cui sono state tolte le pietre preziose e sostituite con frammenti di vetri rotti - finestre di case, parabrezza o fari di auto… - prelevati dall’artista dai cadaveri giunti in obitorio, a seguito di regolamento di conti nell’ambito del narcotraffico … all’ultimo lavoro “Vaporización”, dove ci si trova immersi in una nebbia generata da acqua disinfettata, in cui sono state immerse lenzuola usate per avvolgere persone morte in Italia per diverse forme di violenza.

Un’esperienza organica inquietante e raggelante.

“Vi invito a riflettere. Dedico la mostra alla civiltà civile. L’obiettivo è evidenziare le barbarie che accadono ovunque. Chi fermerà questa strage?”, ci chiede Teresa Margolles.

 

“Ya basta hijos de puta”

PAC - via Palestro 14 - Milano

28 marzo - 20 maggio 2018

Orari: mercoledì, venerdì, sabato e domenica ore 9:30 - 19:30 martedì e giovedì ore 9:30 - 22:30 - chiuso lunedì

Biglietti: € 8,00 - € 6,50

Infoline: 02/88446359

Catalogo: Silvana Editoriale

www.pacmilano.it

Il PAC organizza due visite guidate gratuite: giovedì 12 marzo alle ore 19 e domenica 15 marzo alle 18, con il curatore della mostra; da martedì 10 aprile a sabato 14 resterà aperto fino alle 22.30 con biglietto ridotto a € 4 a partire dalle ore 19.

 

 

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